Massimiliano Maddaloni è stato c.t. dell’Under 23 cinese, vice di Lippi al Guangzhou e in Nazionale, e oggi è assistente di Donadoni allo Shenzen. Intercettato dalla Gazzetta dello Sport, dice la sua sull'emergenza coronavirus.

Il momento in Cina.
"Abbiamo il divieto di uscire dai nostri 50 mq, non possiamo neppure andare sul pianerottolo per parlare tra noi. Il governo, in collaborazione col nostro club, ci fa portare colazione, pranzo e cena, che ci vengono lasciati fuori dalla porta. È dura, ma credo che sia la strada giusta".

Che differenza con l’Italia.
"Gli italiani non si rendono conto. Vedo gente che esce e infrange le regole. In Cina l’epidemia sta scemando, e su un miliardo e 400 milioni di persone ci sono stati 81.000 casi con 3.200 morti. In Italia la situazione è peggiore. Qui invece ora la vita sta riprendendo, ma con controlli. I ristoranti riaprono con distanze di sicurezza, si disinfetta la spesa, hanno cancellato il pagamento degli affitti, le scuole restano chiuse, il governo ha requisito a prezzo imposto le mascherine per evitare speculazioni e le ha distribuite gratis. Insomma, la gente sente lo Stato vicino e c’è senso civico. Non è un caso che nessun calciatore si sia ammalato. Hanno capito le priorità. Nonostante la crisi stia finendo, il campionato forse non partirà prima di metà maggio; come pensate di avere la stessa tempistica?".

Teme per la sua famiglia?
"Molto. Vivono a Viareggio, ma sto pensando di far venire moglie e figlie qui in Cina. Ora è il posto più sicuro che c’è. Perché ho imparato un motto: il virus non ha gambe e non può venire verso di noi, siamo noi che dobbiamo restarne lontano".

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Sezione: Rassegna / Data: Ven 20 marzo 2020 alle 10:29 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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