"L'Italia ce la farà, il nostro calcio un po' meno. Perché questa crisi picchia su un soggetto già malato. Il calcio è la terza industria del Paese, ma è sistematicamente in perdita, non esiste. Alla lunga si fallisce". Lo dice Antonio Gozzi, patron della Virtus Entella, intervistato dalla Gazzetta dello Sport. "Soprattutto dalla B in giù. O ci diamo una regolata o è dura".

L’ultimo Decreto può essere utile al sistema calcio?
"Intanto diamo merito a Gravina: se non si paga la fiscalità fino a giugno è una sua vittoria. Le misure sulla liquidità sono concettualmente giuste, ma la realizzazione deve essere rapida. E il calcio potrà giovarne, ma il tema non è questo".

È la sostenibilità?
"Sì, è il tema cruciale. Serve il salary cap per contenere i costi. Se poi uno vuole fare il pazzo, lo fa con i suoi soldi e lascia agli altri la mutualità".

E il taglio degli stipendi?
"Se non si gioca, non si può pretendere il pagamento della prestazione. Lo dice la legge. Se sarà possibile riprendere in condizione di sicurezza degli atleti, ci sarà una discussione con i calciatori per il periodo in cui torneranno ad allenarsi".

L’Aic si oppone. Fa bene?
"I legali dicono che se non si può finire il campionato per ordine pubblico, non siamo tenuti a pagare. E se si riprende 8-10 maggio sono due mesi di prestazioni inesistenti".

I format sono da rivedere?
"«Potremo parlare di format solo quando sapremo in quanti saranno vivi dopo questo tsunami, ci sarà una selezione naturale. E bisogna riflettere sulle regole per iscriversi".

Sezione: News / Data: Ven 10 aprile 2020 alle 06:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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