Il nome Rapid Vienna evoca dolci ricordi nei tifosi nerazzurri. Dolcissimi. Quando dall'urna di Nyon è stato estratto l'accoppiamento con gli austriaci, la mente è andata subito ai trentaduesimi di finale della Coppa Uefa 1990/91. Un trofeo storico: la prima Uefa vinta dai nerazzurri nella famigerata doppia finale tutta italiana con la Roma. Erano gli anni dei tre tedeschi, era l'Inter del Trap. Dopo lo scudetto dei record del 1988/89, era arrivata la cocente delusione in Coppa dei Campioni: fuori subito, al primo turno con il Malmö. E la prima partita europea dopo quella amarezza fu proprio il confronto di Vienna contro il Rapid, un anno dopo il ko con gli svedesi.

E il canovaccio si ripete curiosamente anche in questa stagione, sebbene con tempistiche più ristrette: arrivano i biancoverdi dopo l'eliminazione dalla Champions League. Un segno? Chissà. Quello era un Rapid clamorosamente diverso da quello attuale: era un complesso rodato, pieno di nazionali, di livello medio-alto. Quello di oggi è un avversario abbordabile, in crisi nera in campionato (già cambiato il tecnico, con Kühbauer arrivato in panchina dopo l'esonero a ottobre di Djuricin) e in piena crisi esistenziale. Ha chiuso la prima parte di stagione perdendo 6-1 il derby contro l'Austria Vienna e adesso andrà in letargo vista la pausa invernale: arrivederci al 23 febbraio. Prima della Bundesliga, però, ci sarà da affrontare l'Inter in Europa League.

E qui torniamo ai ricordi di fine 1990. Partita stregata a Vienna. La memoria ripropone frammenti in ordine sparso. Per fortuna ci viene in soccorso youtube: Matthäus la sblocca, poi viene ingiustamente annullato per un offside inesistente il raddoppio di Klinsmann. Lo stesso Matthäus si fa male al ginocchio e il Rapid la ribalta. Nel finale, Brehme, reduce dal penalty decisivo nella finalissima di Coppa del Mondo contro l'Argentina, si fa parare il rigore del 2-2 da Konsel (che qualche anno dopo andrà alla Roma). Il ritorno si gioca al Bentegodi di Verona perché il terreno del Meazza è in condizioni pietose e perché da Bergamo hanno negato l'autorizzazione per giocare al Comunale (si chiamava ancora così). Berti, nel secondo tempo, con una doppietta porta i nerazzurri su un rassicurante 2-0, ma Weber gela tutti all'89'. E si va ai supplementari. Ci pensa Klinsmann a segnare il 3-1 e a spedire l'Inter ai sedicesimi. Sarà la Coppa Uefa, come detto, della finale con la Roma, ma anche dei quarti con l'Atalanta. Sarà, soprattutto, la coppa della leggendaria rimonta ai danni dell'Aston Villa proprio nel secondo turno: 0-2 a Birmingham e 3-0 a San Siro.

Altri tempi, altro calcio. Resta una costante: l'Inter che scende in campo per vincere. Che si chiami Coppa Uefa o Europa League poco cambia. Arrivederci a febbraio.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 18 dicembre 2018 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print