"La Juve è una squadra piena di campioni, è la favorita per lo scudetto. Ma non dimenticate che l'Inter è un grande club che ha vinto tutto. Personalmente non conosco gli obiettivi. Il mister ci chiede di lavorare, sudare la maglietta e dare il massimo in campo. E con il lavoro tutto è possibile". Parla così Saphir Taider ai microfoni di France Football. Il nuovo acquisto dell'Inter, presentato domani nella sala stampa di Appiano Gentile, ha parole anche per Walter Mazzarri: "Lui è conosciuto. Ha costruito i migliori anni del Napoli. È un grande allenatore che è molto amato in Italia. Mi ha detto soltanto che mi conosceva grazie a questi miei due anni in Serie A, che adesso devo continuare sul mio slancio e che sono venuto all'Inter per imparare e per crescere. E che il lavoro mi avrebbe ripagato".

Dal Grenoble all'Inter, una parabola già compiuta da Youri Djorkaeff: "Non me ne hanno parlato ma qui è molto conosciuto - commenta il franco-algerino -. Youri Djorkaeff è Youri Djorkaeff, Saphir Taider è Saphir Taider. E io devo ancora lavorare tantissimo. Arrivare in un grande club non è un obiettivo. Al contrario, ora si tratta di andare oltre i miei limiti e spingermi più lontano ancora".

Nell'estate del 2011 il passaggio in Italia al Bologna: "Mi ricordo tutto e non è stato facile - spiega Taider -. Non capivo la lingua. Non avevo amici e non avevo la famiglia con me. Ero il più giovane della squadra. C'erano un sacco di giocatori d'esperienza e per me non era affatto facile trovare spazio. Ma lavorando, a poco a poco, ho iniziato a salire i gradini, a trovare il mio spazio e a giocare, infine a fare una stagione completa. È per questo che adesso sono all'Inter. La Serie A è un campionato importante e il mio obiettivo è sempre stato quello di giocare in un grande club. Se mi sono sentito disorientato? No, perché avevo in mente un solo obiettivo venendo qui. Sapevo perché arrivavo in Italia: per giocare a calcio e nient'altro. Avevo solo questo pensiero in testa e negli allenamenti davo tutto me stesso. L'Inter è il risultato di questa ascesa. Dietro ci sono tante ore di lavoro e tante critiche. Ci sono tanti sacrifici, andare all'estero così giovane non è una scelta che fanno tutti. So da dove vengo e non lo dimenticherò mai, ma per arrivare dove sono adesso ho lavorato moltissimo. Alcuni giocatori non hanno il coraggio di lasciare la Francia e preferiscono rimanere per crescere. Io ho rischiato visto che in tanti all'estero si bruciano le ali. Non ho paura di niente, sono fatto così. Alla fine parla il campo e il lavoro ti ripaga sempre. Ognuno ha la sua strada da seguire e a me è andata bene, ma poteva anche andare male. Non è stato facile - ribadisce il nuovo numero 21 nerazzurro -, il campionato italiano non è uno di quelli in cui i giovani possano esprimersi al meglio".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 28 agosto 2013 alle 16:25
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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