Aveva esordito a San Siro quando aveva appena 16 anni con la maglia dell'Inter e sabato sera ha schiantato il Milan con un gol da antologia con la sua Cremonese. Federico Bonazzoli non sta nella pelle e racconta le sue emozioni alla Gazzetta dello Sport.

Messaggi?
"Tanti. Amici, ex compagni. E pure ex allenatori e dirigenti del settore giovanile. Messaggi bellissimi. Un’emozione forte che tengo per me. Come quella vissuta dalla mia fidanzata e dalla mia famiglia in tribuna a San Siro. Una sensazione anche più forte della mia".

Suvvia, un gol a San Siro contro il Milan da un interista come lei. Roba forte.
"Certo, ci mancherebbe. Il Milan peraltro mi porta bene perché non è la prima volta che succede, ma la rivalità non c’entra. All’Inter ho vissuto 12 anni della mia vita, a San Siro ho esordito con la maglia nerazzurra, per me è uno stadio magico. All’Inter ho creato rapporti che sono ancora vivi, è il luogo del cuore, ma io sono interista a prescindere da quello che faccio in campo".

L’aspirazione di un ritorno in nerazzurro la coltiva ancora?
"La mia Inter è la Cremonese. Sto bene qui e voglio stare qui. Ho imparato col tempo che guardare troppo in là, creandosi aspettative, è più un danno che altro".

Tornando al gran gol di San Siro. In passato lei ha detto: “Mi vien più naturale una rovesciata che un colpo di testa”.
"È così. Da bambino, in casa, facevo rovesciate con qualsiasi oggetto. Un gesto istintivo che mi viene naturale e mi è rimasto dentro. Non penso si possa allenare e a San Siro è uscita la mia versione migliore".

Di lei s’è detto: “Ha fatto una carriera inferiore alle sue potenzialità”. È vero?
"Sì e no. Di vero c’è che sin da bambino ho sempre dovuto convivere con pressioni elevate che non mi hanno fatto bene. Colpa anche mia, non ero pronto. Ho sempre cercato il mio equilibrio: c’è chi lo trova prima, chi dopo e chi non lo trova mai. Ora penso di essere al posto giusto nel momento giusto e dove merito di stare. A 28 anni, se mi guardo indietro, vedo che ho fatto 200 partite in Serie A e segnato una trentina di gol. Quello era il mio percorso. A 15 anni già si parlava di me, a 16 ho esordito nell’Inter. Una precocità che avrà fatto pensare che potessi fare 500 gare nell’Inter segnando 300 gol, ma non funziona così".

Ma un rimpianto ce l’ha?
"In quella Inter mi sarebbe piaciuto giocarmi un po’ di più le mie carte. Ma capisco le situazioni e rispetto le scelte fatte".

Sezione: Copertina / Data: Lun 25 agosto 2025 alle 08:56 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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