La piccola Luisa Fernanda di appena 10 anni, è morta schiacciata da un trattore che era parcheggiato in Carrera 3C di fronte al numero 4-38, nel barrio Pueblo Nuevo, dove vivea con la sua famiglia. Il primo ad uscire in strada richiamato dalle urla fu suo fratello maggiore, Fredy Alejandro Guarin. Oggi lui è una stella dell'Inter e della nazionale colombiana. 

La morte di Luisa, ricorda il padre di Fredy, il signor Fredy Walter, fu una tragedia per tutta la famiglia e soprattutto per Fredy Alejandro: "Lo segnò parecchio. Lui fu il primo a vederla morta". Fu anche per questo motivo Fredy sr. e Silvia Vasquez andarono a Puerto Boyacá. Non volevano dover avere nella loro mente quella scena con tutto il dolore che essa provocava. Di fatto Fredy continuò a giocare solo per non dover pensare tutti i giorni a questo gravissimo lutto e perciò si trasferiì a Ibagué dove iniziò la sua storia dell'idolo che oggi andrà ai mondiali con Pékerman in Brasile.

Fredy Alejandro Guarin nasce il 30 giugno 1986. Sua zia Marta ricorda che i genitori del Guaro si conobbero nel barrio e decisero di andare a vivere insieme quando diedero alla luce il piccolo Fredy: "Lei lavorava e lui faceva il vigilante, molto poveri, ma molto lavoratori e sempre prospettati al futuro - ricorda la zia Marta Guarin -". La coppia viveva in un piccolo appartamento e Silvia aveva iniziato a lavorare come commessa in un negozio dopo aver fatto anche la fruttivendola e la domestica. Nella casa costruita da Absalon Vasquez, nonno di Fredy, vivevano anche i nonni paterni di Fredy, o almeno sua nonna Mercedes perché il nonno Miguel già li aveva lasciati. E' da lì che, secondo Marta, che proviene la vena sportiva di Fredy. Don Miguel era uno degli allenatori più importanti a Puerto Boyacá fino a quando si è spento il 18 dicembre del 2013. Non faceva solo l'allenatore, ma anche il ferroviere, il portiere e il boxeur. "Con mio papà - ricorda Fredy Sr. - giocavamo sempre quando ero piccolo e poi, quando Fredy iniziò a diventare più grandetto lo portavamo a sua volta a vedere allenamenti e partite della Texas".

I primi gol Fredy Alejandro Guarin li segnò a Bogotà perché fra l'87 e il 91 vivevano lì al tempo. Però, proprio nel '91 quando tornarono a Puerto Boyaca, tutti notarono che il piccolo Fredy non poteva vivere senza calcio. "Lo chiamavano Làngaro perché era magro e spesso malato", ricorda il nonno Absalon. E la mamma aggiunge "Aveva spesso il raffreddore a causa del clima di Puerto. Era molto fragile". Il padre del Guaro però ricorda: "Giocava scalzo nella polvere. Non era un buono studente, andava molto meglio come calciatore, però per lo studio era molto regolare verso il basso". Nel 1996 Fredy cominciò a studiare nella scuola Simón Bolívar a due isolati da casa: "Iniziò lì a giocare e a fare vari tornei a Tunja e capimmo che c'era qualcosa di grande in lui", riferisce Fredy Walter: " Gli piaceva Fredy "El Totono" Grisales. Mi diceva sempre 'Papà, papà, io voglio essere come lui e giocare attaccante'"

Dopo la morte della piccola Luisa, in casa Guarin si crede che dal cielo Luisa ha seguito e protetto Fredy facendolo diventare quello che è oggi. Un anno dopo la morte della piccola, ricevettero i soldi dall'assicurazione del trattore che causò l'incidente. Quelli furono i soldi necessari per pagare la prima rata del mutuo della nuova casa a Ibagué: "Lottavamo, io - racconta la mamma - facevo le empanadas e Fredy le vendeva a 300$ l'una (0,11€, ndr). Tutti lo chiamavano nel barrio 'negro, negro' e lui con il suo canestro andava lì". Arrivarono 2,5 milioni di pesos e i genitori di Guarin decisero di investirli per mandare Fredy in Perù: "Gli fece bene stare lì e dopo andò a Cooperamos e poi tutti sanno come è andata. Huila, Envigado, Boca, la Selección, Porto, Inter”, ricorda il padre.

In quel momento terminarono le camminate di 40 isolati per fare gli allenamenti e realizzò la promessa fatta a sua madre di comprarle una casa, perché Fredy ha sempre diviso i suoi guadagni. "Lui tiene ai suoi parenti e i suoi genitori come dei reali, paga gli studi dei fratelli e ci aiuta sempre. Siamo tutti felici per lui". Così concludono la zia Marta e il nonno Absalon.

Sezione: Copertina / Data: Gio 29 maggio 2014 alle 14:00 / Fonte: Vanguardia
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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