Nelle giornate in cui il calendario sembrava remare ancora una volta contro, l’Inter è riuscita a tornare padrona del proprio destino. Le vittorie sul campo della Juventus e sul prato di San Siro con l’Hellas Verona hanno permesso ai nerazzurri di rosicchiare 4 punti al Milan (stoppato con due 0-0 di fila da Bologna e Torino) e 3 al Napoli (che dopo aver espugnato Bergamo è caduto al ‘Maradona’ con la Fiorentina). Ennesimo segnale che di partite facili e scontate, in questa Serie A, non ce ne sono. Di calendari in discesa, idem. Un concetto che deve entrare nella testa di Simone Inzaghi e di Handanovic e soci, che se da questo venerdì al 22 maggio dovessero solo vincere avrebbero la certezza di cucire sul petto la seconda stella. Il percorso è tracciato: per tagliare il traguardo mancano le sfide con Spezia, Roma, Udinese, Empoli, Cagliari e Sampdoria, a cui va aggiunto l’ormai celebre recupero con il Bologna (in attesa dell'esito del ricorso...) e la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro il Milan.
E di Milan, a Milano, ce n’è uno che sta dimostrando giorno dopo giorno di incarnare pienamente le caratteristiche del capitano. Di cognome fa Skriniar e veste il nerazzurro dall’ormai lontano 2017, quando arrivò dalla Sampdoria per riempire l’armadietto di Appiano Gentile e per alzare il muro della difesa sotto il triumvirato Spalletti-Conte-Inzaghi. Il gigante slovacco è cresciuto e diventato grande insieme all’Inter: prima ha contribuito a riportarla in Champions League, poi a vincere lo Scudetto e ora a lottare per quello che sarebbe il 20° titolo della storia del Biscione. In tutte le annate, Skrigno è stata una delle colonne del reparto arretrato (difesa a quattro o a tre non ha mai fatto differenza) e, soprattutto, uno dei principali leader dello spogliatoio: la volontà - mai nascosta, ma anzi ribadita più volte pubblicamente - è sempre stata quella di continuare a lottare per l’Inter. Anche quando suonavano le affascinanti sirene della Premier League e piovevano potenziali milioni di ingaggio che avrebbero messo a pensare chiunque. In quel caso Skriniar ha lasciato parlare i giornali per rispondere con i fatti, rinnovando il contratto fino al 2023 in prima persona. Adesso ribadisce senza timore di sperare in un’altra firma per allungare ancora il matrimonio: “Vogliamo lo scudetto e ce la metteremo tutta. Con l'Inter ho un contratto fino al 2023 e penso che resterò anche di più” le recenti dichiarazioni rilasciate ai media slovacchi lo scorso 23 marzo. Skriniar usa sempre le parole giuste e ha atteggiamenti da capitano, in campo e fuori. E chissà che nel prossimo futuro, quando Handanovic sarà verosimilmente costretto a rimbalzare tra campo e panchina o addirittura a salutare Milano, Milan non possa avere finalmente quella fascia stretta al braccio. Magari accompagnata anche da un rinnovo di cui si dovrebbe iniziare a parlare seriamente a fine stagione.
Chi il rinnovo lo merita il prima possibile, anche per i tempi più stretti, è Ivan Perisic. Il croato si sta dimostrando un professionista esemplare nonostante il contratto in scadenza tra pochi mesi e una pedina di assoluta importanza nello scacchiere tattico di Inzaghi. Negli anni si è evoluto sia sul piano tecnico che mentale: da esterno alto con la pecca della continuità nel tridente offensivo, Ivan è pian piano tornato Terribile diventando uno degli esterni a tutta fascia più completi ed affidabili sul territorio europeo. In ogni partita macina chilometri, regala diagonali difensive da riproporre in slow motion nelle scuole calcio e risulta sempre devastante nell’uno contro uno, incidendo con gol pesanti e assist al bacio. Gli ultimi due, uno di sinistro e un altro con la spizzata di testa su corner, hanno riportato al gol Barella e Dzeko nel pesante 2-0 contro l’Hellas Verona che ha riscritto la lotta scudetto. Si tratta solo degli ultimi esempi utili a sottolineare il grande peso che Perisic ha in questa Inter, che anche nella prossima stagione deve puntare a formare una coppia tutta corsa e tecnica con Robin Gosens sulla fascia sinistra. Trattenere Perisic in rosa vorrebbe dire puntare ancora sull'usato sicuro ma anche avere tra le mani un potenziale Piano B da usare in corsa, come successo nel tardo pomeriggio di sabato o in altre occasioni passate (vedi il 3-1 di Firenze), quando la duttilità dell’ex Bayern ha spinto Inzaghi ad impiegarlo anche come seconda punta. Senza dimenticare la quotidiana dose di leadership di un giocatore che guarda tanti colleghi dall’alto della sua esperienza e dei suoi 33 anni: a testimonianza di questo, il rapporto padre-figlio con il ritrovato Denzel Dumfries e le parole post-Verona pronunciate per dare una scossa all’ambiente (“Se giochiamo, lottiamo e corriamo come oggi non ho paura di nulla”).
Fascia per Milan, rinnovo per Ivan. Il giusto premio per due leader indiscussi.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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