Un luglio un po' deludente ha intaccato l'entusiasmo per un giugno famelico, in cui l'Inter ha chiuso più operazioni di mercato, compresa quella pesantissima di Romelu Lukaku che segnerà, nel bene o nel male, l'intera stagione nerazzurra. I mancati arrivi di Paulo Dybala, reclamato dalla piazza e assai desiderato da Beppe Marotta, ma soprattutto quello doloroso di Gleison Bremer, eletto erede di Milan Skriniar ma perso in favore della rivale storica, hanno evidenziato le sabbie mobili finanziarie in cui la dirigenza sta operando in questa sessione estiva. Grandi occasioni a portata di mano e con evidenti benefici per la squadra impossibili da completare per rispettare pedissequamente i paletti autoimposti dalla proprietà. E viene da pensare che, in condizioni normali in cui non sei costretto a chiudere in netto attivo il bilancio, l'Inter oggi sarebbe una spanna, se non due, sopra le altre. Ma tant'è, la situazione è questa e la sostenibilità forse conta di più della competitività, che in Viale della Liberazione cercano comunque di garantire pur operando in ristrettezze finanziarie e organizzando nozze con i fichi secchi. Magari, in tal senso, concentrandosi più su ciò che è stato fatto invece che su quel che è sfumato, Marotta, Ausilio e Baccin meriterebbero un applauso.
Resta il fatto che, pur essendo indubbiamente competitiva, la rosa a disposizione di Simone Inzaghi non può dirsi completa. Sulla carta manca un difensore centrale che vada a riempire la casella liberata da Andrea Ranocchia e possa dare riposo a Stefan de Vrij (controcorrente: bene che rimanga). Così il famoso doppio giocatore per ruolo sarebbe garantito. Probabile che la dirigenza aspetti ancora qualche giorno per capire se arriveranno offerte per Skriniar o per Denzel Dumfries e per sfruttare eventualmente opportunità di mercato a basso costo. Ma con l'arrivo del difensore saremmo a posto? Sì, sempre sulla carta. Ma rimangono due punti interrogativi non da poco: la fascia sinistra e il reparto d'attacco. Andiamo per ordine.
L'addio di Ivan Perisic è difficile da digerire, ma la presenza in rosa di Robin Gosens, arrivato con splendido tempismo lo scorso gennaio, permette di attutire il colpo. Se qualche mese fa avessero chiesto a un interista chi avrebbero preso al posto del croato, la prima risposta sarebbe stata proprio 'Gosens'. Che, fino all'infortunio, è stato probabilmente il miglior interprete del ruolo in Italia e non solo. Oggi il tedesco sta cercando di recuperare la migliore condizione con cautela, perché le ricadute sono dietro l'angolo. Ma è ovvio che non gli si possano chiedere 50 e passa partite da titolare, in particolar modo all'inizio. Quindi? Inzaghi sta provando Federico Dimarco, che con quel piede sinistro può fare davvero ciò che vuole ma che la scorsa stagione è diventato il suo miglior 12esimo uomo, partendo da braccetto mancino. Riportarlo largo rischia di privare la squadra di imprevedibilità, ma rimane una valida soluzione. Poi c'è Matteo Darmian, una manna dal cielo per qualsiasi allenatore. Sempre sulla carta, è lui il sostituto di Gosens e lo farebbe con la solita meticolosità. Ma per chi era abituato a Perisic con Gosens riserva, questo è un evidente downgrade. Manca, in parole povere, il tutto fascia mancino che possa fare la differenza in quella posizione come il modulo dell'Inter prevede. Soprattutto se il titolare, Robin da Emmerich am Rhein, dovesse prendersi delle pause fisiologiche di tanto in tanto.
Il secondo punto interrogativo riguarda l'attacco. La LuLa è garanzia, anche dopo un anno di pausa saprà ritrovare i vecchi codici aggiornandoli alle necessità di Inzaghi. Loro sì che giocheranno tante partite insieme dall'inizio, accadeva anche con Antonio Conte e la sensazione è che il tecnico piacentino non farà molti esperimenti nella coppia d'attacco. Il dubbio è il resto del reparto. Via Alexis Sanchez per questioni puramente economiche, rimangono Joaquin Correa ed Edin Dzeko. L'argentino, che come Lautaro penserà anche al Mondiale, ha 'cannato' la prima stagione per assenza di continuità, dovuta a frequenti infortuni che gli hanno impedito di prendere il ritmo giusto. Per questo è lecito sollevare dei dubbi che solo lui può spazzare via tornando a essere quella scheggia offensiva che Inzaghi ha voluto anche a Milano. Il bosniaco ha un solo, ineluttabile problema: l'età. La scorsa stagione è stato un fattore determinante fino a marzo, poi la stanchezza e le tante partite nelle gambe lo hanno svuotato. Tecnicamente e tatticamente è ancora un attaccante straordinario, ma con un anno in più saprà reggere il peso dell'attacco quando chiamato in causa? La presenza di Lukaku potrà agevolarlo, permettendogli di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Meno partite, più produttività. Se la quinta punta, come sembra, sarà Valentin Carboni (che una punta in realtà non è...), è lapalissiano come la speranza di tutto l'ambiente nerazzurro è che la LuLa goda sempre di ottima salute e sappia gestire le energie. Altrimenti bisognerà incrociare le dita.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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