Un altro 14 marzo per il quale passare alla storia. A ventitré anni esatti dalla storica quaterna messa a segno nel 5-1 rifilato dalla Lazio al Marsiglia, Simone Inzaghi è stato ancora protagonista sul palcoscenico prestigioso della Champions League nell'esatto momento in cui ha riportato l'Inter ai quarti di finale dopo dodici anni. Niente poker questa volta per Simone, neanche la faccia da giocatore che al tavolo vuole nascondere le sue mosse, magari dietro a cappellino e occhialoni da sole. Alla sua squadra è bastato uno 0-0 per conquistare l'accesso all'élite delle migliori otto d'Europa, lo stesso risultato che – coincidenza – ha condannato all'uscita di scena Antonio Conte, lo scomodo predecessore, nonché la pietra di paragone aggiornata dopo José Mourinho per chi siede sulla panchina nerazzurra.

E' a lui che Inzaghi, seppur indirettamente, ha fatto riferimento nella conferenza stampa a margine del pari dal sapore di vittoria contro il Porto, togliendosi i primi sassolini dalla scarpa che la critica e alcuni tifosi gli avevano infilato per il distacco oceanico dal Napoli nella stagione successiva a quella della seconda stella persa contro il Milan: "Non ho nessuna rivincita da prendermi, io so il percorso fatto fin qui all'Inter, insieme al mio staff e a questi grandi uomini ha spiegato Inzaghi. Prima di rivendicare i risultati ottenuti da quando ha preso il comando dell'Inter, sposata quando era stata abbandonata dal suo vecchio condottiero e ridimensionata da una proprietà che per arrivare in cima alla Serie A aveva fatto il passo più lungo della gamba a livello finanziario: "Negli ultimi dodici anni l'Inter ha vinto uno scudetto che gli ha provocato qualche problemino a livello economico, negli ultimi diciotto mesi ha vinto tre trofei, è andata una volta agli ottavi e una volta nei quarti di Champions. Però è facile parlare di Simone Inzaghi perché forse educazione e intelligenza vengono confuse nella vita. Parlerò quando ne avrò voglia, lo devo a me e ai miei familiari".

Un messaggio in pieno stile Conte, se vogliamo, o alla Mou. Che, ovviamente, non ha mancato di attirare le solite critiche. Più di qualcuno è rimasto spiazzato da questa uscita di Inzaghi che, dopo essersi preso responsabilità anche non sue per il percorso largamente insufficiente in campionato, ha aspettato l'epilogo della gara più importante dell'anno (fino a questo momento) per attribuirsi i meriti che vengono coperti spesso e volentieri dalle colpe. Non è neanche questione di modestia che manca, come ha fatto notare per esempio Fabio Capello, ma è la semplice reazione di un uomo che in questi mesi è stato dipinto più volte come un 'esonerato che cammina'. Alla vigilia della sfida del Do Dragao si parlava più del futuro di Inzaghi che di quello dell'Inter, che ora – fino a prova contraria – vanno avanti insieme almeno fino a fine stagione. Inzaghi sa di essere l'allenatore più adatto per questo momento storico del club, perfetto per Suning, come aveva evidenziato in una dichiarazione manifesto, più da manager da azienda che da allenatore di una squadra di calcio, rilasciata prima di Inter-Roma: "La mia storia dimostra che dove alleno io aumentano i ricavi, si dimezzano le perdite e arrivano i trofei".

Gli manca lo scudetto, non è poco, ma quello non solo a lui. Ragion per cui, alla fine, è stato praticamente costretto vuotare il sacco. Se l'Inter non ha aperto un ciclo vincente, da dominatrice in Italia, il motivo è da ricercare sopra la sua testa. Tra quelli che lo hanno scelto, confermato dopo un secondo posto e che, almeno pubblicamente, non lo hanno mai messo in discussione in questa stagione, nonostante la squadra non sia mai stata in corsa per il titolo. Semmai è stato bacchettato per la mancanza di continuità, la stessa che è venuta a mancare quando Conte ha detto addio sbattendo la porta della sede di Viale della Liberazione. Lì è cominciata un'altra storia, questa storia, in cui è stato ridefinito il concetto di 'allenatore da Inter'. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 16 marzo 2023 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
vedi letture
Print