È finito un campionato avvincente, al cardiopalma, incerto fino all'ultima giornata. Anzi, alla penultima.

Inter e Milan si sono date battaglia in un derby lungo una stagione, tra campionato, Coppa Italia e, indirettamente, anche Champions League. Le due squadre si sono incrociate quattro volte sul campo, ma molte di più in generale, perché il duello è stato veramente totale. In campionato, alla fine, ha avuto la meglio la squadra rossonera, mentre i nerazzurri si sono consolati con due coppe e un cammino nettamente migliore in Europa. Ma qui nessuno vuole girarci attorno: il piatto forte era e resta lo scudetto. Non aver centrato la seconda stella, soprattutto considerando che poi il tricolore è finito sulle maglie dei rivali cittadini, brucia e deve bruciare. Un dolore sano, per una ferita che per rimarginarsi avrà bisogno di nuovi successi. In fondo, anche questi sono i sentimenti che danno energia nello sport.

Detto ciò, va evidenziato come in giro si ascoltino troppi discorsi disfattisti e, francamente, anche piuttosto prevenuti. Figli evidentemente di idee preconcette, che non vedevano l'ora di venire a galla per trovare un minimo di riscontro pubblico. Eppure, basta tornare indietro di un anno e ricordarsi di quello che si diceva dell'Inter senza Conte, Lukaku, Hakimi ed Eriksen. Si parlava ovunque di sfacelo, ciclo finito, progetto fallimentare. Diffidate di chi non approfondisce, perché c'è modo e modo di arrivare secondi e, più in generale, di analizzare un'intera stagione. La sintesi deve essere figlia della riflessione e non slogan superficiale. "Sette punti in sette partite", continuano a ripeterci. Ma nessuno che poi evidenzi come il Milan, tra il derby d'andata e il ko col Napoli, abbia collezionato 8 punti in 7 gare. I momento no capitano a tutti nell'arco di una stagione, e se alla fine perdi un campionato per 2 punti, è evidente che si tratta di dettagli e non di sostanza. "Con Conte questo campionato l'avresti vinto a marzo": e chi lo dice? Non lo sapremo mai. E leggere i tarocchi non è un esercizio che si addice a commentatori seri. Vanno presi i fatti, e solo quelli. E i fatti ci dicono che nessuno pensava a un'Inter così altamente competitiva, almeno non fino a novembre.

Dettaglio non banale: il campionato del Milan. Si parla di Inter che ha "perso" lo scudetto, ma stiamo parlando di una squadra che ha terminato il torneo a 84 punti. Ottantaquattro. Se i rossoneri ne hanno collezionati 86, bravissimi loro. E magari un po' meno gli avversari. Perché i derby sono due, non 38: non è che si gioca 19 volte Inter-Milan e altre 19 Milan-Inter. Questo concetto va capito. L'Inter non ha potere sulle avversarie del Milan. Abbiamo assistito, e ormai è una piacevole consuetudine da anni, a finali di stagione in cui tutte le squadre giocano in modo serio anche senza avere particolari obiettivi di classifica. Qualche esempio? Il Venezia appena retrocesso va a impattare sul campo della Roma e poi fa retrocedere il Cagliari; la Samp ne fa 4 alla Fiorentina e rende dura la vita all'Inter; l'Udinese non ha pietà della Salernitana (che poi si salva lo stesso); l'Empoli vince a Bergamo e nega l'Europa all'Atalanta. Ma tutte hanno giocato in maniera congrua fino alla fine. Tutte tranne una: il Sassuolo. Nessuno parla di complotti o partite vendute, meglio chiarirlo in premessa: questi sono discorsi che davvero lasciano il tempo che trovano. Ma che i neroverdi abbiano offerto una prestazione orrenda è palese. Sensazione peraltro confermata anche dalle parole dello stesso Dionisi, che si è rammaricato per il pessimo spettacolo offerto. Il Milan avrebbe potuto segnare 4 gol già prima del vantaggio arrivato al 16'. Giustamente il pronostico vedeva la squadra di Pioli favorita, ma a destare scalpore è stata la modalità con cui questo successo è arrivato e, in particolare, gli svarioni che hanno originato le tre marcature. Mentre a San Siro i sampdoriani di Giampaolo si immolavano a turno per impedire agli interisti di superare Audero, a Reggio Emilia andava in scena la sagra della sciagura: tre palle perse da ultimo uomo (Ayhan, Kyriakopoulos/Ferrari e Lopez) e tre gol. Ben prima della fine del primo tempo, insomma, la gara era già in ghiaccio. Non il miglior spot per il calcio italiano.

Alla faccia dei continui pianti di tanti milanisti – non solo tifosi – che per mesi non hanno fatto altro che inondare con le loro lacrime social, trasmissioni tv e giornali. Un comportamento inqualificabile, con continue polemiche sul campo stretto di La Spezia, ruote che devono girano, infortuni auspicati, calendari condizionanti, smorfie arbitrali, sputatori argentini... "La Coppa Italia mettila nel culo", come recitava lo striscione sollevato ieri dai giocatori del Milan durante i festeggiamenti sul pullman, rende bene l'idea della frustrazione nel vedere i rivali arrivare prima o alzare trofei al cospetto del proprio nulla. Rivelatore.

A San Siro, invece, i tifosi dell'Inter hanno celebrato a dovere la stagione, molto più e molto meglio di quanto fatto da altri. Una coda commovente al match con la Samp che deve valere come carburante in vista del prossimo anno.

"Te l'ho promesso da bambino
Per sempre ti starò vicino..."

Sezione: Editoriale / Data: Mar 24 maggio 2022 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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