"Speriamo, sarebbe veramente bello". Questo il primo pensiero, l'immediata auto-risposta dell'assoluta maggioranza degli interisti pensando a Gabriele Oriali, attuale team manager della Nazionale italiana e in odore, chissà, di un ritorno all'Inter. Semplici voci? Assolutamente no, qualcosa di concreto c'è dietro questo scenario e non è da escludere che presto possa diventare realtà. Anche se il Lele è uomo di parola. Provo a spiegarmi meglio.

I primi contatti con Roberto Mancini risalgono alla fine di aprile, quando il tecnico provò a convincerlo a tornare il prima possibile, considerando probabilmente che il successivo addio di Dejan Stankovic (ufficializzato lo scorso 30 giugno) era già allora più che una semplice possibilità. In quel momento, però, mente ed energie erano rivolte solo ed esclusivamente all'Europeo e al Mondiale del 2018 in Russia, un ulteriore e importantissimo obiettivo della propria sfida in azzurro. Ma se ora tutto cambiasse?

La voglia di tornare del campione del mondo '82 c'è, eccome (l'Inter era, resta e resterà per sempre casa sua), ma da quanto ho percepito durante una recente chiacchierata con lui, a margine di un'intervista che ho avuto la fortuna di fare proprio nella sua abitazione di Desio (MB), parecchia importanza nel proprio modo di intendere il calcio (e di riflesso anche la vita) spetta alla riconoscenza. Proprio quella che nutre nei confronti di Carlo Tavecchio, presidente FIGC che gli ha dato l'opportunità di completare un grandissimo, meraviglioso percorso dirigenziale, con il sogno azzurro realizzato proprio pochi mesi or sono.

Probabilmente questo l'unico ostacolo di un addio alla Nazionale (attenzione, ambiente in cui si trova benissimo e in cui proseguirebbe con il medesimo entusiasmo) e di un eventuale ritorno ad Appiano Gentile, senza il quale tutto sarebbe 'apparecchiato'. Cosa potrebbe succedere, quindi? La scelta sarà solo ed esclusivamente del diretto interessato, che se realmente decidesse di far felice il Mancio ne parlerebbe serenamente con il numero uno del calcio italiano, che in tal caso difficilmente potrebbe opporsi.

Al contempo credo sia da escludere un passaggio al Chelsea (si è parlato negli ultimi giorni di un prosieguo con Antonio Conte in quel di Londra), in quanto sarebbe contro ogni suo principio una chiusura in Nazionale per sposare un progetto a tinte non nerazzurre. Allo stato attuale delle cose, non vedo quindi alternative all'Italia se non una nuova avventura nella sua Milano. Con un intero popolo che non vede l'ora di riabbracciarlo e che ancora non si spiega quell'addio datato luglio 2010, a proposito del quale ci sarebbe da far chiarezza.

Non fu l'Inter a cacciarlo (uso volutamente questo verbo, dato che a suo tempo se ne fece uso a oltranza per tale argomento), bensì lui stesso a salutare tutti. Nonostante la ferrea volontà dell'allora presidente Massimo Moratti di trattenerlo dopo qualche visione differente. Motivo? Questione di rispetto, limitiamoci a dire questo. A nulla servirono telefonate su telefonate per fargli cambiare idea. Uomo tutto d'un pezzo, Lele, che respinse gentilmente quel pressing perché... certe cose non andrebbero fatte. Semplicemente. Questo il suo (logico e comprensibile) pensiero.

Il passato è però il passato, meglio pensare al futuro. Un domani che, come detto in apertura, potrebbe essere ancora l'Inter. Ma questo dipenderà solo da lui che dovrà 'lottare' contro i propri valori e il senso di riconoscenza verso la Federazione. Insomma, sarà Oriali vs Oriali. Con il Mancio e tutti gli interisti che faranno il tifo per la parte nerazzurra del suo cuore. Anche se, in fin dei conti, per lui non ci sarebbe cosa più bella che tornare nella vera casa, dove tutto ebbe inizio nel lontano 1965. La Milano interista che lo sta aspettando a braccia aperte.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 07 luglio 2016 alle 00:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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