Venticinque tiri in porta, di cui 16 da dentro l'area: appena 5 nello specchio. Basta questo dato a riassumere la prestazione dell'Inter a Genova. Storicamente Marassi è uno stadio che richiede ai nerazzurri il massimo impegno per uscire con 3 punti e anche ieri sera se n'è avuta conferma. Il massimo impegno non c'è stato, quindi niente vittoria. E un'enorme occasione sprecata per (semi)chiudere il discorso Champions, oggi più che mai aperto a ogni soluzione. Davvero un peccato che l'Inter non sia andata oltre il compitino, mancando totalmente di cattiveria sotto porta. Difficile trovare un giocatore meritevole di lodi, forse il solo Mkhitaryan è riuscito a mantenere alto il suo standard. Per la Sampdoria è stato quasi facile, pur concedendo qualche potenziale occasione, blindare la propria porta e portare a casa un punto che forse non la salverà dalla retrocessione, ma di certo fa tanto, tantissimo morale. 

A scanso di equivoci, i nerazzurri sono stati padroni del campo assoluti, ma arrivare con il pallone ai sedici metri e peccare di scarsa lucidità nei momenti clou è una colpa non da poco, ormai abituale per questa squadra che crea tanto ma converte pochissimo. E se Lautaro torna per una sera quello sprecone, nervoso e impacciato in area di rigore, non c'è nessuno che riesca a sostituirlo. Impreciso Lukaku, che pure all'inizio fa il proprio dovere, compreso riprendere un emotivo Barella; impreciso Calhanoglu, che tornando ad agire da trequartista ha fatto fatica a recuperare i vecchi codici tattici; imprecisi un po' tutti quelli che si sono avvicendati nell'area blucerchiata. Lo 0-0, posta anche la qualità sotto rete dei padroni di casa, è sembrato inevitabile già prima che si arrivasse ai minuti finali. Quella classica sensazione che l'Inter non l'avrebbe sbloccata neanche giocando un altro tempo da 45 minuti, perché sono serate la cui scontatezza a un certo punto si tocca con mano e solo la classica botta di c... (poco frequente in casa interista) potrebbe alterare.

Bravo dunque Stankovic, che ha avuto il merito di imbrigliare un avversario decisamente superiore sotto tutti i punti di vista, meno bravo stavolta Inzaghi che ha scelto male puntando inizialmente su un deludente Gosens e non ha saputo dare la scossa ai suoi attraverso i cambi. Poi, chiaro, se 7-8 dei tuoi giocatori sono in serata storta anche la prestidigitazione può fare poco. C'è dunque solo da registrare questo passaggio a vuoto che non aiuta la classifica e probabilmente anticipa di una settimana i festeggiamenti in casa Napoli. La soluzione più semplice sarebbe considerarlo un incidente di percorso, anche se numeri alla mano l'Inter ha perso troppi punti in gare che la vedevano favorita. Sconfitta contro l'Udinese, contro l'Empoli, pareggi a Monza e a Genova ieri non possono più essere considerati casuali, c'è evidentemente qualcosa che non funziona in partite del genere. E sono proprio quelle che alla fine nutrono la classifica.

Detto in parole più crude: ha poco senso battere Napoli e Milan se poi si lasciano punti contro Monza, Empoli e Sampdoria. E senza continuità non si va da nessuna parte. Ora c'è solo una cosa da fare: archiviare questa trasferta in cui si è esaltata la propria sterilità offensiva e pensare già all'Udinese. Non al Porto, all'Udinese. Perché non siamo nelle condizioni di gestirci in base al calendario e soprattutto di snobbare certe partite.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 14 febbraio 2023 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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