Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Serginho riavvolge il nastro fino al 2003 ricordando i sei giorni tra le due semifinali di Champions League contro l'Inter: "Un’agonia, ricordo Berlusconi che entrò in spogliatoio a darci la carica. So che Nesta, Pirlo, Gattuso e gli altri se la vivevano molto male, complici anche giornali e tv. Noi brasiliani, invece, eravamo più sereni, lontani da tutta questa pressione".

Il rigore segnato in finale resta il momento più importante della carriera? 
"Sì, in generale la vittoria della Champions. Prima del rigore, con Buffon davanti, la porta sembrava piccolissima. Per fortuna, però, è andato tutto bene". 

Negli anni vi siete tolti tante soddisfazioni. Grandi vittorie e due Champions alzate, che potevano essere tre… 
"Io sono dell’idea che a Istanbul avremmo perso anche se avessimo giocato per una settimana intera. Era una serata maledetta, irreale. La parata che Dudek fece sul tiro di Sheva è sovrannaturale, ne ho parlato anche con lui anni dopo. In panchina, già prima dei rigori, eravamo demotivati e sicuri che sarebbe andata male. Lo dicemmo pure a Carlo: ‘Mister perdiamo, è stregata’. E infatti dal dischetto sbagliammo io, Pirlo e Shevchenko, i tre migliori tiratori dagli undici metri. Fu una questione mentale, non tecnica. O se vuole di stregoneria…".

Sezione: News / Data: Sab 08 novembre 2025 alle 12:19
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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