Inter-Spezia? Tutto esaurito. Tradotto: settantamila spettatori a San Siro per la prima in casa della Beneamata. Quarantunomila abbonati, numero massimo consentito dalla società, il resto dei biglietti polverizzati in pochi giorni. “Tanta roba” si direbbe nel gergo dell'era moderna. Lo scudetto che sembrava vinto, ma poi perso per soli due punti nei confronti dei dirimpettai cittadini, non ha gettato nello sconforto il popolo nerazzurro. Lo ha fatto incazzare, ma visto che si tratta di un popolo bauscia per antonomasia, ecco che la voglia di Inter non è diminuita, ma aumentata. Dal 2016 l'Inter è il club che porta più gente allo stadio e anche nell'anno e mezzo tristemente dominato dalla pandemia e che ha costretto alle porte chiuse, la squadra ha spesso trovato ad accoglierla centinaia di tifosi festanti fuori dall'impianto. Questo amore, che non è mai mancato anche quando si galleggiava tra il quinto e il settimo posto, va rispettato e alimentato. Soprattutto ora che l'Inter è tornata vincente e competitiva.
Rimaniamo al campo. A Lecce sono arrivati i tre punti. Col brivido come ha sottolineato qualche organo di stampa? Sì, col brivido perchè Dum Dum Dumfries la palla l'ha sbattuta dentro all'ultimo istante di un recupero che bloccava il respiro, già messo a dura prova dal caldo, presente sia allo stadio di Via del Mare, sia davanti ai teleschermi. Dovrà essere una partita-scuola quella disputata alla prima di campionato. Guai a pensare di aver chiuso la pratica dopo solo un minuto e mezzo perché il Lukaku di turno l'ha messa dentro. Le partite, soprattutto quelle che ti vedono nettamente superiore sul piano tecnico e tattico, vanno però sempre intrepretate come se fossero finali di Champions sul piano mentale. Basti ricordare quanto siano costate la scorsa stagione, per il verdetto finale, alcune mancate vittorie contro squadre palesemente inferiori ai nerazzurri. E quindi questa sera contro lo Spezia, dopo aver ricevuto il caloroso saluto dai settantamila del Meazza al momento di scendere in campo, la testa dovrà essere sintonizzata solo sull'obiettivo primario, ossia la vittoria.
Simone Inzaghi sembra in forma smagliante. Sul piano verbale ha fatto sapere con forza che non vuole sentire parlare di sorprese da questo maledetto mercato che terminerà solo il primo settembre e a Lecce non ha esitato a terminare la gara con un 4-2-4 lontano dalle sue corde, ma che gli ha consentito di vincere la partita. L'ottimo giovane allenatore capace di portare a casa due trofei su tre nella suo suo primo anno interista, forse sta diventando un top definitivo, capace di alzare la voce, se necessario e di presentare in campo anche varianti interessanti al canovaccio che predilige. Inzaghi è ambizioso. Una volta arrivato in un'Inter che aveva appena vinto lo scudetto dopo undici anni di attesa, ha visto partire per ragioni di bilancio due pezzi da novanta come Hakimi e Lukaku. La proprietà gli aveva chiesto di arrivare tra le prime quattro, il bis scudetto non era un obbligo. Lui ha detto va bene, ma poi ha invece lavorato per cercare di vincere tutto, come il blasone dell'Inter impone. Operazione riuscità a metà, ma Simone Inzaghi ha capito che lui, squadra e ambiente possono ambire a questo, non solo al piazzamento che fa bene ai conti.
Ecco perché chiede che questa rosa rosa rimanga così, con l'inaspettato ritorno di Lukaku ad accendere le fantasie. Il tecnico ritiene poi indispensabile l'arrivo di un centrale difensivo che vada a sostituire Ranocchia e, sfumato l'acquisto di Bremer, ribadisce l'incedibilità di M. Skriniar. Incedibilità che il popolo nerazzurro invoca ogni giorno sui social e che questa sera verrà probabilmente riproposta allo stadio con cori e striscioni. Competitività e sostenibilità finanziaria. Il direttore Marotta punta molto su questi due concetti relativi all'Inter. Pienamente d'accordo e con le cessioni di Pinamoni e Casadei un bel passo verso la sostenibilità sembra sia stato fatto. Per la competitività, però, è obbligatorio non cedere uno dei più forti difensori d'Europa, alias M. Skriniar, peraltro ultrà nerazzurro in campo.
E mentre chiudiamo questo editoriale, giunge notizia che, dopo l'ennesima offerta al ribasso del Psg, il presidente Zhang in persona abbia comunicato al management nerazzurro l'uscita dal mercato del giocatore. Bene così. Vincere aiuta anche a incassare, non solo a festeggiare. Mancano undici giorni alla fine della sessione estiva di calcio mercato. Una volta era divertente, ora molto meno.
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