Al primo mezzo passo falso, alias pareggio nell'ultima della fase a gironi di Champions League, scatenate l'inferno. Chissenefrega se la Beneamata sia arrivata agli ottavi per la terza stagione di fila, questa volta addirittura con due giornate di anticipo e da imbattuta. L'Inter non ha vinto e allora scattano i processi di dotti, medici e sapienti, per dirla alla Bennato. E' assolutamente legittimo pensare che la squadra potesse fare di più in una gara che dovevi solo vincere per cercare di evitare lunedì un sorteggio che potrebbe essere proibitivo. Sicuramente martedì scorso contro la Real Sociedad sarebbe servita una intensità che purtroppo è mancata, a prescindere dalla scelte operate da Simone Inzaghi. Invece sembra che solo la mancata presenza dal primo minuto di gente come Lautaro, Barella e Bastoni, abbia impedito ai nerazzurri di prevalere. Ci può stare, ma manca la controprova. E nel calcio non sempre 1+1 fa 2.
Intanto bisogna riconoscere come a San Siro la squadra basca abbia sfoderato una prestazione di assoluto livello sul piano del palleggio e della voglia di “fare” la partita. L'Inter è stata brava a non concedere nulla all'avversario in termini di pericolosità, anzi è riuscita anche a creare più di una palla gol che avrebbe sbloccato forse definitivamente la situazione. Ma mancava il sacro fuoco mostrato invece in campionato con l'Udinese quando, soprattutto nel primo tempo, è stato tornado nerazzurro. Non è un segreto che l'Inter tutta (società, allenatore, giocatori e tifosi) voglia conquistare il ventesimo scudetto che significherebbe seconda stella. La ferita di due stagioni fa brucia ancora, è grande il desiderio di colorare Milano di nerazzurro come invece non si è potuto fare, causa pandemia, quando si è vinto il tricolore nel 2021. Nella maratona chiamata campionato si può e si deve programmare un cammino vincente. In Champions League il percorso è invece storicamente contrassegnato da momenti, dettagli e anche dalla fortuna che non ti deve abbandonare qundo si arriva al dentro o fuori. In campionato i più forti quasi sempre vincono, se si gioca regolare. In Champions un palo o un infortunio pesante possono invece scrivere la storia.
Dopo il trionfale triplete del 2010, l'Inter è tornata nella scorsa stagione a riassaporare quelle stupende sensazioni che regala una finale di Champions. A Istanbul venticinquemila tifosi nerazzurrri hanno gioito, cantato, si sono sentiti al centro del mondo solo per il fatto di esserci contro ogni previsione. Le lacrime per l'immeritata sconfitta contro il City, la squadra in quel momento più forte del mondo, sono durate poco. Le bandiere sventolavano orgogliose come se si fosse vinto, perchè quella presenza unita alla prestazione, avevano definitivamente certificato come la Beneamata fosse tornata a essere una grande anche a livello internazionale, come la sua gloriosa storia impone. Ma ora esiste una realtà che non può essere nascosta di fronte ad un mezzo passo falso come quello di martedì scorso. Questa Inter è forte, ha una rosa profonda, ma non è la macchina perfetta come qualcuno vuol far credere. Solo il grande lavoro svolto dallo staff tecnico può permettere a gente di 34 e 36 anni di non saltare una partita in difesa, giocando in modo tale da mantenere il reparto come il meno battuto della serie A. E in attacco, dietro ad un grandissimo Lautaro Martinez e ad un sorprendente Marcus Thuram, al momento non arrivano risposte convincenti da Sanchez e Arnautovic.
L'eventuale budget che metterà a disposizione la proprietà, farà decidere alla dirigenza se intervenire o meno sul mercato di gennaio per non rischiare di rallentare la marcia. Insomma i problemi non mancano, vedi anche l'infortunio di Cuadrado che ha deciso di operarsi per i continui fastidi al tendine d'achille. Purtroppo l'ingaggio del colombiano, vicino ai 36 anni e logoro dopo anni di corse e scatti, si è rivelato un azzardo. Ma ora testa e cuore al difficile match che domani attende i nerazzurri in quel dell'Olimpico contro la Lazio. Simone Inzaghi ritrova il suo passato, ma a prevalere dovrà essere per lui lo splendido presente che si chiama Inter. Poi lunedì vedremo cosa ci riserverà l'urna di Nyon. Sapendo che l'avversario, chiunque sia, non farà salti di gioia.
P.S. : Nessuna controsorpasso da parte della Juventus che ha pareggiato 1-1 in casa del Genoa. All'Olimpico domani l'Inter può allungare due punti. E comunque, male che vada, resterà prima in classifica. Buon proseguimento.
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