"Non ritroveremo la normalità. Muteremo i nostri rapporti sociali, a meno che non trovino un rimedio scientifico, quindi medicinali che fronteggino il virus. Questa è una piaga che ci porteremo appresso, anzi dentro". Lo dice Ottavio Bianchi, ex tecnico anche dell'Inter, intervistato oggi dal Corriere dello Sport

Allo sport va riconosciuto anche un valore sociale. 
"Ma io in queste ore non riesco a concentrarmi né sul calcio né su altro. Credo che sia indispensabile prestare attenzione alla vita sociale, che ha la priorità assoluta. Se diamo un’occhiata intorno a noi, ci accorgiamo che se ne sono andati amici, conoscenti, un vicino di casa. E bisogna organizzarsi per combattere il virus nel modo più appropriato ma anche uscire da questa forma di depressione che può colpire chiunque. So che l’inattività di quello che è stato e rimane il mio mondo colpisce figure a cui sono legato: i magazzinieri, i massaggiatori, ad esempio, gente che mi ha viziato e verso i quali ho sempre provato affetto. So che ci sono società di Serie C che faranno fatica a riprendere: ho fatto la gavetta, ho attraversato il calcio, ne conosco le difficoltà. Ma aspetto che passi la nottata, come dicono a Napoli, dove dentro ad una frase c’è spesso la filosofia dell’esistenza. Le conosco tutte, perché lì c’è la parte più forte della mia storia personale". 
 
Domani che giorno sarà, Bianchi? 
"Mi basterebbe che si tornasse a vivere e si potessero gustare le piccole cose. Il sapore di un abbraccio. È una speranza che nasce in me ogni volta che sento parlare Papa Bergoglio". 

Sezione: News / Data: Gio 30 aprile 2020 alle 01:30 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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