Si è appena conclusa la campagna trasferimenti più movimentata per l'Inter che a memoria si riesca a ricordare e già si torna in campo nel tardo pomeriggio al Meazza contro la Fiorentina. Finalmente tutti gli allenatori possono concentrarsi sulla squadra che la finestra di mercato ha messo a loro disposizione senza il pensiero o la paura di perdere un giocatore importante all'ultimo momento, oppure liberandosi dell'aspettativa di ricevere un regalo. Al netto della ormai famosa variante araba che ancora per pochi giorni può regalare sorprese positive ai club ma molto negative ai tecnici.
L'Inter è stata indubbiamente assoluta protagonista dell'ultimo mercato anche perché 13 volti nuovi probabilmente sono un record nella storia nerazzurra. Simone Inzaghi l'ha definito un grosso cambiamento, ma qui ci troviamo di fronte a una rivoluzione ragionata. Al di là degli obiettivi che la dirigenza si era prefissata e che sono stati raggiunti, non resta che la grande curiosità di toccare con mano il lavoro che il tecnico piacentino svolgerà per plasmare il gruppo a sua disposizione. Inevitabilmente l'addio di diversi calciatori importanti ha tolto qualcosa alla squadra nell'undici titolare, ma il lavoro dei vari Piero Ausilio, Beppe Marotta e Dario Baccin ha permesso alla rosa di essere molto più profonda, ha regalato a Inzaghi praticamente due squadre da cui poter attingere di volta in volta senza rischiare un crollo del valore complessivo dei titolari.
Ancora è ovviamente presto per esprimere giudizi ma a sensazione l'unico reparto che non ottiene un voto molto alto dai giudici del calcio è quello offensivo. Non perché non abbia valori importanti quanto piuttosto perché è stato letteralmente stravolto e presenta più di un'incognita che solo il campo potrà confermare oppure spazzare via. Molto, moltissimo dipenderà dalla stagione di Lautaro Martinez che mai come oggi è il go to guy dell'Inter, non solo per la fascia ormai incollata al suo braccio quanto per la personalità che dovrà aggiungere per trascinare tutti i suoi compagni e convincerli ad adeguarsi alle sue lunghezze d'onda. Leader tecnico e il leader carismatico, un doppio compito che l'attaccante argentino ha accettato con entusiasmo e con determinazione.
Il Toro è solo la punta dell'iceberg di un gruppo che spicca soprattutto per valori positivi. L'aspetto più significativo è che in questa cerchia ristretta figurano solo calciatori con il desiderio di vestire la maglia nerazzurra, senza grilli per la testa, sordi ad altre sirene. Una squadra che ha la ferma intenzione di remare insieme verso la stessa direzione e senza alcuna distrazione esterna. Che ha valutato la finale di Istanbul come uno step di crescita e non come un evento irripetibile. Che ha accettato persino il 'nemico' (Juan Cuadrado) testandone la fedeltà alla causa. Dettaglio non da poco visti gli smottamenti nel mercato appena concluso che hanno costretto la dirigenza a cambiare obiettivi anche per la loro poca collaborazione nel portarli o trattenerli a Milano. Chi aveva anche altre aspettative è andato via oppure non è arrivato. In poche parole, ripulendosi dalle scorie lasciate da questa campagna trasferimenti, si può con onestà intellettuale sostenere che questa Inter abbia tanto, forse non tutto, per essere protagonista in ognuna delle competizioni che l'attendono.
A partire già dal tardo pomeriggio di oggi contro una Fiorentina reduce dalla sofferta qualificazione ai gironi della Conference League contro il Rapid Vienna: squadra che pratica un bel calcio, con interpeti interessanti e un Nico Gonzalez in stato di grazia, ma che finora non ha mostrato grande continuità di risultati. Soprattutto un avversario che pochi mesi fa è venuto a San Siro e ha vinto di misura approfittando del periodo di scarsa lucidità in zona gol dei nerazzurri. Ecco, come già eseguito contro il Monza alla prima giornata, l'Inter ha anche il dovere di rimborsare sul campo i tifosi che anche oggi riempiranno fino all’ultimo posto lo stadio. Perché alla maggior parte di loro interessa più quello che succede in campo rispetto alle tante paturnie del calciomercato. Il resto non conta più nulla, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato: finalmente si gioca e basta. Finalmente c'è solo l'Inter.
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Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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