A tre giorni dalla soddisfazione della Supercoppa sollevata sotto il cielo di Riad tra gli sguardi sconfortati dei cugini, a tenere banco è la questione Milan Skriniar, con la più totale rassegnazione dei pochi ultimi interisti speranzosi di festeggiare un trofeo in serenità, cancella in un battibaleno ilarità e goduria per far spazio alla solita, tradizionale crisi Inter. Innegabilmente quella che riguarda lo slovacco è la più spinosa questione degli ultimi tempi di Viale della Liberazione. La prima dopo l'addio di Lukaku, finito poi sappiamo tutti come... L'ultimo dei cori ngrati nerazzurri, e ci perdoneranno a Napoli per l'appropriazione indebita del termine, è proprio lo stesso numero 90 che oggi, tornato ad indossare la casacca dell'Inter, non è ancora riuscito a riprendersela. "Il re di Milano è tornato" aveva scritto un paio di giorni prima di prendere un aereo di sola andata (credeva...) per Londra. Un comportamento che una parte di tifoseria, al netto dei dichiarati passi verso la riconciliazione, non perdonerà mai e quello che era il Re di Milano, si è trasformato prima in uno dei più grandi traditori della storia, poi, una volta ritornaro come si suol dire, con tanto di coda tra le gambe, semplicemente in Romelu. Ma proprio la storia di Big Rom insegna: nessun amore è per sempre, o forse lo è ma solo finché offerta non ci separi. Due anni fa fu il Chelsea a giocare il ruolo di terzo incomodo che mise in crisi quello che sembrava il matrimonio più bello di sempre, oggi tocca al PSG. La sfasciafamiglie di turno è francese, vive sotto la Torre Eiffel e concorre per l'ennesimo titolo nazionale da conquistare a mani basse e una Champions League, dalle possibilità di vittoria certamente più alte di quante ne abbia la bella signora neroblù del capoluogo lombardo. Tra moglie e marito non mettere il dito, detto questo sconosciuto, e oseremmo dire lecitamente, in quello che è il fantastico mondo del calciomercato e a mettere il dito tra l'Inter e il suo muro è il club del campione del Mondo per antonomasia.
Ma come? Non si erano già detti addio? Così sembrava. Sembrava, appunto. Al 'no' pronunciato quest'estate dai corridoi di Viale della Liberazione più che dal giocatore che, diversamente, con i parigini ci aveva flirtato e come, segue senza remora alcuna una minaccia ben più spaventosa, prefiguratasi già a Mondiale in corso e presentasi in maniera pressoché definitiva nel corso del mese corrente. All'ottimismo sul rinnovo, che a fine estate sembrava certo, si sono susseguiti una serie di tentennamenti che hanno smorzato persino le parole dell'oratore Beppe Marotta che di recente sullo slovacco ha cominciato ad esprimersi negli stessi termini con i quali si esprimeva a fine stagione scorsa su Ivan Perisic. "Abbiamo fiducia" alternati ad elogi rivolti al giocatore, a professionalità e acclamata centralità dello stesso nel progetto tecnico. Campanellini d'allarme che chi conosce la politica comunicativa del dirigente varesino ha cominciato ad avvertire prima delle varie braking news dal titolo "Skriniar s'allontana". Beh, a dirla tutta, a fare di tutto questo uno scipito e triste minestrone da buttar giù senza masticare è proprio la narrazione che ne sta venendo fuori: uno spezzettato e malvagio raccontino di chi ha ormai l'epilogo chiaro in testa ed è al contrario costretto a sorbirsi amare pillole quotidiane da buttar giù. Il tutto condito da un'ancor più sadica speranza che la fascia riproposta al braccio ad ogni uscita inevitabilmente fa, seppur labilmente, venir costantemente fuori.
Dunque diciamolo: nel triste mercato di gennaio 2023, fatto di hall di hotel pressoché vuote e trasmissioni erette sul nulla cosmico, la più triste delle notizie tocca ancora una volta digerirla all'Inter e i suoi tifosi. È solo questione di tempo, ma le strade tra i nerazzurri e Milan Skriniar sono destinate a separarsi. Una separazione amara, o forse più, amarissima oseremmo dire. Di un amaro che ancora una volta lacera cuori e strapazza i brandelli di fiducia rimasti riposti in una categoria che oggi vede davvero cadere l'ultimo dei suoi baluardi. Bandiere cosa? Ebbene sì, cari tifosi, è arrivato il momento di deporre una volta per tutte le aste: gli stendardi da sventolare sono ufficialmente finiti, e non basta neppure la meravigliosa immagine di Federico Dimarco, Nicolò Barella e Lautaro Martinez sotto i quattrocento nerazzurri presenti a Riad a cantare a squarciagola con tanto di megafono in mano a saltellare nonostante i novanta infiniti minuti a spendere energie. No, non basta neanche quello perché la disillusione è ormai troppa e il pensiero di chi dice oggi è Skrigno, domani può essere il Lautaro di turno, ad oggi appare troppo difficile da stanare.
Eppure nel marasma del sentimentalismo distrutto e dello sconforto alcune chiavi di lettura logicamente razionali in tutta questa storia ci sarebbero. Ma il mercato è come il cuore, ha delle ragioni che la ragione sconosce. Non a caso è fatto di componenti tra loro distanti quanto complementari sicché da un lato c'è la verità, dall'altra la narrazione, nel mezzo un silente ma leit motiv di tutto: show must go on! E nel dubbio che tutto accada senza che accada nulla, le ragioni le spiegheremo più in avanti, quando il quadro sarà completo e i giudizi potranno avere ragion d'essere. Intanto non ci resta che... (piangere) dire: l'amore è eterno finché dura... la volontà di farlo durare.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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