Una notizia che lascia un vuoto incolmabile nel cuore di tutti gli appassionati di calcio. Sinisa Mihajlović è stato più di un calciatore e di un allenatore, impossibile non amarlo a prescindere dalla fede calcistica. Con il suo sinistro ha scritto pagine indelibili di questo sport, diventando uno dei maggiori specialisti di sempre dei calci di punizione. In Serie A Mihajlović ha realizzato 28 reti su punizione, di cui 3 in una sola partita. Un cecchino vero e proprio preso come esempio e modello da diverse generazioni.

Ha chiuso la sua incredibile carriera all'Inter, disputando due stagioni dal 2004 al 2006. Resta il marcatore più anziano in campionato della storia nerazzurro con il gol siglato in Ascoli-Inter l'8 aprile 2006 a 37 anni e 47 giorni. Ha vinto 2 Coppe Italia (nella prima finale di ritorno contro la Roma è sua la rete su punizione del definitivo 1-0) e uno scudetto, assegnato a tavolino dopo lo scandalo di Calciopoli. Non ha mai avuto dubbi sul suo futuro, troppo grande e smisurato il suo amore per il calcio e ha intrapreso così, una volta appesi gli scarpini al chiodo, una nuova carriera in panchina.

Ha svolto il ruolo di allenatore in seconda dell'Inter per due stagioni con Roberto Mancini in panchina, vincendo due campionati italiani. Poi le prime esperienze da solo sulle panchine di Bologna, Catania, Fiorentina e Sampdoria, nel mezzo anche la nomina da ct della Nazionale serba. Poi il grande salto al Milan, l'avventura al Torino e il ritorno a Bologna. Il 13 luglio 2019 poi l'annuncio che ha sconvolto tutti: Mihajlović in conferenza stampa annuncia di aver contratto una forma acuta di leucemia e di doversi sottoporre subito alle cure immediate. Anche un Guerriero come lui è costretto a fermarsi, ma Sinisa ha tanta forza da vendere e, dopo 44 giorni di ricovero, torna a sorpresa a sedersi in panchina.

La sua storia è diventata simbolo della lotta contro qualsiasi forma di malattia, Sinisa è diventato un modello di vita e di ispirazione dopo essere stato un esempio sul rettangolo verde di gioco per tanti ragazzi. Quello che ha insegnato non si potrà mai dimenticare. Il calcio perde un grande uomo, un Sergente apparantemente duro, ma con un grande cuore e con un grande animo. La sua schiettezza, il suo amore per il calcio e la sua voglia di vivere resteranno per sempre impressi nel cuore di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ammirarti. Ci mancherai tanto Sinisa, fai buon viaggio. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 17 dicembre 2022 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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