Ufficializzato il suo passaggio a Rai Sport, Lele Adani parla in un'intervista a La Repubblica della scelta di approdare alla tv di Stato: "Con me sono stati bravissimi sotto l'aspetto umano. Mentre scendevo i gradini di Wembley, pochi minuti dopo aver annunciato che quella sarebbe stata la mia ultima telecronaca con Sky, ho ricevuto il loro primo messaggio. Sono stati discreti, ci siamo capiti anche umanamente, mi hanno permesso di riflettere, senza mettermi pressioni, infatti comincerò a campionato già partito. Ma tutto questo per me ha un grande valore. Io ho sempre cercato di essere interessante e credibile. E la Rai va esattamente in questa direzione, con un grande rispetto per l'opinione libera. Se sei libero la gente lo capisce e si fa guidare nel ragionamento. Se parli per avere consensi la gente lo capisce e ti abbandona. La Rai ha un valore incredibile: perché è di tutti e parli a tutti".

A distanza di due mesi ha capito perché è finita con Sky? 
"Non dovete chiederlo a me. Ma non è un problema, mi hanno scritto in tantissimi, ho tanti amici dentro Sky, non li nomino per non mettere nessuno in difficoltà, ma sono tecnici, persone in redazione, ragazzi che incroci nei corridoi. Sky mi ha permesso per anni di raccontare il calcio, ora è tempo di farlo in Rai".

In passato ha anche rifiutato di lavorare con Roberto Mancini all'Inter. 
"Ho rinunciato a lavorare con Mancini nel 2014, per la parola data all'emittente. E ora siamo ancora più amici col Mancio. Anche all'Europeo l'ho sentito tre o quattro volte al giorno, anche durante il torneo".

Ha più parlato con Allegri dopo la discussione in diretta tv? 
"Non ci ho più parlato. Io mi auguro che si adegui al tempo: già quello che cercava lui tre anni fa era da cambiare, il calcio era già quello di Tuchel, di Klopp, ma anche di De Zerbi, Gasperini, Italiano. Guardate il calcio di oggi di Pioli. A me va bene se dici che per te il calcio è qualcosa di diverso da quello che dico io, ma devi argomentarmelo, non toglierti il microfono, perché così togli il confronto agli spettatori. Adesso è troppo facile attaccare Allegri, ora va sostenuto. Già tre anni fa era chiaro che il calcio andava in una certa direzione, solo che mancava e manca il coraggio e spesso la competenza di ammettere cose che erano e sono lì davanti agli occhi di tutti. È molto più facile criticare superficialmente, perché l'opinione forte e libera spesso dà fastidio".

 
Sezione: News / Data: Ven 24 settembre 2021 alle 22:48
Autore: Christian Liotta
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