Il grande giorno è arrivato: l'Inter affronta la Juventus, Antonio Conte va all'attacco del suo passato. Questa sera, nella splendida cornice di un San Siro colorato da oltre 75 mila spettatori e da record d'incasso nella storia della Serie A (6,5 milioni di euro lordi la cifra comunicata dalla società meneghina), i nerazzurri affrontano i bianconeri da primi della classe, come non si vedeva da anni. La partenza sprint di Lukaku e soci ha portato sei vittorie su sei, 18 punti in saccoccia e un primo posto che dalle parti di Milano vogliono tenersi stretto anche durante la lunga sosta per le Nazionali. Poco sotto (a soli 2 punti di distanza) spicca la solita Vecchia Signora, regina incontrastata della Serie A per otto anni consecutivi ma in questo avvio di stagione costretta a rincorre il Biscione dopo il fresco rinnovamento in panchina con lo sbarco sotto la Mole di un esteta del gioco come Maurizio Sarri al posto del pragmatico Massimiliano Allegri. 

Per il cambio di rotta di Appiano Gentile, invece, è servito l'arrivo in panchina di un "top player" (così come è stato definito a più riprese da un altro ex juventino ed ora interista, Beppe Marotta) come l'ex c.t. della Nazionale. Uno che con la Juventus ha vinto tanto, sia da giocatore (a cavallo tra il 1991 ed il 2004) che da allenatore (dal 2011 al 2014), ma che ora è al timone della nuova Inter targata Suning che ben promette per il futuro, tra ricavi in aumento, stadio di proprietà ed un progetto tecnico che, dopo anni di alti e bassi, sembra aver trovato finalmente una strada ben definita. Conte ha sposato il suo vecchio rivale, mentre il grande amore si è tramutato in nemico principale. Uno scenario che ha fatto storcere il naso a molti fin dal momento dell'ufficialità dell'arrivo a Milano del tecnico salentino. Anche se ora, dopo i primi mesi a tinte nerazzurre fatti di risultati concreti e di esemplare professionismo, c'è chi comincia a ricredersi. Perché Conte sta pian piano diventando il primo interista, dimostrando un netto distacco dalla Juventus attuale. Senza mai, giustamente, rinnegare o cancellare i trascorsi nella Torino bianconera. 

La dimostrazione lampante è arrivata nella conferenza stampa della vigilia dove Conte, incalzato sulla petizione avviata per togliere dallo Juventus Stadium la stella presente in suo onore, si è rifiutato di ringraziare il presidente bianconero Andrea Agnelli per la sua presunta presa di posizione. Anzi, Antonio per difendersi è passato magistralmente all'attacco. Stessa filosofia che da sempre inculca alle sue squadre: "A me dispiace che sia intervenuto (Agnelli, ndr), perché facendolo ha dato risalto a una proposta volgare - ha tuonato, senza troppi giri di parole -. Priva di insegnamento e valori. Ha dato spazio all'ignoranza. Io non lo devo neanche toccare questo argomento perché solo pochi giorni fa ho detto che la colpa è anche vostra (dei giornalisti, ndr), perché date spazio a situazioni volgari. Non devo ringraziare nessuno, avrei preferito che nessuno desse spazio a questi ignoranti e stupidi".

Con queste dure e comprensibili parole, Conte prende le distanze da una buona fetta di tifoseria bianconera che prima lo considerava un idolo ed ora, a distanza di anni - e complice, ovviamente, il suo trasferimento estivo sotto l'ombra del Duomo -, lo insulta come lui stesso ha fatto nella sala stampa del Suning Training Centre. "Quegli altri non sono tifosi, sono ignoranti - ha poi aggiunto nel finale della conferenza, chiusa a sorpresa in anticipo -. Non li coinvolgo nella schiera dei tifosi. Il messaggio per i tifosi l'ho dato dieci giorni fa. Abbiamo la fortuna di fare uno sport amatissimo nel mondo. Dobbiamo essere di esempio, trasmettere valori positivi ed essere entusiasti di giocare a calcio. Che è uno sport, non una guerra. A volte ci si dimentica questo - ha evidenziato - . E' uno sport che deve tramandare valori umani e sportivi positivi, non tramandare odio o violenza. Altrimenti io sono il primo ad alzare la mano e dire basta. Non mi tiene nessuno a fare l'allenatore. Questo dobbiamo fare. Sarà sempre più difficile perché oggi siamo in una società in cui odio e violenza attecchiscono alla grande. Le generazioni stanno venendo su che sono una bellezza, perché c'è un contorno. Io sono in difficoltà da quando sono tornato dall'Inghilterra. Vedo situazioni per cui mi chiedo chi me l'ha fatta fare. Fin quando la passione verso questo sport supera questo tipo di situazioni allora ok. Se mi si abbasserà la passione sarò il primo a dire grazie e arrivederci. Non sarà una grande perdita per il calcio ma nemmeno per me" ha poi concluso, rimarcando ancora una volta concetti che nel 2019 dovrebbero essere assodati, ma che purtroppo sono ancora oggetto di discussione. Stasera, però, a parlare sarà il campo: Conte è pronto ad attaccare il suo passato.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 06 ottobre 2019 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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