"Momenti delicati
Chi ha giocato un po’ a calcio sa quanto sia sottile a volte la differenza tra situazioni positive e negative. I risultati sono quelli che naturalmente definiscono lo spartiacque tra l’una e l’altra e fanno la differenza.
E’ logico che i giornalisti vadano a nozze quando c’è qualche squadra di alta classifica che manifesti una qualche crisi od un momento di impasse. Nel caso dell’Inter poi, l’attenzione mediatica è sempre al top. Si è così scatenata la discussione sui moduli e quindi il toto/allenatore e via dicendo in un modo direi assai fuorviante.
Anche noi tifosi, con la nostra impazienza abbiamo una parte nel gioco.
E’ per questo, che con un certo distacco ho cercato anch’io di riflettere su questo momento particolare. Penso che ci siano meccanismi che a livello psicologico condizionino fortemente un gruppo di giocatori.
Ho visto in tanti anni giocatori che individualmente presi non erano affatto eccezionali, ma che poi stando assieme in campo si trasformavano in leoni!
Cos’è che può fare scattare un simile meccanismo? Se sapessi rispondere non sarei qui a scrivervi cara redazione, ma forse sareste voi a cercarmi quale “guru” del calcio. Non è così.
Sono però convinto, come tutti credo, che la situazione attuale della squadra e del tecnico sia molto delicata, ma non per bocciature ed esoneri che ne potrebbero essere conseguenza, bensì per la squadra stessa, per la sua maturazione nel gioco, per la necessità di una svolta, per ricominciare a vincere!
C’è troppa pressione adesso e in corrispettivo quindi tensioni varie e la paura di sbagliare; ed infine, diciamolo senza mezzi termini, la sensazione di un anno iniziato male, il dubbio di riuscire a risollevarsi; il tempo scorre inesorabile, con partite da giocare ogni TRE – QUATTRO giorni, senza poter curare più di tanto certi aspetti tattici. Alle difficoltà poi si aggiunge anche la sfortuna: altrimenti come dobbiamo chiamarla? A volte vediamo tiracci da centrocampo che si insaccano sotto l’incrocio dei pali, ma, in questi momenti, tutto invece sembra andare storto e anche le occasioni più facili si traducono in un nulla di fatto.
Sui volti dei giocatori si legge talvolta la sfiducia, alcuni li vediamo scuotere la testa in campo (cosa non certo incoraggiante per i compagni di squadra) e sullo sfondo c’è quasi lo spettro della possibilità di un anno fallimentare per un gruppo ed una società che negli ultimi anni hanno vinto tutto quello che c’era da vincere.
Chi ha visto la partita di Champions di Mercoledi sera, ha notato senz’altro l’impegno della squadra, l’applicazione, ma insieme anche la mancanza di quella brillantezza che viene non solo dalla condizione fisica, in questo caso non ancora al massimo, ma anche dalla convinzione nei propri mezzi, dalla determinazione (che non è semplicemente applicazione e buona volontà), come dalla incapacità di pensare in positivo e cioè che, alla fine, al di là di tutte le difficoltà, si riuscirà a segnare e a vincere. Questa almeno è stata la mia lettura della partita e del gioco dell’Inter.
Riflessione conseguente: Come si può pensare, in una situazione simile a cambiare l’allenatore? I risultati negativi sono venuti da errori perlopiù individuali e non tanto da moduli applicati più o meno bene. Logico che l’idea del cambio del tecnico venga paventata dalla stampa e che abbia un suo peso tra chi pratica il terrorismo sportivo (l’obiettivo è di vendere copie, audience ecc.). Riflettendo bene, solo con Leonardo l’Inter ha avuto un’esperienza positiva lo scorso anno nell’effettuare un cambio in corsa. In passato non ricordo personalmente altri cambi fatti nel corso della stagione che abbiano portato a risultati positivi (Invernizzi risale ormai a 40 anni fa ed anzi il caso stesso insegna ancora molto; non mi pare che con Gasperini la squadra abbia un rapporto come quello che nel 70 avevano i giocatori con Heriberto Herrera). A parte quindi i dubbi che questa esperienza può portare, se vi fosse la certezza di un cambio che determinasse una ripartenza ed un entusiasmo che ora mancano, allora sì’, chiunque sia il tecnico,in una situazione simile, senz’altro sarebbe meglio cambiarlo! E da subito!
Ma dove trovare certezza in merito a questo?
Alla fine di tutti questi ragionamenti però è bene stopparsi e dire: Ohe! Calma! Siamo solo all’inizio di una stagione! O che caspita!
Se tutte queste considerazioni hanno un qualche minimo valore, non devono però farci dimenticare che sono figlie di una situazione esasperata dai mezzi di comunicazione. Siamo tutti portati a discutere ogni minima situazione che riguarda ogni singolo momento della vita della nostra squadra. Ma campionato champions e anche coppa Italia sono traguardi posti alla fine di una stagione agonistica che vedrà ancora scorrere mesi e mesi di partite, partite tutte da giocare. La ragione ci dice allora che c’è ancora tutto il tempo; e l’esperienza aggiunge che non è affatto vero che il “buon giorno si vede dal mattino”.
E’ chiaro che se il momento è delicato diventa fondamentale adesso il recupero soprattutto a livello psicologico del gruppo. Non possono entrare anche i giocatori e la Società in un ordine di idee quale quello che ci propongono i notiziari sportivi, quasi che tutto fosse già in qualche modo compromesso. Che poi servano per questo grigliate con bistecche di tigre o altri artifici del genere, l’Inter ora ha solo da recuperare la fiducia nei propri mezzi, fiducia in una rosa di uomini che, individualmente presi, sono tra i migliori del mondo, in una struttura societaria che ha esperienza e che quasi mai ha sbagliato negli ultimi anni. ”Psicologico” qui, per me, significa anche che in campo va portata la testa, assieme alle gambe e al cuore naturalmente; e testa significa ovviamente avere non solo intelligenza tattica e visione del gioco, ma soprattutto convinzione nei propri mezzi, nelle capacità del gruppo, voglia di vincere, di affermarsi, che possa trasmettersi anche ai compagni.
A volte per recuperare una simile situazione, la storia del calcio ce lo insegna, sono sufficienti una o due vittorie importanti e la consapevolezza di essere lì, nella zona alta della classifica a giocarsi lo sprint per il traguardo finale.
Cara Inter non mollare mai! Te lo cantano i tuoi tifosi, ma tu devi crederci veramente!
Concludo: ho visto un Gasperini preoccupato ed è normale: dopo la delusione della Supercoppa, tra l’altro dopo un bel primo tempo, sono arrivate due sconfitte in campionato e champions: l’inizio peggiore che potesse esserci. Ora più che mai, nella certezza che c’è ancora tutto un anno davanti, deve essere quindi la Società a trasmettergli serenità, a togliergli le pastoie della fretta, dell’impazienza che possono solo intralciare e rallentare il suo lavoro; serenità che la Società deve trasmetterla alla squadra, assieme ad un’unità di intenti che coinvolga tutti. Non si può entrare in una spirale tormentata dove ogni partita da giocare diviene l’ultima sponda per la riconferma del tecnico. Certo se si deve prestare ascolto alla carta stampata e a quello che si legge, allora la stagione parrebbe già finita e la spirale inevitabile, ma è la Società che deve capire e valutare i tempi ed esprimere senza problemi il proprio punto di vista e trasmetterlo al suo interno, stracciando letteralmente quello che viene scritto sui giornali.
In bocca al lupo INTER! FORZA GASP!!! Non ci devono essere partite il cui risultato determini qualcosa d’irrimediabile. E’ l’augurio di un tifoso che ti rimarrà sempre vicino".
Mauro
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