Tre vittorie consecutive, sulle sponde nerazzurre del Naviglio, non si inanellavano da novembre 2012. In panchina c’era Stramaccioni, sul campo sgambettavano ancora Milito e Cassano, due terzi di quel tridente pesante che issò l’Inter fino al secondo posto. Ora del terzetto d’attacco è rimasto solo il più schivo, Rodrigo “Athos” Palacio, ieri sera in panchina dopo le fatiche di Europa League. Sì, niente Trenza, perché a dirigere l’orchestra ieri sera sono state le nuove leve nerazzurre, i volti su cui la ThohInter si deve basare: Mateo Kovacic e Mauro Icardi, coadiuvati da capitan Fredy Guarin, ormai un pilastro del 4-3-1-2 del Mancio, mentre chi delude è ancora una volta Lukas Podolski che ha sciupato diverse occasioni nel primo tempo per siglare la sua prima rete in nerazzurro. Quel che conta sono però i 3 punti che issano momentaneamente l’Inter al pari di Sampdoria e Genoa (tutti a 35 punti, con le due squadre di Genova che sono impegnate stasera nel recupero del derby). Sesto posto, quindi, a quattro punti dalla Fiorentina che occupa l’ultima piazza disponibile per l’accesso all’Europa League. L’Inter ha iniziato a correre e... com’è che si dice in certe situazioni? Non c’è due senza tre e il quattro vien da sé. Mancio, prova a dirlo ai ragazzi, in settimana… 

IL DITO DI MATEO - Volendo ripercorrere il match dei nerazzurri, l’immagine della serata è senza dubbio il dito alzato all’altezza della bocca di Mateo Kovacic. Un gesto inconfondibile che ha come destinatari tutti quelli che in queste settimane l’hanno criticato. Dopo quattro panchine consecutive, il giovane classe ’94 di Linz s’è deciso a togliere un po’ di ruggine dal motore, dando prova di tutti quelli che sono stati gli insegnamenti di questi mesi. I primi 45’ a dar giù d’olio di gomito, perché c’è da dar battaglia. Poi, quel tocco a liberare Podolski e il tiro sotto la traversa che ha sbloccato la gara, derivato da un’incursione in area, un altro di quelli che erano considerati tra i punti deboli del talentino ex Zagabria. Finale un po’ in apnea, come tutta l’Inter. Il ruolo è ancora ibrido, non si sa bene dove collocarlo tatticamente, ma stiamo parlando di un giocatore dalle caratteristiche uniche nel suo genere. Può spaccare le partite con un tocco, come oggi. C’è bisogno di Kovacic. Oggi e, soprattutto, nel futuro. 

GALEOTTO FU QUEL DISIMPEGNO (ma finalmente si gioca) - Nota positiva: l’Inter finalmente si propone di giocare a calcio. I nerazzurri cercano la superiorità a centrocampo, con Kovacic che spesso si abbassa e crea densità. I giocatori del Mancio fraseggiano fra le linee, non hanno paura di portare palla, impostano l’azione senza buttare via a sproposito palloni su palloni. Nota negativa: tanti, troppi errori in fase di disimpegno. Imprecisioni e disattenzioni le cause principali di questi passaggi a vuoto di cui l’Inter è vittima ogni partita. I nerazzurri si stanno spogliando di quella veste impaurita che li ha attanagliati per gran parte della prima metà di stagione. Niente più gioco sulle fasce, da scaricabarile, ma percussioni centrali e combinazioni in mezzo, lì dove è necessario agire per far sì che gli avversari si sentano messi alle strette, ma anche dove è possibile perdere palloni sanguinosi. Anche nella partita contro il Cagliari, i nerazzurri si sono resi protagonisti di qualche disimpegno errato di troppo che è costato palle gol pericolose (una su tutte, quella di Longo, a tu per tu con Carrizo). I meccanismi vanno affinati, con un Medel a cui viene chiesto spesso di dare l’input all’azione offensiva, ma l’idea di fondo c’è. 

THE IMPORTANCE OF BEING BROZO - Per i più, Marcelo Brozovic ha giocato una partita ombrosa, non degna di nota. Se si osserva bene quello che è successo in campo, ci si rende conto di come in verità l’acquisto invernale ricopra un ruolo fondamentale negli equilibri della squadra del Mancio. Chi è che permette a Guarin di sfruttare appieno le sue doti difensive fornendo la giusta copertura, grazie ad un passo che gli consente di coprire in poche falcate ampie zone di campo? Medel è la risposta giusta. A metà. Perché l’ex Dinamo Zagabria è veramente un tuttocampista, un facilitatore incredibile del gioco nerazzurro. Cinque contrasti vinti, due azioni offensive sarde intercettate e una presenza costante in entrambe le fasi di gioco. Quando l’attaccante di turno è in area di rigore, ma gli sbocchi offensivi paiono chiusi, ecco che arriva a rimorchio il croato che non disdegna la conclusione. Ricordiamolo: non parla una sillaba di italiano, nemmeno l’inglese. E’ stato catapultato in una realtà nuova, agli sgoccioli del mercato. Ha qualcosa di speciale, può essere senza dubbio un importante asset per l’Inter futuro. Non c’era in Europa League e si è sentito. Quando è calato, nella ripresa, l’Inter ha iniziato a soffrire tremendamente. Con lui in campo, ha giocato le migliori partite della stagione, dal Palermo all’Atalanta, fino al primo tempo di ieri sera. Ci perdoni Oscar Wilde, ma… questa è l’importanza di essere Marcelo Brozovic. 

ICARDI TOTALE - Su queste pagine si era in precedenza parlato di come Mauro Icardi fosse indomabile in area di rigore, ma anche delle difficoltà dell’argentino nel rendersi partecipe nella costruzione di gioco dell’Inter. Ebbene, Maurito sembra averci preso gusto nel continuare a crescere in modo esponenziale: la partita di ieri sera è stata totale. Tantissimo movimento senza palla, un elastico sinuoso a portare fuori il proprio marcatore lasciando spazio a Podolski, riuscendo anche a lanciarlo in un paio di occasioni a rete. No, Mauro Icardi non sembra essere più solo sinonimo gol. Anche se, per puntualizzare, da oggi stiamo parlando del capocannoniere del campionato: 14 centri, come Tevez. A 22 anni, non è poco. Basta guardare il grafico dei movimenti di Icardi e confrontarlo con quello delle ultime dieci partite: un miglioramento progressivo, lento ma costante, che lo ha portato a smuoversi dalla “sua” area di rigore e l’ha visto lanciarsi a tutto campo. Ieri si è spinto fino a metà campo pur di rendersi utile, da dove ha poi sfornato quel magnifico passaggio lungo per il piede (in questo caso lento, in barba alla tradizione omerica del piè veloce Achille) di Podolski, farraginoso nel controllo e annullato dalla difesa rossoblu. A breve ci sarà un incontro fra Ausilio e Morano per il rinnovo contrattuale di Icardi. Ad oggi, uno dei cardini dell’Inter. 

IL COLOSSO VIDIC - Stando al sito di statistiche inglese WhoScored.com, il migliore in campo dei nerazzurri è stato Nemanja Vidic, autore di una partita magistrale: 11 duelli vinti, 10 palle recuperate, 8 duelli ad alta quota portati a casa e 5 intercetti. Semplicemente un muro in difesa. Andando al di là dei semplici dati analitici, si può dire che Vidic si è dimostrato solido, proprio contro una delle squadre contro cui all’andata aveva faticato di più. Nonostante i rumors che vogliono il rapporto fra Mancini e il serbo ormai incrinato, l’ex United nella linea a 4 fornisce prestazioni convincenti (quando sano fisicamente). Ora il Mancio che farà? Tornerà capitan Ranocchia dalla prossima con Vidic che si riaccomoderà in panchina, oppure si assisterà alla rinascita del 33enne? Il mister, come sempre, avrà in serbo delle sorprese. 

LA DURA VITA DI BOMBERINO LONGO - Se tutt’un tratto la partita si è complicata per i nerazzurri, da condurre al banco degli imputati sono in due: M’Poku (migliore in campo per i sardi) e un canterano nerazzurro: Samuele Longo. Il ragazzo ha personalità. Entra con la squadra sotto di due reti, è marcato da Nemanja Vidic, un difensore che non s’è mai risparmiato nei duelli corpo a corpo con l’attaccante di turno. Eppure il giovane Samuele Longo va a cercare il contatto con l’avversario per prendere posizione, senza paura. Lotta, tiene alta la squadra, sgomita fra i difensori e riesce anche a segnare un gol di prepotenza, sovrastando un colpevole Juan Jesus e insaccando con grande coordinazione (e la combo palo-Carrizo). Il ragazzo in Sardegna non ha trovato la continuità che sperava di avere, a causa anche di qualche errore di troppo sotto porta nel corso dei primi mesi in rossoblu. A poco a poco, tuttavia, il fisico si sta sviluppando e le sue caratteristiche stanno tornando molto utili allo sviluppo della manovra del Cagliari. A livello giovanile, reggeva da solo l’attacco dell’Inter di Stramaccioni. Ora, il bomberino veneto vuole giocare. E, come in campo così nella vita, vuole guadagnarsi a suon di gomitate lo spazio che merita. 

Sezione: Copertina / Data: Mar 24 febbraio 2015 alle 08:00
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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