E anche quest'anno è arrivato il fatidico periodo del "a te e famiglia" più veloce di Hakimi. Lo stesso in cui alzarsi da tavola è più faticoso di altre volte e in cui ognuno finge un buonismo tipico da luogo comune grande quanto l'albero di piazza Duomo, o ancor di più, della Galleria Vittorio Emanuele, alla destra del Toro. Insomma, buon Natale a tutti. E se chi legge queste poche righe, già appanzato e pieno di cannelloni, lasagne, tacchini ripieni e polpettoni, starà pensando 'fiu e anche questo ce lo siamo tolti dalle cosiddette', sfido qualunque interista a non pensare che un Natale senza Inter, in fondo non è poi così Natale. Se c'è una cosa certa è che quest'anno l'anniversario del 'a te e famiglia' ha un non so che di rilassante, forse troppo, quasi noioso; questo perché quell'Atalanta-Inter al cardiopalma è tanto lontano da esserci quasi dimenticati cosa possa significare l'ansia da Inter. Un sentimento che da che mondo è mondo ha storicamente costellato l'ultima settimana d'avvento di gastrite e angoscia che tante volte si sono trasformate in rammarico e arrabbiature sottoscritte Beneamata. Come dimenticare d'altronde quel traumatico Inter-Udinese, passato alla storia come l'Inter-Udinese di Inter bells che di bells non ebbe nulla, o quell'imbarazzante Inter-Lazio, finita con un San Siro che si svuotava già al 75esimo... E non vogliamo andare oltre, nei memoriali dei traumi... Un paio bastano e avanzano. E alle clamorose sconfitte fanno da contraltare anche delle pirotecniche vittorie come il match con il Genoa del gol di Esposito con tanto di abbraccio emozionato a mamma e sir Lukaku, quella col Verona del 23 dicembre 2020, o quella col Torino dello scorso anno. Per citarne alcune. Insomma, il Natale, da che chi scrive (e immagino anche chi legge) ha memoria è tale perché servito con tanto d'aperitifs a tinte nerazzurre, che sia dal sapore acre o dolce poco importa. D'altronde lo recita pure l'inno: né sconfitta né vittoria, che tanto è sempre la stessa storia un'ora e mezzo senza fiato... Fiato questo abbondantemente recuperato in questo mese e oltre di magra da Serie A, con buona pace dell'adrenalina da Mondiale che le fasi finali del Torneo qatariota ci ha regalato con la complicità di un meraviglioso Marocco, una vincente Argentina con sogno di un intero popolo annesso, di una grande Croazia, una fortissima Francia e un fenomenale Mbappé e via discorrendo... Tutto stupendo, ma mai degnamente paragonabile all'eccitazione o depressione da Inter. Persino il Inter Xmas party, condito di allegria e conviviale spirito natalizio ha comunque lasciato dietro di sé un non so che di mancante. Basti pensare che alla cena, che dopo la mezzanotte si è anche trasformata in una mezza festa di compleanno del numero uno nerazzurro, Steven Zhang, mancava un elemento cardine quale Javier Zanetti, ancora lontano da Milano per continuare la festa dell'Argentina, campione del Mondo. 

A questo rilassato e sereno senza dubbio Natale dunque, possiamo dirlo a chiare lettere, manca qualcosa e quel qualcosa non è soltanto il capitale al quale mettere mano dalla prossima settimana (risenti Zhang, che scherzando e ridendo ha ben preso alla lettera il vecchio e saggio Sigmund Freud). Ma tant'è e in attesa di un rimpatrio di tutta la banda ormai imminente e di una ripresa dietro l'angolo, nel menu della rigida dieta alla quale siamo costretti è il Sassuolo l'ultimo stuzzichino che stimola la fame e prepara lo stomaco al main plate di giorno 4 gennaio col Napoli... Nella speranza che sia succulento e abbondante come il cenone di questo scipito Natale.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 25 dicembre 2022 alle 00:01
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
vedi letture
Print