Quanto pesa il capitano del calcio di oggi? A rispondere è Beppe Bergomi, storico capitano dell'Inter che alla Gazzetta dello Sport dice: "Tantissimo, è ancora più importante rispetto a quando giocavo io" ha ammesso prima di spiegare: "Ai miei tempi le squadre erano formate soprattutto da italiani, l’ossatura era italiana e allora non è che ci fosse molto da spiegare. Oggi è molto diverso, il ruolo del capitano è fondamentale perché deve trasmettere senso di appartenenza, certi valori e il dna del club, perché non tutte le società sono uguali. Nella mia Inter avevamo sette-otto elementi che venivano dal settore giovanile, c’era un vissuto comune e una empatia che oggi non può essere data per scontata. Perciò avere un punto di riferimento riconosciuto è indispensabile e il ruolo va preso seriamente. Un mio allenatore diceva: essere capitano non significa solo scambiare il gagliardetto a centrocampo".

Lei che tipo di capitano era?
"Ero un leader silenzioso che preferiva parlare con l’esempio. Un capitano deve essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. E poi c’è un aspetto da cui non si può prescindere: la disponibilità. Un capitano è per tutti, deve attrarre a sé le persone. Ricordo che all’inizio Bergkamp faticava un po’ a integrarsi e più volte l’ho portato a cena, cercando di coinvolgerlo anche fuori dal campo. Ma mi faccia aggiungere anche un’altra cosa".

Prego.
"Una squadra non può avere un leader solo. Diciamo che i capitani sono più d’uno. Nell’Inter lo erano Zenga, Ferri, Brehme, anche Nicola Berti con il suo stile. E soprattutto Matthaus. Io ero il capitano, lui il leader".

Il Milan ha scelto Maignan. Un portiere.
"Non è un problema perché in quel caso anche un giocatore di movimento può parlare con l’arbitro, così come non è un problema il fatto che sia straniero. Javier Zanetti è stato un grande capitano".

Sezione: Copertina / Data: Sab 19 luglio 2025 alle 12:21
Autore: Egle Patanè
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