C’era un tifoso cinese che sventolava la bandiera del suo Paese, a San Siro, domenica pomeriggio, nel giorno dell’incoronazione dell’Inter come squadra campione d’Italia 2023-24. Una macchia rossa nella marea nerazzurra che ha riempito lo stadio per l'ultima gara in casa stagionale della squadra che sarà ricordata dai posteri come quella che ha conquistato lo scudetto della seconda stella. Non era Steven Zhang, bloccato da mesi nella sua patria per motivi non meglio precisati, che il giorno prima aveva scritto di suo pugno una lettera indirizzata alla famiglia interista per tradurre in parole l’urlo disperato di chi sapeva che di lì a poco avrebbe perso la sua creatura dopo otto lunghi anni, di cui sei da numero uno.

"Abbiamo fatto ogni tentativo per trovare una soluzione amichevole con il nostro partner, compresa l’offerta di molteplici possibilità per Oaktree di ottenere un ritorno finanziario completo e immediato (…). Questo comportamento sta ora creando una situazione di rischio per il Club che potrebbe metterne seriamente a repentaglio la stabilità", le parole esatte usate da Zhang. Dichiarazioni non proprio rassicuranti, per usare un eufemismo, per il popolo del cielo e della notte che è rimasto in attesa per circa 93 ore circa di conoscere finalmente l’epilogo vero di una storia su cui si è favoleggiato per mesi. Si è letto tutto il contrario di tutto, dai presunti investitori alla porta pronti a comprare il club, al giorno già fissato delle firme con Pimco per il via libera al finanziamento da 435 milioni di euro per ripagare il debito da 395 milioni.

Voci inverosimili vedendo le evoluzioni degli ultimi mesi, ancor più lontane dalla realtà leggendo le righe scritte dopo il primo capoverso all'interno del comunicato della Quercia, diramato attorno alle 11 italiane di mercoledì 22 maggio, l’altro 22 maggio nerazzurro: "Nel maggio 2021, con l'Inter che si avviava a registrare perdite finanziarie record per l'esercizio finanziario 2020/2021, Oaktree ha fornito alle holding dell’Inter le risorse necessarie per stabilizzare la situazione finanziaria del Club e continuare così ad operare, garantendo anche il pagamento di giocatori e dipendenti", la puntualizzazione del fondo. Che, dopo aver parlato di 'intervento di emergenza', ha fatto presente che i meriti per i successi arrivati nel triennio sono da dividere tra Nanchino e la California. Il tutto reso possibile da un management italianissimo che ha compiuto l'impresa di rendere sempre competitiva la rosa nel periodo del ridimensionamento del post-Conte. Con Marotta, Ausilio, Antonello e Baccin, Oaktree ha fatto sapere di 'voler lavorare a stretto contatto', e ci mancherebbe visto che sono stati capaci di cedere generando plusvalenze record e di acquistare spesso senza pagare i cartellini, restando nei paletti economici imposti dalla proprietà.

Che mercato sarà quello che viene non è dato saperlo, ma è possibile affermare che non differirà molto dagli ultimi. In Viale della Liberazione, dove si sono già portati avanti con i colpi Mehdi Taremi e Piotr Zielinski, sono preparati a muoversi in regime di autosostentamento, con l'obiettivo alla lunga di equilibrare costi e ricavi, al netto del player trading. Nella nota di Oaktree, non a caso, si parla di ‘visione di crescita sostenibile e di successo’ che va a braccetto con il passaggio in cui si spiega che il fondo 'è dedicato a conseguire il miglior risultato per la prosperità a lungo termine dell’Inter, con un focus iniziale sulla stabilità operativa e finanziaria del Club e i suoi stakeholder'. 

"Non è vero che chi più spende meglio spende’, direbbe Marotta. Una filosofia che servirà tradurre dal cinese all’inglese. In attesa di capire se Oaktree riuscirà a smentire le ultime parole famose di Zhang, che sabato aveva parlato di ‘mancanza di coinvolgimento significativo’.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 23 maggio 2024 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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