L'avevamo detto: Andrea Stramaccioni non può risolvere tutto. La stagione dell'Inter vive più di ombre che di luci dall'inizio ed è chiaro che si pagano scelte sbagliate in sede estiva. Un'annata nata malissimo sotto l'egida Gasperini, raddrizzata e poi nuovamente ko con Ranieri. Stramaccioni è stato l'ultimo tentativo di Moratti di riconsegnare al gruppo una scintilla, un motivo per andare avanti fino alla fine. Il terzo posto è lontanissimo e, sebbene le avversarie appaiono tutto fuorché irresistibili, è naturale pensare a un ridimensionamento degli obbiettivi.

SI SCRIVE PAREGGIO, SI LEGGE SCONFITTA - Una presa di coscienza che si è concretizzata pienamente dopo il 2-2 con il Cagliari. Un match alla portata dei nerazzurri, contro un avversario sì in salute, ma anche teoricamente inferiore e con problemi oggettivi. Si giocava a Trieste, in campo neutro, azzerando il fattore campo. Un bel vantaggio, viste le note difficoltà interiste allorquando ci si trova a giocare al Sant'Elia. Ne è venuto fuori un pareggio che sa di sconfitta, sia per le possibilità della vigilia, sia per come si è sviluppata la gara. Un pari giusto, perché il Cagliari anche in dieci uomini ha sofferto solo il dovuto.

DELUSIONI - Ed è qui che torna un problema grave, gravissimo dell'Inter di questa stagione: la gestione della manovra. Stramaccioni ha mandato in campo i suoi confermando il 4-3-3 che tanto bene aveva fatto contro il Genoa, almeno in fase di possesso palla. Stavolta, però, gli interpreti hanno deluso. E se da un lato Stankovic e Cambiasso si sono confermati su standard sufficienti, dall'altro non hanno saputo fare altrettanto coloro che erano stati chiamati a incidere col cambio di passo e con la lucidità di pensiero. Zarate, sebbene non sia più l'impresentabile giocatore di qualche settimana fa, non ha brillato come con il Genoa, limitando la sua classe con giocate troppo distanziate nel tempo. Male, ancora, Forlan, che ha subito troppo lo scorrere del match: l'uruguaiano non sembra assistito da una grande condizione e sta peccando anche in personalità. Strano per uno come lui, la speranza è che il grave infortunio di inizio anno lo abbia condizionato fino a tal punto. Negativo anche Guarin, ma è chiaro un rendimento altalenante per chi manca dal campo da cinque mesi.

MANCA UN THIAGO MOTTA - Il problema di fondo, al di là dei singoli, resta quello evidente della mancanza di un cervello in mezzo al campo. L'addio di Thiago Motta ha creato una crepa profondissima nella qualità del gioco interista, incolmabile vista la rosa. Stankovic, Cambiasso, Poli e Guarin non hanno le caratteristiche necessarie per sobbarcarsi questa tipologia di lavoro, mentre Palombo ha deluso. E non può essere un caso e la miglior Inter della stagione si sia vista con l'oriundo del Paris St. Germain in campo a dirigere. Lì le tante vittorie consecutive e la sensazione di una compattezza ritrovata. Il Genoa aveva illuso, ma con avversari meglio organizzati in fase difensiva si va in difficoltà al momento di creare.

L'EVIDENZA - Se l'Inter ha ancora un piccolo spiraglio per agguantare il terzo posto, lo si deve solo alla pochezza di questa Serie A. L'anno sta scorrendo via malinconicamente, ma almeno, si spera, avrà avuto almeno un merito: quello di aver posto all'attenzione di chi di dovere i problemi da risolvere e le falle da sanare per ricostruire un'Inter vincente. Perché se in altre occasioni capire gli errori e i problemi appare complicato, stavolta le difficoltà sono talmente evidenti che porre rimedio dovrebbe essere semplice.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 10 aprile 2012 alle 08:15
Autore: Alessandro Cavasinni
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