Ronaldo lascia il calcio. La notizia arriva come la più banale in un momento di agitazione tra Champions, lotta scudetto e altre mille argomenti all'ordine del giorno, ma chi ama il calcio - e soprattutto i tifosi interisti - si è fermato almeno qualche minuto a riflettere. Il Fenomeno non giocherà più. E' anche vero che negli ultimi anni la sua era solo una passerella finale in Brasile, per qualcuno aveva già praticamente smesso, però qualche giocata ancora riusciva a regalarla, tra un figlio illegittimo e una moglie nuova di zecca. Però, signori, Ronaldo è Ronaldo. Il brasiliano è stato il succo del calcio, forse il campione che più si è accostato a Diego Maradona negli ultimi anni nell'Olimpo del Calcio, l'uomo che da solo faceva crollare gli stadi e ubriacava difensori come birilli. Inutile rimembrare le sue gesta, scolpite ngli occhi di chi il vero Ronaldo lo ha visto con la maglia giusta, quella dell'Inter, con cui ha devastato retroguardie e incantato platee.

Poi, la fuga in notturna, improvvisa, che ovviamente non è piaciuta. Dopo le lacrime del 5 maggio, rottura con Cuper e Ronie vola al Real. Farà bene, ma la sua Inter era la vera leggenda. Il cordone ombelicale tra il tifo nerazzurro e Ronaldo, l'uomo che Peppino Prisco adorava alla follia, si è però spezzato quando il Fenomeno, a sorpresa, nel gennaio 2007 sceglie di andare al Milan. Una ferita immensa per chi lo ha visto piangere in quella notte contro la Lazio per un infortunio terribile, le sue lacrime mischiate ai nostri colori, poi riproposte all'Olimpico, il 5 maggio 2002. Al Milan, Ronaldo è una figurina: qualche apparizione, anche qualche gol, ma niente a che vedere con il campione che fece impazzire il popolo interista. C'è però una parentesi che romperà quasi definitivamente il rapporto Inter-Ronaldo: il brasiliano, nel derby, segna ed esulta spudoratamente, tra i fischi assordanti della gente nerazzzurra, invita a 'farsi sentire' la Curva Nord. A farsi sentire sarà però l'Inter, che con gol di Cruz e Ibra rimonta e zittisce il Fenomeno. Goduria massima, sembra tutto finito lì. Non lo è, assolutamente.

E' il 13 febbraio 2008, quando Ronaldo riporta un nuovo grave infortunio: entrato in campo da pochi minuti, nel tentativo di colpire di testa il pallone crossato in area da Oddo, si procura la rottura del tendine rotuleo questa volta del ginocchio sinistro. Lacrime, scene già viste, ma con una differenza da sottolineare. L'Inter curò Ronaldo, gli è stata dietro con il presidente Moratti in prima persona dopo quell'infortunio per poi vedersi orrendamente tradita, mentre il Milan, notoriamente conosciuto come una grande famiglia, dal momento dell'infortunio non ha più rivolto neanche un pensiero a Ronie, lasciato in scadenza di contratto libero al proprio destino. Già, Ronaldo, uno che - non l'avevo ancora detto, era meglio conservarselo alla fine - ha vinto due Palloni d'Oro e tre Fifa World Player. Sedotto ed abbandonato, semplice ripicca del Milan all'Inter. Quello stesso Milan perché non ci dà spiegazioni sul mancato comportamento da famiglia? Pochi giorni fa, dopo l'infortunio di Pirlo che è in scadenza, si è detto: "Rinnoveremo il contratto ad Andrea, è la nostra politica, anche dopo gli infortuni. Il Milan è una famiglia".

Eppure, Ronaldo è troppo buono ed ingenuo, lo è sempre stato. Tanto che, dopo esser stato abbandonato, chiamato a dire la sua su un imminente derby, il brasiliano afferma non più da tesserato rossonero, bensì da svincolato: "Chi tiferò tra Inter e Milan? Per il Milan", sorridendo. Sorride amaro, qualcuno da quel momento ha deciso di non perdonarlo più. Triste l'epilogo al Corinthians per lui, 18 gol dal 2009 ad oggi e quella voglia di giocare che si è ormai esaurita. Quel commento pre-derby, però, ha ferito ma non colpito definitivamente la persona che più è stata vicina al Fenomeno - ma vicina davvero, non solo sui giornali con il termine famiglia -, Massimo Moratti. Il presidente disse che comprendeva l'atteggiamento di Ronaldo, uno che dell'ingenuità non si libererà mai, così come da quell'aspetto tremendamente romantico, di un uomo che - guardacaso - dà l'addio al calcio nel giorno di San Valentino. Uno che non ha capito chi è che realmente lo ha amato, quella stessa gente che lo fischiava innervosita per un tradimento spudorato e inammissibile. Eppure, gli interisti che hanno visto Ronaldo gioire con la maglia nerazzurra addosso, e che ancora ricordano la sua presentazione con quel simpatico berretto e la gente ad urlare felice, non dimenticano per niente. E si fermano a riflettere. Nel bene e nel male, un ricordo ci resterà per sempre delle gesta di Luis Nazario de Lima, detto Ronaldo, da chi lo ha amato davvero per poi vedersi tradito. L'amore più doloroso, ma quello più vero...

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mar 15 febbraio 2011 alle 00:12
Autore: Fabrizio Romano
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