A tutto Gaby Mudingayi. Dal momento dell'Inter, al suo futuro. Il centrocampista belga si concede ai microfoni di Drive Inter, intervistato da Nagaja Beccalossi per Inter Channel. Ecco le sue parole:
Ti piace questo tempo grigio, o preferisci il sole?
"Non mi dispiace, ma preferisco il sole. Questo tempo però non mi dispiace perché quando si può si sta a casa, al caldo. Già di mattina si lavora, poi si riposa. Di mattina si lavora tanto, durante gli allenamenti si lavora duramente".
Quest'anno sono cambiate tante cose, soprattutto dal 27 gennaio in poi... Che ricordi hai?
"E' stato veramente molto difficile quell'infortunio, perché erano tanti anni che non mi facevo male. Ho sempre giocato senza farmi male. Purtroppo c'è stata questa sfortuna, quest'infortunio così grave. E' sempre difficile, ma ora sono contento e sto bene, l'infortunio è alle spalle. Spero di continuare su questa strada e ritagliarmi il mio spazio per dare un mano".
Già l'infortunio muscolare nel 2012 ti diede fastidio...
"In campo ho capito subito che era qualcosa di grave. Quel tipo di male non l'ho mai sentito, anche perché non riuscivo più a stare in piedi. E' stata una batosta, perché arrivare all'Inter a 30 anni è un'occasione unica. Subito pensi che, una volta conquistata una grande squadra, devi rimanerci. Devi dimostrare ogni giorno di valere questa maglia, e penso che nella mia carriera sia stato il momento più brutto perché tante cose passano nella mente".
Quest'estate hai lavorato duramente, e il club ti ha riscattato
"La mia voglia, anche adesso, è veramente grande. Cercherò sempre di fare il massimo anche se il mister dovesse darmi 5, 10 minuti oppure un'ora. Riscattare un calciatore di 30 anni, dopo un infortunio del genere, è stata una grande prova di fiducia nei miei confonti ed io ora voglio ripagare questa fiducia. Già vestendo la maglia dell'Inter devi dare il massimo, ora devo dare ancora di più. Subito dopo l'infortunio ho sentito la fiducia, non ero totalmente tranquillo ma tutti, e dico tutti, danno il massimo per arrivare in un top club del genere. Chi mi è stato, anche subito dopo l'infortunio, è Pupi. E' il capitano. Sin da subito è venuto da me dicendomi di stare tranquillo. Ha parlato con me. E poi anche Chivu e tutti gli altri".
Hai fatto delle vacanze?
"Sì, ho ritagliato un po' di tempo anche per la mia famiglia. La società mi ha messo a disposizione il fisioterapista, non sono andato fuori dall'Italia ma sono andato a Roma. Ho lavorato con Maurizio tutta l'estate perché volevo essere a posto per mister Mazzarri e sono stato bene, anche con la mia famiglia. Maurizio è stato 10 giorni con me, anzi di più. Abbiamo lavorato tanto, stando sempre insieme. Poi si crea anche un rapporto particolare, anche ora dopo gli allenamenti stiamo in palestra. E' stato una persona importante, perché non ha fatto vacanze per lavorare con me. E' venuta anche la sua famiglia. E' stato davvero un bel gesto, io ho casa a Roma e ho lavorato. Per me comunque la cosa più importante era lavorare".
Cosa hanno detto i tuoi figli avendoti a casa?
"Erano contenti perché mi vedevano tutti i giorni, solitamente tra partite e viaggi non succede. Il piccolino è terribile. La sera va a dormire alle 3, ogni tanto noi dormiamo e lo lasciamo a giocare perché non ha mai sonno. Non lo so dove la trova questa energia. E il pomeriggio non dorme mai! E' molto vivace, ancora è presto per fare qualche sport. Il grande invece gioca nell'Accademia, è molto contento. Lui è più tranquillo, sono contento. Sono due caratteri diversi, l'altro tiene la casa viva".
Che gruppo hai trovato a Pinzolo? C'erano tanti giovani nuovi
"Ho trovato un gruppo motivato, che sa di arrivare da una stagione poco soddisfacente. Un gruppo motivato, che ha lavorato, che crede tanto in mister Mazzarri. Tutti volevano dare il massimo sin da subito e far capire che potevano stare nella squadra. Tutti realmente andavano a 2000".
Cosa ti ha impressionato di Mazzarri?
"Tutto, il lavoro e la tattica. Non lascia nulla al caso. Anche il peso veniva controllato. In campo lavora tanto, e poi i risultati si vedono. La squadra viaggia e sta bene, ha tutto".
Durante il ritiro, anche chi recuperava dagli infortuni era presente alle sedute tattiche
"E' vero, e tutt'ora è così. Ed è molto importante, perché anche tu giocatore che sei fuori sei tenuto in considerazione da lui. Già chiamandoti, ti fa capire che quando stai bene devi capire i movimenti e tutto. Per questo dico che sin da subito mi sono sentito chiamato in causa, mi sono sentito parte del progetto. Mi ha sempre chiamato a vedere la tattica, gli allenamenti. Chiedeva spesso di tutti, anche gli infortunati. E' importante per un calciatore".
Sono arrivati anche tanti giovani, l'età media si è abbassata. Sono arrivati anche Belfodil e Taider, che già conoscevi...
"Eh lo so, loro sono giovani ed io vecchietto... E' normale, non so se sono saggio (ride, ndr). Sono due ragazzi umili, che si rendono conto di essere arrivati in una grande squadra. Vogliono giocare e fare bene, io lo vedo tutti i giorni che lavorano tanto ma tanto proprio. E poi sono timidi. Belfodil è più timido di Taider ma sono giovani e umili. Vogliono imparare e lavorare, io con loro mi trovo bene".
Ti hanno chiesto un po' di aiuto quando sono arrivati a Milano?
"Sì, mi hanno chiesto aiuto per le loro case e come si arrivava in centro. Ho provato ad aiutarli per quel che so, perché non ho ancora vissuto a pieno Milano. Qualcosa gliel'ho detta, ma anche loro non escono molto. Ogni tanto ci sentiamo, sono lì a casa che giocano alla Play".
Come ti vedi tra 20-30 anni?
"Sinceramente non lo so, non ci ho mai pensato. Sicuramente sarò in Italia, qui si sta bene e sono innamorato di questo paese. Credo e spero di stare qui, ma dove non lo so ancora. I miei figli sono nati qui, sono italiani. Rimarrò sicuramente in Italia".
Hai qualche rimpianto?
"No, ho fatto tutto ciò che dovevo. Bisogna guardare sempre avanti e mai indietro. Sono fortunato, faccio un lavoro fantastico e non ho rimpianti. L'unica cosa è l'infortunio ma non dipende da me. Ci sono stato veramente male, perché è la prima volta che mi succede. Potendo tornare indietro, se avessi potuto in quell'Inter-Torino avrei cambiato tante cose. Ma si vede che era destino".
Ora invece bisogna tenerti a freno...
"Ho davvero tanta voglia, perché anche le persone per strada mi chiedono come sto. Forse non hanno mai visto il vero Mudingayi, cosa posso dare. Vorrei tanto poter giocare e dare una mano. Mi piace molto aiutare la difesa, correre per i compagni come Guarin, Kovacic, Alvarez che hanno più qualità. Fare le coperture, fare il lavoro sporco e di sacrificio. Mi piace tantissimo, l'ho sempre fatto davanti la difesa. Ora lo sta facendo Cuchu alla grande. Io aspetto la mia occasione e cercherò di dare tutto, poi si vedrà. L'importante è il gruppo, e non è una frase fatta. Ognuno di noi deve aspettare il suo momento e poi sfruttarlo".
Che campionato sarà?
"E' più difficile ed equilibrato, è un campionato tosto quest'anno. Non nascondo però che stiamo bene, stiamo cercando di interpretare bene le partite. La Roma mi ha sorpreso tanto perché ha cambiato molto, sono arrivati diversi calciatori bravi e loro hanno una fame quando giocano che è importantissima nel calcio di oggi. Hanno cuore e fame di voler vincere, la vogliono a tutti i costi. Per il momento hanno questa voglia".
Le tre parole che rappresentano la tua vita?
"Una è combattente, perché io lotto sempre per qualsiasi cosa che voglio ottenere. Cerco sempre di combattere. Anche quando giocavo a calcio da piccolo ho sempre desiderato arrivare in una grande squadra, e ora ci sono riuscito. La seconda è felice perché comunque ho una famiglia meravigliosa, ho dei genitori che sono sempre al mio fianco, ho i miei fratelli, mia moglie, i miei figli. E la terza è gioia. Perché la vita è gioia, stiamo bene, viviamo bene. E quindi gioia".
Autore: Riccardo Gatto / Twitter: @RiccardoGatto1
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