"Opportunità". È questa la parola chiave utilizzata da Simone Inzaghi per presentare il delicato esordio che attende l’Inter in Champions League dopo il pesante ko nel derby contro il Milan. Pesante, oltre che per il risultato in sé, soprattutto per l’atteggiamento avuto dalla squadra dopo l’1-1 di Leao e per la mancata rabbia agonistica dopo quanto successo nel finale della passata stagione, tra scudetto soffiato e sfottò al limite della decenza.

Questa sera i nerazzurri scenderanno in campo a San Siro per sfidare il Bayern Monaco, una delle corazzate candidate ad alzare al cielo l’ambito trofeo il prossimo 10 giugno all’Atatürk Olympic Stadium di Istanbul. Il percorso europeo dell’Inter comincia da qui, da una serata di gala contro un avversario scomodo che rievoca però anche dolci ricordi (impossibile non ripensare alla doppietta del Principe Milito nella finale della notte di Madrid del 22 maggio 2010 o alla clamorosa rimonta dell’Allianz Arena completata dal mancino di Pandev nell’edizione 2010/11) e che metterà in vetrina il vero status europeo della squadra di Inzaghi, capace nella scorsa annata di qualificarsi agli ottavi e di far scorrere qualche brivido di troppo sulla schiena di Jürgen Klopp e del Liverpool, steso ad Anfield dallo splendido, quanto inutile, golazo di Lautaro.

Quello che attende l’Inter a partire da questa notte è un percorso messo in salita fin dal sorteggio dell’urna che lo scorso 25 agosto ha ‘regalato’ al Biscione i confronti nei big match contro Bayern, appunto, e Barcellona, ai quali si aggiungerà anche quello con il modesto Viktoria Plzeň in un Girone C che in tanti non hanno fatto fatica ad identificare come il più tosto dell’intera competizione, ribattezzandolo come il 'Gruppo della morte'. Per essere praticamente certi di strappare il biglietto per la fase ad eliminazione diretta serviranno almeno 10 punti (Inzaghi dixit) e, soprattutto, un cambio di rotta immediato. Una scossa. Che può partire dalle scelte di formazione (Onana?) ma che dovrà arrivare in primis nella mentalità, apparsa quasi smarrita nel derby fino alla tardiva reazione d’orgoglio innescata dal guizzo di Dzeko. Non serve prendere tre schiaffi prima di darsi una sveglia: se si vuole vincere, la fame deve esserci dal 1’ al 90’, a prescindere dall’avversario. Altrimenti ci sarà sempre e comunque da sudare e da vedere i fantasmi, che davanti ci sia il Milan, il Bayern o il Lecce di turno.

"Le sconfitte devono diventare delle opportunità, chiaramente la gara di di sabato l'abbiamo analizzata. Ci sono stati momenti in cui abbiamo fatto meglio, ma siamo riusciti solo a fare due gol. Fino all'1-1 eravamo in controllo, poi c'è stato il passaggio a vuoto; sul 3-2 avremmo meritato il pari per quanto creato. In questo momento è così, dobbiamo lavorare di più, io in primis", ha sottolineato Inzaghi in un passaggio della conferenza stampa pre-Champions, aggiungendo poi, rispondendo ad un’altra domanda, che "si cerca sempre il colpevole, il colpevole è tutta l'Inter. Io sono il principale colpevole. Il campionato sta andando a rilento, non solo noi ma anche le altre candidate vanno a ritmi più bassi. Ora bisogna guardare partita dopo partita, sia al video che in campo. Tutti dobbiamo migliorare". Giusto tenere alta la concentrazione, corretto prentendere di più e doveroso che ognuno si assuma le proprie responsabilità in un momento non di certo brillante. Quella contro il Bayern è un’opportunità per cancellare un derby amaro e per smetterla con le chiacchiere. Da questa sera in poi solo il campo è autorizzato a parlare.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 07 settembre 2022 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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