"La storia ci dice che la nostra Nazionale è stata quasi sempre competitiva, ma quasi mai ammirata dalla critica straniera. Pochi hanno pensato che giocare bene potesse aiutare la vittoria e l’evoluzione". Arrigo Sacchi, sulla Gazzetta dello Sport, elogia il lavoro di Roberto Mancini: "L’attuale commissario tecnico sta dimostrando idee chiare e nuove: vuole uscire dalla nostra ortodossia, cerca di dare un’identità di gioco divertente ed emozionante per chi lo pratica e per chi lo guarda. In breve tempo, come un mago, ha mutato un brutto anatroccolo in qualcosa di coraggioso e bello. Si sosteneva che mancassero i giocatori, ma forse mancavano le idee e il gioco. Le delusioni e la globalizzazione aiutano Roberto nello sforzo di uscire dal nostro passato per avvicinarci al futuro".

"Mai avrei immaginato che in così poco tempo il c.t. potesse riuscire a cambiare la mentalità e a sconfiggere le paure - scrive Sacchi -. La squadra in fase di un possesso è compatta e organica, gioca in soli trenta metri, quindi il dispendio energetico è minimo, di conseguenza con pressing, raddoppi, scalate e collaborazione facilitati. Gli attaccanti diventano i primi a difendere, così come i difensori partecipano nel possesso palla utilizzando passaggi brevi e precisi grazie a distanze minime. Il palleggio è ottimo, l’autostima cresce, cambiano gli interpreti, ma la musica resta la stessa. Era indispensabile non tanto vincere, ma farlo in modo convincente. L’opera non è finita, ma Mancini ha dimostrato idee chiare e moderne: è un c.t. bravo e affidabile. I giocatori lo dovranno seguire con entusiasmo, spirito di squadra e modestia immutati".

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Sezione: Rassegna / Data: Gio 22 novembre 2018 alle 10:37 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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