Leggerezza non è superficialità, ma è planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore. Parole di Italo Calvino, esecuzione di Cristian Chivu. L'uomo spogliatoio per eccellenza che ha riacceso la fiamma dello stare insieme, la bellezza di lasciarsi andare e rendere più 'sporche', ma semplici le cose. Semplici ma necessarie a reinnescare quei meccanismi che con la Cremonese si sono visti tutti, o quasi: l'Inter parte senza freni inibitori e martella la fin qui imbattuta squadra di Davide Nicola sin dalle primissime battute di un match che ha sempre gestito e tenuto in pugno. Gioca fluidamente, aggredisce e riaggredisce velocemente, con fame, voglia di arrivare sui palloni, di occupare gli spazi, di salire e tenere alta la pressione e arrivare in tanti dentro l'area cercando e trovando soluzioni sempre con uomini diversi. Diversi d'altronde come gli interpreti schierati ieri pomeriggio da Chivu che fin qui ha utilizzato ventidue giocatori diversi, a testimonianza di una distribuzione gerarchica che tiene conto di merito, voglia e impegno come prime prerogative, in cui il concetto di titolarità propriamente detta tende a sfumare non poco. Anche con i grigiorossi l'undici di partenza presenta dei volti inediti dal 1' minuto e anche in questo caso ci sono 'grandi' esclusi: se tra i pali c'è la conferma di Sommer dopo lo Slavia, la difesa torna la stessa di Cagliari, ma di inedito c'è poco. È piuttosto la prima volta da titolare di Davide Frattesi sulla mezzala destra al fianco dell'esterno Dumfries e Barella alla sua destra, al posto dell'assente Calhanoglu, lasciato comprensibilmente a riposo dopo un filotto di partite da protagonista e l'uscita dal campo zoppicante in Champions. A far compagnia a Frattesi nel suo battesimo da titolare c'è Ange-Yoan Bonny, schierato al fianco del capitano e premiato con un doveroso MVP.
L'Inter parte forte e si rende pericolosa subito dopo un paio di minuti proprio con Frattesi, al 6' minuto è una steccata di Barella che come su un tavolo di biliardo, in un corridoio tra maglie bianche, fa scivolare verso Bonny in corsa il pallone per l'assist perfetto da consegnare a Lautaro, scappato ai disattenti difensori avversari. La zampata dell'argentino è solo il primo di quattro gol ma anche di una valanga di tiri e occasioni che la squadra di Chivu ha generato, neutralizzando quella di Nicola, paralizzata e finita con l'essere assediata ma salvata da qualche provvidenziale intervento, miracoloso rimpallo o gentile concessione di un'Inter che già nei primi 45minuti avrebbe potuto dilagare, ma si è limitata ad un parziale 2-0 che nel secondo tempo raddoppia, ma frutta anche il comprensibile disappunto del tecnico romeno, costretto a vedere i suoi incassare un gol che avrebbero potuto evitare e che invece rovina il filotto di clean sheet inanellato tra Cagliari e Slavia. Ancora una volta il gol nel finale, così come col Sassuolo, a gara concettualmente chiusa è un allarmino di come la squadra talvolta si addormenti ancora un po' o si concede qualche rischio in più. In questo caso da imputare al ritrovato Diouf: uscito di scena dopo la comparsata col Torino, l'ex Lens pecca di mollezza e si fa scippare il pallone da Vardy che lancia Vandeputte bravo poi a imbeccare Bonazzoli praticamente a tu per tu con Sommer, per il più classico dei cliché, ovvero il gol dell'ex. Il secondo a San Siro per l'ex Inter dopo quello al Milan che diversamente che per i cugini non rovina nessuna festa fortunatamente, né cambia le sorti di un destino ormai fin troppo ampiamente scritto per essere cambiato e quello del figlio del vivaio del Biscione è l'unico, isolato, neo del pomeriggio milanese.
I buoni spunti per Chivu sono più di uno e sul taccuino delle cose da segnare vanno aggiunti anche i segnali e più che positivi. In penna rossa vanno evidenziati vari nomi a partire da Bonny, assoluto protagonista di un pomeriggio che ha fatto divertire persino il sofferente Marcus Thuram, costretto ad osservare la partita da lontano per risentimento muscolare al bicipite femorale della gamba sinistra. Il Tikus non teme la concorrenza dell'amico e al contrario mostra il suo solito contagioso sorriso che sa di soddisfazione e piacere per il compagno di reparto e di Nazionale, e sa che ora possono divertirsi tutti. Le variazioni potranno essere diverse come hanno mostrato le precedenti occasioni e come ha dimostrato ancora l'allenatore con le sue scelte prima e a partita in corso, il vento di freschezza che spira ad Appiano sta cominciando a corrodere e scolpire le varie montagne a proprio piacimento. La filosofia del 'tutti devono sentirsi importanti allo stesso modo' e la romantica concezione della navigazione condivisa verso una meta comune tutti insieme verso una direzione con le medesime forze e gli stessi mezzi ha cominciato a dare i suoi frutti e alla freschezza e buona nuova che rappresenta Bonny si aggiunge l'altro grande motivo per ridere: oltre ai 'giovani' tornano a brillare anche i senatori come Federico Dimarco che dopo il gol inflitto al Sassuolo ha segnato ancora e dopo che il VAR annulla la rete del momentaneo 2-0 per tocco di Akanji (in offside), il 32 di Chivu vuole e la rete e se la prende e al 55esimo fa esplodere il Meazza che non fa neanche in tempo a rifiatare che deve tornare ad esultare per il 4-0 calato da Nicolò Barella che trova il primo gol dell'anno. Nel finale arriva la rete di Bonazzoli, ma conclude un match dalla sua parte ha l'insindacabilità dei numeri di una squadra che sta cominciando a girare, ad alti giri peraltro con leggerezza finalmente ritrovata che "leggerezza non è superficialità, ma è planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore".
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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