Lunga e interessante intervista di Tuttosport a Fredy Guarin. Il colombiano, dopo le "distrazioni" di gennaio, è tornato come nuovo: nuovo spirito, nuovo ardore. E adesso l'Inter sembra non poter fare a meno di lui.

Guarin, ritrova il Torino a cui all’andata aveva segnato in rovesciata: partita pazza quella...
"Sì, e noi non abbiamo avuto troppa fortuna quella sera. Giocando con un uomo in meno siamo riusciti a pareggiare due volte e, una volta segnato il 3-2, ero convinto che l’avremmo vinta quella partita. Poi alla fine è arrivata quella punizione (parabola beffarda di Bellomo con Carrizo colpevolmente sorpreso, ndr) che li ha fatti pareggiare quando ormai pensavamo di avercela fatta".

Sarà però il caso di dare una gioia a Erick Thohir che, derby a parte, non vi ha mai visto vincere da quando è presidente.
"Dobbiamo dare una gioia a Thohir ma pure a noi stessi visto che abbiamo tanto bisogno di una vittoria per migliorare la nostra classifica".

Per l’Inter, non arrivare in Europa sarebbe un fallimento?
"Quello è il traguardo che ci siamo dati e faremo di tutto per centrarlo".

Quanto le manca il fatto di non giocare le coppe?
"Ovvio che ci manchi tanto, a me e a quei giocatori che qui per anni sono stati abituati a giocare in Europa. Poi stiamo parlando dell’Inter, non di una squadra qualsiasi: questo è un grande club e, come tale, deve giocare certe competizioni".

Che segnale è l’acquisto di Vidic da parte della proprietà?
"È un segnale importantissimo per il progetto iniziato con il nuovo presidente: arriva un campione con l’esperienza di essere stato per anni capitano del Manchester United. Un giocatore che farà bene in campo e fuori. La sua presenza sarà fondamentale anche per tutti i giovani che sono arrivati quest’anno e per quelli che arriveranno. Vidic era proprio l’uomo di cui aveva bisogno questa Inter".

Che effetto fa l’idea che Zanetti possa smettere?
"Sarà difficile accettarlo per tutti noi. Io, per esempio, spero che il capitano resti: vedendolo allenarsi tutti i giorni si capisce che vuole continuare e che ha l’atteggiamento giusto per farlo. Spero proprio che non si ritiri".

È vero che, quando tira il gruppo, sembra ancora un trentenne?
"No, non ne dimostra trenta di anni... ma venticinque!".

Possiamo dire che, visto quanto accaduto a gennaio, lei vada quasi considerato per l’Inter un nuovo acquisto? "Quanto è successo a gennaio è stato uno spartiacque, c’è stato un prima e un dopo: quello che è successo mi ha dato tantissime motivazioni in più e anche delle responsabilità. Vedere tutta quella gente che si è schierata al mio fianco, mi ha quasi obbligato a dare una risposta sul campo per ricambiare tutto quell’affetto".

Dica la verità: se l’aspettava una simile sollevazione popolare nei suoi confronti?
"Sapevo che tanta gente non voleva che me ne andassi alla Juventus, ma non mi aspettavo una manifestazione così forte. È la prima volta in carriera che mi capita una cosa del genere".

Quanto è stato importante per lei Mazzarri?
"Lui ha sempre avuto fiducia in me: sa come lavoro, cosa posso dare dentro e fuori dal campo e, conoscendomi molto bene, sa anche cosa penso".

Fiducia ricambiata?
"Da parte mia, ho tantissima fiducia nel suo lavoro. Credo in lui e in quello che fa per l’energia e le motivazioni che ci mette in ogni allenamento. In questa squadra la sua mano si vede e la sua grinta ci aiuta tanto quando andiamo in campo".

Guarin, manca molto all’annuncio del rinnovo fino al 2017?
"Il mio agente arriverà a Milano tra pochi giorni e, per firmare, non ci sarà alcun problema".

Si vede un giorno capitano?
"Non so... L’unica cosa che voglio adesso è vincere per lasciare il mio nome scritto nella storia di questa società".

Cosa manca a questa Inter per arrivare al livello della Juventus?
"L’Inter non è più la squadra che ha vinto tutto. Stiamo ricostruendo con giocatori di qualità, ma serve un po’ di pazienza. Si stanno facendo tante cose fatte bene sia dentro, sia fuori dal campo, noi come giocatori e la società in quanto tale. Arriverà un momento in cui inizieranno a vedersi i risultati di questo lavoro. Ora serve solo un po’ di pazienza da parte di tutti, soprattutto dai tifosi".

Intanto è stato acquistato Hernanes...
"Vedere che l’Inter ha acquistato un campione così importante è un grande stimolo per tutti gli altri giocatori. Hernanes ha grande esperienza e in campo e la sua qualità non si discute: fa gol, difende, tocca bene la palla e, se la squadra è in difficoltà, tira fuori il petto e se la mette sulle spalle con grande senso di responsabilità".

Il vero Guarin all’Inter, si è già visto?
"Io lavoro sempre per migliorarmi e per fare vedere tutto quello che posso dare. Sono tranquillo perché provo sempre a fare il massimo per la squadra. È vero che quando l’Inter va bene, io gioco bene e quando non va tanto bene, io ho qualche difficoltà".

Guarin, lo sa che l’ultimo rigore l’anno fischiato proprio a lei ed era maggio di un anno fa?
"Non è normale non avere rigori per tanto tempo anche perché per certi episodi le immagini parlano da sé. Io però sono tranquillo perché, prima o poi, uno ce lo fischieranno. È inutile e peggio pensarci troppo a queste cose, però i rigori che non ci hanno dato pesano tanto, perché sono stati tanti e qualche pareggio, sarebbe potuto trasformarsi in vittoria".

Rolando è tornato quello che lei conosceva al Porto?
"Io so quali sono le sue qualità e che può dare addirittura ancora di più per l’Inter. Però quanto si giudica il sottoscritto e Rolando bisogna sempre tener presente che il Porto era una squadra diversa rispetto all’Inter, qui stiamo ancora cercando l’equilibrio, il Porto era una squadra pronta per vincere".

L’Inter può esserlo già dalla prossima stagione?
"Ripeto, dobbiamo avere pazienza perché sarà difficile tornare a vincere da una stagione all’altra quando abbiamo cambiato tutto. È già un passo avanti l’aver preso dei giocatori come Vidic, Hernanes e D’Ambrosio che renderanno più forte questa squadra".

Chi le piacerebbe tra i suoi ex compagni del Porto rivedere a Milano?
"Fernando e Jackson Martinez, due amici e due giocatori davvero fortissimi".

Fernando, tra l’altro, l’Inter lo seguiva pure anni fa.
"Sì però ha preso me...". 

Cosa significa andare a giocarsi un Mondiale in Brasile per lei? 
"Il Mondiale per la Colombia significa tanto perché, per arrivare lì, ci vogliono tanti anni di lavoro. Sappiamo che il livello di difficoltà sarà molto alto. Conosciamo le nostre capacità e sappiamo dove possiamo arrivare".

La Colombia può arrivare in fondo?
"Sarebbe un sogno, al Mondiale ci sono tante sorprese, iniziamo a vincere le prime tre partite, poi vedremo".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 08 marzo 2014 alle 08:28 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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