All'Inter ha vissuto una breve ma intensa esperienza come consulente di Rafa Benitez nel post-Triplete 2010, ma per Amedeo Carboni ci sarebbe potuto essere un incrocio con il nerazzurro già da giocatore quando fu chiamato da Hector Cuper, che lo aveva allenato al Mestalla con il Valencia, per rivestire il ruolo di terzino sinistro affidato poi tra gli altri anche a Vratislav Gresko, principale capro espiatorio dello scudetto perso il 5 maggio 2002 all'Olimpico contro la Lazio. Intervistato da 90min, Carboni ne ha approfittato per prendere le difese del tecnico argentino, definito già all'epoca dall'opinione pubblica un 'perdente di successo' per le vittorie sfiorate e mai raggiunte: "Io penso che sia stata una casualità. È un allenatore a cui non gli piaceva cambiare. Per lui la squadra era per nove undicesimi sempre la stessa. Forse non riusciva a trasmettere quella tranquillità necessaria. Era molto introverso, rideva poco. Una persona, però, squisita. L'ultimo anno che lui era a Valencia venivano gli osservatori dell'Inter a vederci. Una settimana mi chiamò Mario Corso che era osservatore nerazzurro. Mi chiese come arrivare al campo e, così, lo portai io. Tutta la settimana lo portai all'allenamento, l'ultimo giorno gli feci uno scherzo. Gli dissi che saremmo andati a prendere un caffè e, invece, lo portai nello spogliatoio di Cuper. Poi il mister mi voleva all'Inter, io gli dissi no e loro presero Gresko. Dopo il 5 maggio mi disse che era colpa mia. Quando mi chiese di seguirlo, gli dissi: 'Mister, lei non può presentarsi all'Inter con un 36enne, la cacciano'".

Un ruolo chiave per Carboni anche nel passaggio a San Siro di Benitez: "All'Inter ce lo portai io. Io ero amico di Marco Branca, tant'è vero che io l'ho accompagnato in nerazzurro. Il problema lì è che è arrivato dopo il Triplete. Poi ci fu il Mondiale sudafricano, in tournée eravamo in 15 più i ragazzini. Molti arrivarono tardi. Noi, praticamente, non abbiamo fatto la preparazione. Con il presidente ci eravamo messi d'accordo per comprare tre giocatori: Mascherano, Alexis Sanchez e un altro centrocampista. All'inizio Moratti era d'accordo, poi, non so perché, cambiò idea. Ci furono discussioni e dopo il Mundialito Benitez fece quell'intervista, secondo me, per farsi cacciare. Accusò il presidente che gli aveva promesso dei giocatori. A gennaio, poi, Moratti comprò tanti giocatori. Ci ridevamo con Benitez, ci volevano mandar via".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 23 maggio 2020 alle 16:41
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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