"Devo dire la verità? Il nome mi pesava molto di più quando giocavo perché erano inevitabili i paragoni con mio padre. Ma i colpi di tacco non si insegnano e non si imparano, fanno parte dell’istinto. Io non avevo la sua classe ma ci ho provato lo stesso". Questo il racconto di Andrea Mancini, 33 anni, figlio di Roberto e ds della Samp dalla primavera scorsa. "Ero già stato a Genova due anni prima, poi il club aveva scelto un’altra strada".

Lei ha scoperto Leoni, andato al Liverpool per 37 milioni.
"Andai a vedere una partita del Padova di Coppa Italia di Serie C, contro il Pontedera, nel dicembre 2023. Questo ragazzo mi impressionò subito, io anche quando giocavo cercavo di capire il valore di compagni e avversari".

E lo segnalò subito alla Samp.
"Ovvio, al mio capo scout Lorenzo Giani. Anche lui lo aveva notato in qualche video. Aveva qualcosa di diverso dagli altri, quando uno ha talento si capisce. Accadde che il Padova ci chiese Delle Monache: dissi ok, ma vogliamo il vostro Leoni. Non se ne fece nulla e Delle Monache andò al Vicenza".

Ma il difensore arrivò lo stesso a Genova.
"L’ultimo giorno di mercato: stavo trattando Alvarez e scoprii che aveva lo stesso procuratore di Leoni. Chiudemmo l’affare in prestito con l’obbligo di riscatto a 1,5 milioni".

Ha mai consigliato un giocatore a suo padre?
"Quando allenava lo Zenit gli dissi che avevo visto un talento assurdo nel Real Madrid Castiglia, Valverde, che poi venne ceduto al Deportivo La Coruna. E poi David Silva: io giocavo nel Valladolid e lui nel Valencia. Lo prese e ha fatto la storia del City".

Non ci basta, vada avanti.
"Con la Primavera del Bologna giocai il torneo di Vignola e affrontai la Under 18 del Manchester United. Chiamai subito mio padre: informati, gli dissi, ho visto un giocatore in mezzo al campo straordinario. Alto, classe immensa, colpo di testa, lancio lungo. Vallo a prendere di corsa. Sapete chi era? Paul Pogba".

Primo incarico alla Fiorentina, accanto a Pradè.
"Gli parlai di Kvaratskhelia, lo avevo visto nel Rubin Kazan nel 2021. Non riuscimmo a prenderlo".

Lei è stato anche a Barcellona, accanto a Deco.
"Gli parlai di Pio Esposito, talento che farà strada. Ho visto esplodere Yamal, ne hanno altri come lui".

Era bello vivere accanto a papà Mancini.
"Sempre in campo o in tribuna, con qualsiasi squadra. Indimenticabile lo scudetto con la Lazio, bellissimi quelli con l’Inter e il City. Tutte squadre rimaste nel mio cuore".
 

Sezione: Rassegna / Data: Mer 27 agosto 2025 alle 11:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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