Di lui fa scandalo il suo calcio offensivo, nelle interviste post-partita dice le cose in maniera diretta, ma con una cadenza tanto lenta che rischia di far addormentare i giornalisti di Sky. Sbagliato, non si parla di Zdenek Zeman ma di Frank De Boer, tecnico strapazzato in quest'inizio di stagione da media e addetti ai lavori. Frank Di Burro, per chi lo conosce con la versione italianizzata del suo nome, l'allenatore che ha portato l'Inter a domandarsi se si dovesse vergognare dopo aver perso al debutto di Europa League contro... sì, la squadra israeliana. La vera domanda sarebbe stata un'altra: perché l'Inter ha difensori che si perdono in area pure Lucio Maranhao?

La debacle europea entrerà nella storia, mentre conta fino a un certo punto il successo di San Siro sulla Juventus, in quella che è stata definita da Allegri la partita più brutta degli ultimi venti anni, in cui tutti e 3 i gol sono stati messi a segno dai bianconeri (e guai a dire che in casa Juve hanno problemi con l'aritmetica). L'olandese però schiva le polemiche e manda un messaggio chiaro e rivoluzionario nel calcio italiano, territorio spesso ostile ai progressisti: Frankamente se ne infischia.

Del burro, della vergogna, delle tre sostituzioni in una volta e delle opinioni farraginose del tecnico rivale. L'Inter avrebbe potuto battere la Juve come in Coppa Italia: detto, fatto e con la filosofia che tanto piace a lui, che propugna pressing e possesso palla a sfiancare la squadra avversaria. Provare a metterla in campo con Felipe Melo e D'Ambrosio è forse da considerarsi un po' troppo proibitivo, ma dai suoi errori di valutazione il tecnico ex Ajax, catapultato ad Appiano nemmeno due mesi fa, può solo imparare.

Idea di gioco che per essere apportata nella rosa nerazzurra ha bisogno che tutti gli effettivi siano al massimo, ma che diventa vulnerabile nei casi in cui un tassello della squadra, pur mettendocela tutta, dimostri di non essere da Inter. In certe circostanze può fare subito le valigie come Erkin o passare il resto della stagione fra tribuna e panchina, come Brozovic e Kondogbia, entrambi considerati dalla stessa società dei pezzi pregiati da valorizzare. Lui, come sempre, Frankamente se ne infischia.

Anche delle critiche post-Roma e dei suggerimenti di allenatori-opinionisti-psicologi-esperti che vorrebbero fargli cambiare progetto e stravolgere il suo modo di vedere il calcio. Questa è la sua filosofia, serviranno tempo e un paio di innesti a gennaio per farla assimilare al meglio, ma non sarà il Salah di turno che lo porterà a ripudiarla. Qualcuno davanti all'ennesima osservazione sulla tattica avrebbe risposto: "Io non sono pirla". Diamo tempo a De Boer di apprendere pure un altro po' di italiano...

Sezione: Editoriale / Data: Ven 07 ottobre 2016 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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