Luigi Maria Prisco, figlio dell'avvocato Giuseppe Prisco, ha rilasciato un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. "Per decenni abbiamo difeso l’Inter senza chiedere mai un soldo, né per le parcelle né per le spese - esordisce -. Come mi ha fatto diventare interista? Il problema non si è posto. Lui, nella mia infanzia, non mi parlava mai delle altre squadre, della cui esistenza appresi a scuola, in prima elementare. Quando gli chiesi del Milan e della Juve, rispose: 'Lascia stare, quelli non contano niente'. Era astuto".

"L'allenatore preferito? Negli ultimi anni si era affezionato a Gigi Simoni, ma più di tutti aveva ammirato Helenio Herrera, anche se con il Mago c’erano stati dei contrasti per via delle spigolosità caratteriali - prosegue -. Una volta, non ricordo più per quale amichevole, si sedette in panchina accanto a Helenio. A un certo punto Herrera fece entrare Jair e il nostro brasiliano si fece il segno della croce. Peppino chiese: 'Ma Jair di quale religione è?'. E il Mago, sfregandosi le dita: 'Della mia, quella del dinero'. Herrera era molto legato al denaro, ma si meritava i soldi che guadagnava. Andò da Angelo Moratti, il presidente dell’Inter di allora, a chiedergli il doppio dell’ingaggio del giocatore più pagato perché, diceva, in spogliatoio doveva avere prestigio. Moratti padre non batté ciglio e lo accontentò”. 

"Il giocatore preferito? Peppino adorava Facchetti perché Giacinto, oltre a giocare molto bene, esprimeva signorilità ed eleganza. Diceva che sarebbe diventato un campione in qualunque sport, dall’atletica al tennis. Se lo immaginava come un atleta olimpico. Calciopoli? Papà, come Facchetti, aveva intuito che c’erano degli intrallazzi, ma non aveva le prove. Da avvocato sapeva che queste cose vanno dimostrate e che in alternativa bisogna armarsi di cristiana pazienza e aspettare, sperando di essere più forti anche dei cosiddetti errori arbitrali. Alla lunga venne fuori tutto", ha aggiunto Luigi Maria Prisco. 

"L'avversario più sentito? La Juve no, ma il Milan, perché noi dell’Inter nasciamo da uno scisma, da una separazione traumatica con il Milan e questa cosa ce la portiamo dentro. Il video virale dove canta che il Milan tornerà in B? Eravamo a Vienna, nel 1994 per l’andata della finale di Coppa Uefa. Passeggiavamo in un’isola pedonale, Peppino venne riconosciuto da un gruppo di tifosi che gli chiesero di dire o fare qualcosa. E lui non trovò di meglio che prodursi in questa intemerata contro il Milan di Berlusconi, all’epoca fortissimo. Il proprietario di un locale nei pressi chiamò la polizia perché temeva tumulti. Gli agenti arrivarono in pochi attimi, pensavano che Peppino stesse orchestrando una protesta politica. Quando spiegammo loro che era una questione di calcio milanese, scoppiarono a ridere".

"Il rapporto con Berlusconi? Lo conobbe nel 1972, quando Berlusconi era un semisconosciuto costruttore e molti ne storpiavano il cognome in Bernasconi. Peppino venne a casa e disse che nella sede dell’ordine degli avvocati a Milano si era presentato un certo Silvio Berlusconi per chiedergli di intercedere con Ivanoe Fraizzoli, il presidente dell’Inter di allora. Sì, Berlusconi voleva comprare l’Inter. Peppino era rimasto colpito da Berlusconi: 'Mi ha fatto un’impressione enorme, ha le idee molto chiare'. Non so se volesse l’Inter perché interista e non milanista o perché la considerasse più acquistabile rispetto al Milan. Peppino gli procurò un colloquio con Fraizzoli, ma il presidente disse di no: 'Lei ha 35 anni, è troppo giovane, ritorni tra dieci anni'. E poi tornò. Sì, all’inizio degli anni Ottanta e Fraizzoli disse un’altra volta di no. Era scoppiato lo scandalo della P2, tra gli iscritti era saltato fuori anche il nome del Cavaliere e Fraizzoli, che era un po’ moralista, sentenziò: 'Non vendo l’Inter a un piduista'. Che poi tanta gente si è ritrovata iscritta alla P2 senza saperlo".

In chiusura una battuta sulla finale persa 5-0 con il Psg. "Cosa avrebbe detto papà? Una battuta: '5-0? A me non risulta, i giornalisti ne inventano tante'”.

Sezione: Focus / Data: Gio 25 settembre 2025 alle 23:42
Autore: Raffaele Caruso
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