A Bergamo come a Brescia la scorsa stagione. L’Inter crea, va in vantaggio, si fa raggiungere e poi rischia addirittura di perdere con un rigore assegnatole contro (inesistente) negli ultimi minuti. Al Rigamonti fu Julio Cesar a ipnotizzare Caracciolo, ieri il merito va condiviso da Castellazzi e Denis. Altra curiosità: a Brescia fu l’assistente di linea Iannello a indurre all’errore l’arbitro (l'ormai famigerato Rocchi). Ieri la storia si è ripetuta con Ghiandai. Episodio conclusivo a parte, resta un po’ di amaro in bocca per un mezzo passo falso che si poteva tranquillamente evitare. La concentrazione difensiva di Lille e contro il Chievo è stata messa da parte al 44’, permettendo a Denis di trovare un pari che di certo non era nell’aria.
ZARATE SU TUTTI - Tante note non certo entusiasmanti, risultato compreso, ma volendo iniziare con un aspetto positivo merita una menzione particolare Mauro Zarate, che nei 67 minuti in cui Ranieri lo ha lasciato in campo ha mostrato il meglio di sé. Dribbling, scatti, assist (suo quello a Sneijder per il vantaggio) e, soprattutto, un’aggressività superiore rispetto ai compagni che lo ha portato a creare scompiglio tra le maglie nerazzurre. Il tecnico gli ha chiesto di svariare su tutto il fronte offensivo, lasciando però troppo isolato Milito. È comunque dai piedi di Maurito che sono nate le occasioni più interessanti per l’Inter e questo va sottolineato. Una seria candatura per il big match di sabato contro la capolista, in altre parole.
TROPPO LENTI A SALIRE - Se la retroguardia ha retto bene, al di là dell’amnesia in occasione del pareggio, è merito di una strategia ‘tappabuchi’ apportata da Ranieri per evitare le ormai abituali imbarcate difensive. Il problema è che in tal modo a soffrire è l’attacco, che non ha le energie per salire rapidamente e deve necessariamente ‘gestire’ le avanzate, puntando sul fraseggio. Non è un caso se gli unici scatti siano firmati Zarate, con Maicon che spesso riesce a stargli dietro nonostante il dolore al ginocchio. È colpa di una condizione fisica non eccelsa, figlia anche dell’età dei giocatori. Ma su questo c’è poco da fare e bisogna sfruttare al massimo la tecnica, provando a colmare il gap atletico che anche contro l’Atalanta è stato evidente. Peccato, perché con un paio di ripartenze ben eseguite questa partita poteva finire diversamente, giocando in stile subbuteo invece non si può sempre fare breccia.
CHIVU E MILITO, POLLICE GIU’ - Ne abbiamo tessuto le lodi da quando ha ritrovato il campo e il suo ruolo preferito, quello di centrale. Ma all’Azzurri d’Italia Chivu è stato uno dei peggiori. Sua la distrazione sul gol di Denis (errore da principiante, se l’è perso nel cuore dell’area su un pallone lento e dalle retrovie), suo il posizionamento infelice che ha portato al ‘fallo’ da rigore su Marilungo (in realtà il romeno subisce inizialmente una trattenuta), sua più di una sbavatura in disimpegno, mentre l’Inter cercava di costruire qualche azione d’attacco degna di questa etichetta. Serata storta, dunque, per il difensore, così come per il compagno di squadra Milito, atteso al rilancio dopo la panchina di domenica scorsa. Il Principe è stato l’ombra del campione che tutti hanno imparato a conoscere. Troppo solo nel primo tempo, sbaglia tanto e non dialoga mai con i compagni. Neanche l’ingresso di una spalla come Pazzini riesce a rivitalizzarlo, anzi: quando Maicon gli serve un assist di cioccolato, l’argentino colpisce in modo goffo e alza sopra la traversa con la porta spalancata a due passi. Errore non da lui che induce i tifosi a mettersi le mani tra i capelli. Non certo la prestazione ideale per candidarsi alla sfida contro la Juventus.
CI RISIAMO - Sembra quasi un ritornello, ma per la quinta volta nelle ultime sei giornate l’Inter rimedia un rigore contro a dir poco generoso. Stavolta a iscriversi nell’ormai folto gruppo di fischietti poco ‘affezionati’ ai nerazzurri è Valeri della sezione di Roma, anche se una grossa mano nel commettere l’ennesimo errore gliel’ha data l’assistente. Poco importa, la sostanza non cambia anche se Castellazzi ha evitato la beffa all’ultimo minuto. Nel dubbio, infatti, si continua ad assegnare penalty contro l’Inter e cinque, in otto partite, sembrano davvero troppi. Un pizzico di perplessità su questo atteggiamento distruttivo a questo punto è più che lecito: se è vero che l’Inter ha la tendenza a volte a farsi del male da sola, gli arbitri si confermano non all’altezza del ruolo che hanno e continuano a commettere gli stessi errori. A chi ci si rivolge in questi casi? Al Palazzo? Mah. La speranza è che stavolta Moratti, pur non avendo perso per quell’episodio, non si limiti a dare un buffetto alla terna arbitrale etichettando il suo errore come un caso sfortunato. L’emorragia continua in modo preoccupante, bisogna arginarla.
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