Il vicepresidente della Uefa, Michele Uva è stato intervistato in esclusiva da La Repubblica, intervista durante la quale ha analizzato l'emergenza che sta vivendo il mondo dello sport e del calcio, nella fattispecie quello italiano.

Cosa deve fare il mondo dello sport in questo momento?
“Sensibilizzare l’opinione pubblica al rispetto delle regole di comportamento fissate dai singoli Stati. Lo sport è trasversale e politicamente neutro, parla a tutti. Per questo è prezioso: lancia un messaggio che va oltre ogni polemica. Per il resto, molto di più non può fare. È tutto fermo ed è giusto che lo sia”.

Cosa cambierà nel mondo dello sport, e del calcio in particolare, dopo questa crisi?
“Penso ci sarà una grande voglia di normalità, e lo sport potrà essere un volano per riconquistarla. Potrà aiutare quel naturale rimbalzo del sentimento generale che si verifica dopo ogni crisi”.

Se fosse l’unico modo per riprendere a giocare entro l’estate, sarebbe favorevole alle gare a porte chiuse?
“In una logica di graduale ripresa del gioco, potrebbe essercene bisogno. Ma ricordiamoci che in Europa ci sono 55 diverse federazioni calcistiche e altrettanti governi nazionali. Sulla presenza del pubblico, ogni Paese si regola a modo suo. Noi al massimo potremo dare un indirizzo generale, non vincolante”.

Eppure in Serie A alcune squadre, che non hanno molto da chiedere al campionato, preferirebbero non tornare nemmeno a giocare.
“È una questione di cui dovranno occuparsi Lega di Serie A e Figc. Noi avevamo il dovere di permettere ai campionati di ripartire, se ci saranno le condizioni. Per il resto, come Uefa, l’unico aspetto che ci interessa direttamente è conoscere entro una data certa, che oggi è il 1° giugno ma sarà senz’altro spostata, quali squadre parteciperanno alle coppe per il prossimo anno. Quindi, che i campionati riprendano o no, alla fine ci servirà in ogni caso una classifica”.

Il tempo per arrivare in fondo è poco. Se non ci saranno date per portare tutto a compimento, fra coppe europee per club e campionati nazionali chi ha la precedenza?
“Ci sarà una perfetta integrazione. Ma nulla è deciso. C’è un tavolo di lavoro aperto fra noi, club e leghe che discute di calendari. L’obiettivo è chiudere tutto, ovviamente, anche se si dovesse ricominciare a giocare a maggio. Ma davvero non ci sono precedenze, si tratta di armonizzare le attività. In Italia, dove lo stop è arrivato prima, si dovranno giocare più partite che altrove e non sarà semplice. Ma ci stiamo lavorando”.

Finire entro il 30 giugno è così importante?
“Non per noi. È importante per i club: in quella data scadono i contratti dei giocatori. E ci sono migliaia di svincolati in Europa che hanno già firmato accordi per cominciare a giocare in nuovi club dal 1° luglio. Dovranno vedersela società e giocatori, anche con la Fifa. Una soluzione andrà trovata. Ritengo realistico che a luglio qualche partita si dovrà giocare, di campionato, di coppa o di entrambi”.

Immagina campionati decisi ai play-off?
“Non è vietato parlarne. Per regolamento, ogni singolo Paese può decidere come assegnare lo scudetto. Solo quest’anno, in quattro Paesi si è deciso di cambiare il numero di squadre, inserendo play-off e play-out. Non poniamo vincoli”.
 

Sezione: News / Data: Gio 26 marzo 2020 alle 00:50
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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