Prima ha vinto una causa storica, facendo percepire a Stefan de Vrij 4,75 milioni di euro più interessi, quindi 5 milioni e 160 mila euro. Poi ha condotto con abilità straordinaria e sagacia la trattativa per riportare Romelu Lukaku a Milano. E il belga è tornato all’Inter, per davvero. Non so voi, mi qualora dovessi avere bisogno di un avvocato (speriamo di no) un pensierino su Sebastien Ledure lo farei. Mettiamola così, i successi del legale (e quelli dei suoi assistiti) permettono di affrontare temi delicati (e forse affrontati sempre con lo stesso approccio): dalle commissioni degli agenti, alla vita extracalcistica degli atleti, passando per un mestiere che troppo spesso viene divinizzato. La semplicizzo: i calciatori sono quei bambini, diventati adulti e professionisti, che come noi da piccoli correvano dietro a un pallone e semplicemente si divertivano a praticare lo sport più bello del mondo.

Pensiamoci bene, che la palla fosse di cuoio o di plastica, che i pali fossero regolari o costituiti da magliette buttate per terra o dagli alberi, poco importava. L’importante era, è e sarà divertirsi. Poi però, quando si cresce, si vivono sulla propria pelle le difficoltà della vita, ci si fa contagiare dai media su fama, successo e popolarità, con le priorità che cambiano. Attenzione: bravissimi e complimenti a tutti quelli che hanno trasformato la propria passione in professione. Ma mai dimenticare le origini. Altrimenti si vivrà una carriera al di sotto delle aspettative (ovviamente vale per tutti gli ambiti). La realtà è che se hai la testa, incassare 8 o 10 milioni di euro all’anno, cambia poco-nulla. Lavorare in fabbrica, rischiare la propria vita in altre attività per pochi spiccioli: lì sì che i soldi, anche centinaia di euro, fanno la differenza. Certo, le società dei top club sono aziende che fatturano l’inverosimile, per questo è giusto pretendere il corretto stipendio, paragonato anche a quello dei colleghi. Però se metti al primo posto il denaro, il focus rischia di essere su quello, non sulle prestazioni sportive.

Torniamo ai casi specifici. Lukaku ha rinunciato ad una bella fetta dello stipendio… per stare bene. E svolgere al meglio la propria passione. E soprattutto ha riconosciuto il proprio errore. Nella storia del calcio (ma anche più semplicemente nella storia) in quanti hanno chiesto scusa? In un mondo dove essere educati e gentili (che non vuol dire essere deboli, né che non ci si debba far sentire quando si hanno le proprie ragioni) è quasi da sfigati, dove si esaltano aggressività o turpiloquio, chi chiede scusa? Praticamente nessuno. E allora bravo Big Rom. Come De Vrij, perché da bravo cittadino ha valore i propri interessi dopo esserti sentito tradito dalla sua vecchia agenzia di rappresentanza. Sotterfugi, ingordigia, voglia di arricchirsi. Nel nostro contesto (perché pure noi giornalisti o gli editori non siamo delle verginelle, anzi) si dovrebbe cercare di prendere esempio da quello che è successo. Chissà perché però temo proprio che non sarà così. Ma almeno adesso ci si potrà rivolgere a Saul. Scusate, a Ledure.

PS: grazie ad un mio follower su Twitter per l’idea del titolo.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 01 luglio 2022 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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