"La società non mi ha comunicato niente", ha dichiarato martedì sera Alessandro Bastoni, dopo Italia-Ungheria, rispondendo a chi gli chiedeva conto dei presunti sondaggi di mercato di Tottenham e Manchester United. Un po' come a dire: di offerte formali per me, per ora, neanche l'ombra, quindi non è stato necessario nemmeno parlarne con il mio procuratore, Tullio Tinti, il quale - facendo semplicemente il suo lavoro – ha allarmato e rassicurato nel giro di 120 ore il mondo nerazzurro con dichiarazioni contraddittorie. Prima del categorico 'resta sicuramente' proferito uscendo ieri dalla sede di Viale della Liberazione, infatti, l'agente aveva pronunciato il pericoloso "però è un professionista" nel quale sono state convogliate tutte le ansie più o meno motivate di un intero popolo che ama i colori del cielo e della notte. Perché, a seconda delle interpretazioni, ci si può/poteva vedere tranquillamente la parola 'sacrificato' alla quale appiccicare vicino l'hashtag che racchiude il dissenso massimo verso la proprietà. Il tutto per colpa del non detto della società stessa i cui piani di mercato sono intuibili a chi vive all'esterno solo dai sorrisi e dalle bugie bianche o nere di Beppe Marotta ai giornalisti, l'uomo che come già la scorsa estate ha assunto il ruolo di referente coi media. L'amministratore delegato, parlando di rinnovo vicino per Ivan Perisic solo qualche settimana fa, è diventato il bersaglio di quest'ultimo dopo la sontuosa prestazione nella finale di Coppa Italia: "Non si aspetta l'ultimo momento per parlare con i giocatori importanti". Il resto è storia: il croato ha rifiutato la proposta per vivere l'esperienza di giocare in Premier League, la più esaltante che esista al mondo oggi per un calciatore. Difenderà la maglia del Tottenham per Antonio Conte, colui il quale ha inaugurato questo clima del terrore nel futuro dopo aver regalato un presente dolcissimo mettendo in bacheca lo scudetto numero 19 alla fine di 11 anni di astinenza.
Dal giugno scorso, se non altro, i fan della Beneamata hanno sviluppato un'esperienza notevole nel gestire le crisi di panico da calciomercato che sono state superate nel corso dei mesi con una maturità ben visibile a San Siro il giorno di Inter-Samp, quelle in cui sono evaporate le ultime, residue speranze di vincere la seconda stella. Resta quello il bersaglio grosso, nonostante la visione dell'Inter 2022-23 non metta propriamente d'accordo le anime del club: se da una parte c'è Marotta che, parlando da contabile, dice che l'obiettivo è "essere inseriti nelle prime quattro che vanno in Champions", dall'altra Steven Zhang è senza limiti: "L'anno prossimo dobbiamo sicuramente essere molto competitivi, anche più di prima. L’obiettivo è sempre migliorarci".
Tra prudenza e slancio ottimistico in vista del prossimo campionato, intanto nessuno ha capito che tipo mercato sarà quello dell'Inter. Trapela qualche informazione sulla strategia obbligata di dare una sforbiciata al monte ingaggi e realizzare un attivo di diversi milioni di euro (60?), ma poi bisogna considerare gli altri attori in gioco. Un anno fa, prima del suo insediamento sulla panchina, Simone Inzaghi era stato tranquillizzato sul fatto che non ci sarebbero state altre cessioni dolorose dopo quella di Achraf Hakimi al Paris Saint-Germain. Poi ad agosto il Chelsea irruppe con 115 milioni di euro in Viale della Liberazione e tanti saluti a Romelu Lukaku, totem di quella squadra campione d'Italia. Oggi, all'alba di questa sessione di mercato verso l'ignoto, la voglia di Big Rom di ammettere l'errore di aver lasciato Milano diventa il motivo per sognare un ritorno al futuro, un mondo in cui si parli il meno possibile della perdita non così improbabile dell'ennesimo big. Certo, Lukaku è bella grande come foglia di fico, ma poi? Si parla con insistenza di Paulo Dybala, non da ieri ma soprattutto per quanto successo ieri, di Gleison Bremer, di Henrikh Mkhitaryan, Kristjan Asllani e di alcuni addii balsamici per il bilancio. Evitando di affrontare il giochino de 'l'indovina chi parte?' che impone da ieri di depennare dalla lista il nome di Alessandro Bastoni. Allora è tornato di moda il nome in uscita di Milan Skriniar (l'ombra del PSG a Milano con il neo ds Campos), mentre il destino di Lautaro Martinez continua a essere legato all'ex partner belga. Anche perché, come dichiarato dopo la Finalissima di Wembley nella quale ha brillato, anche al Toro 'la società non ha detto nulla'. E il mistero si infittisce.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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