“Qualsiasi forma di insulto è un problema, non solo il razzismo. In Italia si va allo stadio per insultare l’altro più che per incitare la propria squadra”. Così Antonio Conte tuona in conferenza stampa in una riflessione sul razzismo servita sul piatto d’argento da uno dei giornalisti presenti. Un gol che parte da un assist from Milanello, dove il Club rossonero ha annunciato l’iniziativa antirazzista da lanciare domani a San Siro in occasione della stracittadina: “Derby against Racism”. Prima del fischio d’inizio, i giocatori di entrambe le squadre scenderanno in campo con uno striscione solidale nei confronti di tutti coloro presi di mira da discriminazioni razziali che possa in qualche modo sensibilizzare in merito a quanto accade continuamente negli stadi d’Italia.

Conte, però, allarga il discorso e gli orizzonti, spezzando quel velo di ipocrisia che - bando alle ciance - aleggia in tutta Italia. Ormai da anni si parla di azioni mirate alla risoluzione di tutti quegli episodi spiacevoli che continuamente macchiano interi eventi sportivi, nella fattispecie calcistici, che altrimenti dovrebbero vestirsi di festa e che festa non sono. A Verona, in occasione di Hellas-Milan la curva Nord veronese ha preso di mira Kessié, a Cagliari la tifoseria sarda ha inveito contro Lukaku, a Milano lo scorso Inter-Napoli è stato condito da ‘BUU’ razzisti… E a voler essere zelanti finiremmo con una lista lunga novanta minuti. Gli stessi di una partita di calcio che partita di calcio non è più quando, per dirla alla Conte, si pensa più ad insultare l’altro che ad esortare se stessi. Ma tant’è, e le belle parole, le belle iniziative e i bei gesti, come ad esempio la campagna ‘Brothers of the World' promosso dall’Inter lo scorso anno, proprio dopo il bruttissimo Santo Stefano che è andato in scena in quel di San Siro, tendono ad evaporare troppo rapidamente. La risposta da parte delle istituzioni fu, all’epoca, parecchio drastica ma pressoché vana, a giudicare dagli episodi successivi. Punirne uno per educarne cento ma a quanto pare nessuna educazione per nessuno e ogni buon proposito è finito infranto con la realtà. Una realtà che ad oggi sa molto di deriva. Conte, appunto, allarga il discorso e passa la palla, neanche troppo celatamente, a quella che è la società italiana odierna dove tutto è facile a dirsi e difficile a realizzarsi; dove tutto è teoria ma mai pratica.

Facile puntare il dito contro le curve, i tifosi, la massa, su una collettività che non ha mai un nome vero e proprio, meno diplomatico e certamente più scomodo e complesso invece applicare dei veri e propri ammonimenti verso chi l’odio razziale - e non solo - lo alimenta seppur senza volerlo ammettere. Il tweet della società veronese in difesa a spada tratta della propria tifoseria fa quasi più paura dell’operato della tifoseria stessa (anche se comunque dal club scaligero è arrivato nelle ore successive un chiarimento in merito tramite una nota ufficiale), eppure nessun provvedimento sembra essere stato vagliato. Esattamente come accade nella realtà extra-calcistica, tutti ad urlare in nome di uguaglianza e fratellanza, ma nessuno a porgere la mano al mendicante in strada, o molto più banalmente ad invitare alla festa di compleanno del figlio il compagnetto di colore. Il tutto in pressoché totale silenzio e noncuranza da parte degli insegnanti.

Conte non ci sta e mette in luce una verità scomoda che dovrebbe far riflettere più ‘cittadini’ che tifosi, più insegnanti che studenti, più votati che votanti, più uomini al potere che uomini di popolo. E allora avrà ragione lui: "L’Italia è peggiorata all'ennesima potenza e di questo ne siamo colpevoli tutti, ma proprio tutti". E un chiarimento, a questo punto, non è abbastanza.

Egle Patané

Sezione: Calci & Parole / Data: Ven 20 settembre 2019 alle 22:55
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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