Poco più di due settimane fa, l'Inter viveva su una nuvola. Capolista in campionato con tre punti di vantaggio sul Napoli, semifinale di Champions League conquistata eliminando la corazzata Bayern Monaco. Sullo sfondo, la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro il Milan, dopo l'1-1 dell'andata giocata per calendario in casa dei rossoneri. E invece il tonfo di Bologna nel giorno di Pasqua e il derby horror di mercoledì scorso, hanno riportato la Beneamata a confrontarsi con una dura realtà.
In campionato, a cinque giornate dal termine, i nerazzurri si trovano a pari punti con la squadra dell'ex Antonio Conte. In finale di Coppa Italia, il prossimo 14 maggio all'Olimpico di Roma, ci sarà il Milan con la possibiltà, dunque, che il Diavolo, a -20 dai nerazzurri, possa terminare la stagione con due titoli in bacheca, dopo aver fatto fuori, sia in Supercoppa che in Coppa Italia, proprio la rivale cittadina. Quella delle 22.43 del 22 aprile 2024 con tanto di sberla tricolore e bistellata in faccia, è un'immagine talmente forte da stoppare sul nascere qualsiasi goffo tentativo di riscrivere le gerarchie sulle sponde milanesi dei Navigli. Ma ora ridono giustamente loro dopo aver vinto tre stracittadine su cinque. Due i pareggi.
Ma basta parlare di derby e di Coppa Italia, visto che gli obiettivi ancora a portata di mano dei nerazzurri, si chiamano scudetto e raggiungimento della finale di Champions League, roba un tantino più nobile. Bicchiere mezzo vuoto: l'Inter è stanca, sia fisicamente che mentalmente. La carta di identità non aiuta e alcuni infortuni eccellenti stanno confermando che le presunte due squadre in grado di vincere a disposizione di Simone Inzaghi, siano più che altro trappole di una narrazione che non ha, volutamente, fatto i conti con la realtà. Bicchiere mezzo pieno: anche a Bologna, sconfitta al 94esimo per un eurogol di Orsolini e nel derby di Coppa Italia, prima mezz'ora di assoluto dominio a cui è mancato solo il gol sfiorato in un paio di occasioni, l'Inter ha dimostrato di essere forte. Ora deve dimostrare, nell'improvvisa difficoltà, di essere ancora la più forte, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Domani alle 15, giorno e orario decisi dopo un clamoroso tira e molla seguente alla morte del Papa, l'Inter riceverà al Meazza la visita della Roma di Claudio Ranieri. I giallorossi non perdono da diciassette gare, dallo spettro di rimanere impelagati nella lotta per non retrocedere sotto la guida di Juric, sono passati al sogno Champions, trovandosi a soli tre punti dal quarto posto. Ma dopo due sconfitte consecutive, prima volta in stagione, l'Inter ha un solo modo per non cadere giù nel dirupo: vincere contro la Roma. Vincere per riacquistare antiche certezze e per non rendere ancora più facile la vita al Napoli che al Maradona, in serata, ospiterà il Torino.
Contro i giallorossi mancheranno per squalifica Bastoni e l'ex Mkhitaryan, oltre al convalescente Thuram in attacco. Il mister sceglierà la formazione da mandare in campo, pensando esclusivamente a vincere la gara, fondamentale per la volata tricolore, senza fare calcoli in vista della semifinale di andata di Champions League in programma mercoledì 30 in casa del Barcellona. Importante sarebbe che finalmente anche le cosiddette seconde linee iniziassero a dimostrare con i fatti e non a parole, di essere all'altezza dei titolari. Finora non è stato così, soprattutto nel reparto avanzato, a parte sprazzi di classe conditi da qualche gol da parte di Marko Arnautovic.
Il rischio di terminare la stagione a mani vuote è alto, inutile negarlo. Come è possibile il contrario. Le eventuali valutazioni, anche sul mancato intervento del club nel mercato di gennaio, andranno rimandate alla fine dei giochi. Ora è ancora il momento di soffrire e, speriamo di gioire. Ricordando, sempre, che questa squadra e questo allenatore stanno sul pezzo che conta da inizio stagione. Sfumate Supercoppa e Coppa Italia. Pazienza, c'è ancora altro di più eccitante per scatenare la festa.
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