Il calcio ha sempre avuto una categoria di giocatori che sfuggono alle definizioni. Non numeri dieci classici, non attaccanti puri, non esterni veri e propri. Giocatori che sembrano esistere fuori dal tempo, capaci di gesti che restano nella memoria più delle loro stesse carriere. Álvaro Recoba è stato uno di questi. Un talento sproporzionato, anarchico, incapace di appartenere a un sistema.
Era un giocatore da attimi, da illuminazioni. Non aveva il passo per spaccare le partite con continuità, ma quando il pallone finiva sul suo sinistro, lo spazio e il tempo sembravano allargarsi per lasciare che il suo calcio trovasse il modo di piegare la realtà. Non a caso, i suoi gol migliori sembrano sempre piccoli incidenti della fisica: parabole troppo alte, traiettorie che sfidano la logica, punizioni calciate come se avesse un’idea del vento che gli altri non conoscevano.
Tutti si ricordano del suo esordio con l’Inter, il 31 agosto 1997. Ronaldo era l’uomo più atteso, il Fenomeno appena arrivato dal Barcellona per una cifra che sembrava irreale all’epoca: 48 miliardi di lire. Ma quel giorno, a San Siro, contro il Brescia, è Recoba a prendersi il proscenio. Entra al 72’ al posto di Maurizio Ganz, con l’Inter sotto 0-1. Nessuno lo conosce davvero. Sembra un ragazzo qualunque, un sudamericano in più in una squadra che di sudamericani ne ha già visti passare troppi. Poi, al 79’, il primo lampo. Punizione da 30 metri, un sinistro che parte morbido e poi accelera all’improvviso: palla all'incrocio. Otto minuti dopo, un altro sinistro, questa volta dal limite dell’area, una traiettoria che curva fino a infilarsi di nuovo dove il portiere non può arrivare. Due gol in nove minuti. L’Inter vince 2-1. Ronaldo può aspettare.
Quella partita è un manifesto bugiardo di ciò che Recoba sarebbe stato per il resto della carriera: un giocatore capace di rovesciare le serate con un gesto, certo, ma pure meravigliosamente discontinuo.
Venezia, il laboratorio del genio
Se c’è un momento in cui Recoba ha dato l’illusione di poter diventare un fuoriclasse assoluto, è stato nei sei mesi a Venezia. L’Inter lo manda in prestito nel gennaio del 1999. Non gioca con continuità, non è un titolare fisso, e con la squadra nerazzurra ha raccolto più panchine che minuti in campo. Luigi Simoni, che lo aveva lanciato con fiducia, viene esonerato a novembre; arriva Mircea Lucescu, che di Recoba si fida molto meno. Il presidente Moratti lo adora, ma all’Inter iniziano a chiedersi se non sia solo un lusso di cui si possa fare a meno. Così, a metà stagione, Recoba finisce in Laguna, in una squadra in lotta per la salvezza, guidata da un allenatore emergente come Walter Novellino.
Il Venezia sembra la destinazione perfetta per un giocatore così anomalo: un ambiente senza troppe pressioni e una città che per natura si muove fuori dal tempo. E infatti il Chino sembra esplodere definitivamente.
Con Recoba in campo, il Venezia passa dall’essere una candidata alla retrocessione a una delle squadre più spettacolari del campionato. Gioca 19 partite e segna 10 gol, ma più dei numeri contano le sensazioni. Gioca da seconda punta accanto a Filippo Maniero, un attaccante che si completa perfettamente con lui: uno che attacca la profondità e gli lascia tutto il tempo per inventare. In quella seconda metà di stagione, Recoba sembra trasformarsi in qualcosa di nuovo. È più continuo, più presente, più decisivo. Diventa anche un uomo assist raffinato.
I suoi gol sono una collezione di meraviglie. Contro la Fiorentina sigla addirittura una tripletta. Per sei mesi scarsi Recoba sembra inarrestabile, gioca il calcio migliore della sua carriera. Svaria per tutto il campo, è il leader tecnico della squadra di Novellino e sembra essere maturato, non solo calcisticamente. Quel Venezia si salva senza troppi patemi.
A fine stagione, Moratti non ha più incertezze: Recoba deve tornare all’Inter. Il prestito è stato un modo per farlo crescere, ma ora è il momento di prendersi il suo posto a San Siro. Lui torna, convinto di essere pronto per diventare il protagonista che tutti aspettano. Il problema è che l’Inter non è il Venezia, e il calcio non è un gioco che fa sconti.
Il contratto più ricco della Serie A
L’estate del 1999 è quella della consacrazione definitiva per Recoba. Dopo i sei mesi magici a Venezia, torna all’Inter con lo status di giocatore imprescindibile. Moratti lo considera un patrimonio del club, un talento che non si può lasciare andare. E lo dimostra con i fatti: nel 2001, dopo due stagioni in cui Recoba alterna prodezze a lunghi periodi di opacità, l’Inter gli rinnova il contratto con un ingaggio da 7,2 milioni di euro a stagione. Per qualche mese, è il giocatore più pagato al mondo. Guadagna più di Totti, Del Piero, Shevchenko. Più di Ronaldo il Fenomeno.
È un investimento sulla fiducia, sulla speranza che prima o poi il ragazzo riesca a trasformare le sue fiammate in continuità. Il problema, però, è sempre lo stesso: Recoba non è un giocatore facilmente incasellabile. Non è un’ala pura, perché non ha il passo per stare largo sulla fascia. Non è una seconda punta classica, perché gioca a intermittenza e non garantisce un rendimento costante. Ha bisogno di una squadra costruita intorno a lui.
Nel frattempo, però, arrivano anche le ombre. Nel 2001, Recoba viene squalificato per sei mesi per il caso del passaporto falso. È uno degli scandali più assurdi di quegli anni: diversi giocatori sudamericani vengono trovati in possesso di documenti taroccati per aggirare le restrizioni sugli extracomunitari. Recoba, che avrebbe avuto diritto alla cittadinanza italiana per via delle origini della sua famiglia, viene coinvolto nel caso e costretto a fermarsi per metà stagione.
Quando torna in campo, è sempre lo stesso giocatore: meraviglioso, ma incompleto. Alterna momenti di onnipotenza tecnica a lunghi periodi di invisibilità. Segna gol da cineteca, come il sinistro all’incrocio contro la Roma il 24 marzo 2002, ma non riesce mai a diventare un punto fermo. Il tempo passa, i tifosi continuano ad amarlo, ma l’Inter inizia a chiedersi se potrà mai diventare il campione che Moratti aveva immaginato.
Magia intermittente
Recoba attraversa gli anni dell’Inter come un’onda che va e viene. Ci sono momenti in cui sembra finalmente pronto a prendersi la squadra sulle spalle, in cui il suo talento appare troppo grande per essere messo in discussione. Poi, all’improvviso, scompare. È una costante della sua carriera: le sue partite migliori non sono mai il punto di partenza per qualcosa di definitivo, ma solo attimi sospesi, isolati dal resto.
Nel 2002-03, con Héctor Cúper in panchina, vive una delle sue stagioni più produttive: 9 gol in campionato, il suo massimo con la maglia nerazzurra. Cúper, però, è un allenatore ossessionato dall’equilibrio tattico e dalla disciplina. Con lui, o corri o non giochi. Recoba non è un giocatore da pressing, da rincorsa sull’avversario, da sacrificio difensivo. Quando parte titolare, spesso viene sostituito. Quando parte dalla panchina, entra e illumina la partita con una giocata. È un eterno dualismo, un amore mai del tutto sbocciato.
Nel frattempo, l’Inter continua a cambiare pelle. Nell’estate del 2004 arriva Roberto Mancini, un tecnico che ama il bel gioco e i giocatori di qualità. Sulla carta, il contesto ideale per Recoba. Ma la realtà è diversa: in rosa ci sono Adriano, Vieri, Martins, Stanković, Verón. La concorrenza è feroce e Recoba, ancora una volta, è quello che può cambiare le partite, ma non quello che le definisce.
A questo punto, il suo status è ormai cambiato. Non è più il talento giovane da aspettare. Ha superato i 28 anni, è uno dei veterani dello spogliatoio, ma non è mai stato un leader. L’Inter, però, continua a essere la sua casa. Poteva andarsene tante volte, ma non lo ha mai fatto. Forse perché sapeva che in nessun altro posto avrebbe goduto dello stesso amore incondizionato. Forse perché, nel profondo, non ha mai avuto l’ambizione feroce dei campioni assoluti.
Anche durante gli anni di Mancini, il Chino è un comprimario. Al termine della stagione 2006/2007, capisce che il tempo è scaduto. A 31 anni, non può più permettersi di galleggiare ai margini. Lascia l’Inter senza clamore, senza sceneggiate, senza proclami. Se ne va come ha sempre vissuto: con la leggerezza di chi non ha mai voluto essere più di quello che era. Piccola nota a margine: il suo ultimo gol in maglia nerazzurra arriva direttamente da calcio d’angolo contro l’Empoli il 7 aprile 2007. Più Recoba di così, si muore.
L'ultima illusione
Recoba lascia Milano nell’estate del 2007. Non è un addio da bandiera, non ci sono cerimonie o striscioni epici. È una separazione quasi naturale, come se il tempo avesse deciso al posto suo. Va in prestito al Torino, in una squadra che cerca esperienza e qualità per tornare competitiva e in cui ritrova Novellino. Il suo corpo però inizia a fargli capire che il meglio è alle spalle. Gli infortuni lo frenano, la continuità resta un miraggio. Gioca una ventina di partite e segna 3 gol, due dei quali in Coppa Italia contro la Roma.
L’estate successiva, rescinde il contratto con l’Inter e, dopo una parentesi in Grecia con il Panionios, torna in Uruguay, al Danubio, il club che lo aveva lanciato. Per molti giocatori sudamericani, il ritorno a casa è una fase malinconica, il canto del cigno di una carriera che volge al termine. Ma Recoba non è un giocatore normale. A 33 anni, accetta l’idea di giocare in un contesto meno competitivo, ma non rinuncia al suo stile.
Nel 2011 torna al Nacional, il club del suo cuore, e gioca altre tre stagioni. Non è più esplosivo come un tempo, ma il sinistro è sempre lo stesso. Segna un gol olimpico direttamente da calcio d’angolo nel 2014, l’ennesima dimostrazione di un talento che il tempo non ha intaccato. Chiude la carriera nel 2015, a 39 anni. In oltre due decenni a galleggiare sulla trequarti, ha messo a segno 186 reti tra club e nazionale uruguaiana e un centinaio di assist.
Recoba ha vinto due scudetti, una Coppa Uefa, due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e due campionati uruguaiani. Ha segnato 72 gol in 261 partite con l’Inter, un bottino rispettabile ma lontano da quello dei grandi attaccanti della sua epoca. Non ha mai vinto un Pallone d’Oro, non è mai stato inserito nelle liste dei migliori giocatori del mondo. Eppure, chiunque abbia vissuto il calcio tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000 lo ricorda come un talento irripetibile. Dal canto suo, ha sempre dichiarato di non avere particolari rimpianti e di aver sempre amato il calcio più di ogni altra cosa. Un essere umano in pace con se stesso, che ha regalato sprazzi di magia a milioni di persone: non è poco.
Vincenzo Corrado
Altre notizie - Retrospettive
Altre notizie
- 23:12 Esposito a Sky: "Felice per l'esordio, ecco dove posso migliorare. A chi mi ispiro? Dzeko è uno che mi piace tanto"
- 23:10 De Vrij a Prime Video: "Era importantissimo vincere. Abbiamo fatto quello che chiedeva la partita"
- 23:04 UCL - Troppo PSG per l'Atalanta: poker senza appello. Ok il Bayern, il Liverpool esulta in extremis contro l'Atletico
- 23:03 Thuram a Prime: "Abbiamo dato una risposta dopo il ko con la Juve. Polemiche? La gente sa che darò tutto per l'Inter"
- 23:00 liveIl POST PARTITA di AJAX-INTER: ANALISI e PAGELLE. Collegamento in DIRETTA dallo stadio
- 23:00 Vola Tikus, vola: l'Inter sente aria di Champions e si risolleva, la doppietta del francese regola l'Ajax
- 22:59 Ajax-Inter, chi è stato il migliore? Cliccate e votate
- 22:56 Ajax-Inter, le pagelle - Sommer mette la firma, Thuram è dominante. Esposito gladiatore
- 22:52 FISCHIO FINALE - L'Inter ritrova risultato, prestazione e mentalità sul palcoscenico più prestigioso
- 21:31 Virtus Verona-Inter U23, le pagelle - Stante solidissimo, per Topalovic la solita qualità
- 21:10 Inter U23, ecco la prima vittoria in campionato! Un gol di Fiordilino nel recupero regala il successo per 1-2 sulla Virtus Verona
- 20:39 Marotta a Prime Video: "Nessun rimpianto sul mercato. Il debutto di Pio Esposito è un premio per noi"
- 20:32 Percassi: "Lookman? Indietro non si può tornare. Quando sarà pronto lo accoglieremo a braccia aperte"
- 20:26 Marotta a Sky: "Inter squadra che meglio rappresenta l'Italia in UCL. San Siro? Oggi passaggio importante"
- 20:04 De Vrij a Prime Video: "Come si riparte in Champions? Con una vittoria". Poi risponde su Sommer
- 20:03 Barcellona, Flick: "In Champions squadre fantastiche, noi vogliamo vincerla. L'anno scorso..."
- 20:02 Chivu: "Ecco perché ho scelto Pio Esposito. Lautaro pronto, se ci sarà bisogno di lui. La Champions per noi..."
- 20:00 Julio Cesar: "Monaco? Io sono stato il portiere di Germania-Brasile 7-1, l'Inter deve fare una cosa"
- 19:54 De Vrij a Sky: "C'è tanta voglia di fare risultato, vincendo si possono cambiare le cose"
- 19:54 De Vrij a ITV: "Non siamo partiti bene in campionato, c'è da lavorare. Bello giocare in Olanda"
- 19:49 Lautaro killer d'Europa: nella scorsa Champions percentuale realizzativa più alta tra chi ha fatto almeno 15 tiri
- 19:33 La Giunta favorevole alla vendita di San Siro, Scaroni: "Non siamo ancora alla fine, ma sono contento. L'obiettivo..."
- 19:28 Women's Europa Cup, l'Inter a Edimburgo per chiudere il discorso Hibernian: le ufficiali
- 19:20 Supercoppa 2025, definito il quadro delle semifinali: Bologna-Inter venerdì 19 dicembre. La finale il 22
- 19:07 Ajax U19, Ünüvar dopo l'1-1 con l'Inter: "Nel secondo tempo la gara poteva andare da una parte o dall'altra"
- 18:53 Marino: "Inter destinata a riprendersi, Pio Esposito farà parlare di sé. Lookman? Difficilmente resterà a Bergamo"
- 18:38 Ajax U19, Nuijten: "Meritavamo di vincere più dell'Inter, questo pareggio è come una sconfitta"
- 18:24 San Siro, Giunta favorevole alla vendita: nella nota del Comune i dettagli su prezzo, clausole, opere e capienza dello stadio
- 18:10 Condò: "Inter, passo avanti netto in attacco rispetto all'anno scorso. Esposito pronto, spero esordisca stasera"
- 17:57 San Siro, via libera alla cessione a Inter e Milan. Ma i club dovranno tenere conto di vari parametri: il punto
- 17:52 videoCerpelletti: "Nel secondo tempo entrati con un altro spirito. Taho è stato bravissimo. Mi ispiro a Calha"
- 17:42 GdS - Con l'Ajax Sommer in porta per evitare sassate, ma Chivu pensa all'alternanza campionato-Champions
- 17:28 videoCarbone commenta l'1-1 con l'Ajax: "Pari giusto, siamo contenti. Prima gara in Youth League, era importante la prestazione"
- 17:14 Youth League - Ajax-Inter, Up&Down - Taho eroe di Amsterdam, Marello pennella. Zarate macchinoso
- 17:03 UFFICIALE - San Siro, via libera della giunta alla vendita dell'area a Inter e Milan. Scavuzzo: "Lavoro importante"
- 16:52 Youth League, l'Inter strappa il pari (1-1) ad Amsterdam: Iddrissou replica a Unuvar, al resto pensa Taho
- 16:46 Rocchi: "Il gol di Adzic è regolare. Nel contatto tra K. Thuram e Bonny non c'è fallo né il bisogno di OFR"
- 16:31 Lucarelli: "Per allenare l'Inter ci vuole un percorso importante, ma spero Chivu possa risolvere i problemi"
- 16:16 Salvini: "San Siro, persi tempo e miliardi. Mi dispiace per i milanesi, ma senza trasparenza..."
- 16:00 Tabù vittoria all'esordio in Champions: dal 2009 unica gioia in Inter-Tottenham. Il dettaglio
- 15:45 Primavera 1, domenica mattina altro test importante per l'Inter con l'Atalanta: designato l'arbitro
- 15:31 Oblak avvisa le avversarie: "Vogliamo vincere la Champions. Ma dobbiamo crederci tutti"
- 15:17 Savicevic ripensa al gol di Adzic nel derby d'Italia: "Non è una sorpresa, ne ha segnati di simili in passato"
- 15:03 Il City aspetta il Napoli, Guardiola: "L'anno scorso il pari con l'Inter alla prima giornata, vogliamo iniziare meglio"
- 14:49 Donnarumma chiarisce: "Il City era la mia unica opzione". Poi senza nascondersi: "La Champions è un obiettivo"
- 14:35 Turci sentenzia: "Non esiste un caso Sommer. Si può criticare la prestazione ma non il valore"
- 14:20 Akanji, alta precisione anche in Champions League: c'è un dato statistico in cui domina rispetto agli altri difensori
- 14:06 PSG, Marquinhos: "Abbiamo fame, contro l'Inter è stato solo l'inizio della storia"
- 13:52 Spolli: "Derby d'Italia? Nonostante il ko, l'Inter può giocarsela con tutti. E per lo scudetto sarà protagonista"
- 13:38 Adani: "Facile dire 'Chivu non è da Inter'. La società deve avere i controcog**oni per sostenerlo e difenderlo"
- 13:24 M. Orlando: "Inter a fine ciclo, vedo una squadra che ha perso entusiasmo. Non sorride"
- 13:10 CdS - L'Inter torna in Champions col peso della debacle con il Psg
- 12:56 ANSA - Inchiesta 'Doppia Curva': dopo Beretta, anche Ferdico avrebbe deciso di collaborare con i magistrati
- 12:42 Serie A, Inter-Sassuolo affidata all'arbitro Marinelli. In sala VAR ci saranno Pezzuto e Chiffi
- 12:28 Sky - Inter, dubbio in attacco: attesa per Lautaro. Pio Esposito scalpita, ma Bonny non è ancora fuori dalla corsa
- 12:14 "Bello tornare a casa", Andrea Ranocchia in visita ad Appiano Gentile
- 12:00 AJAX-INTER, collegamento da Amsterdam: SORPRESA ESPOSITO! La scelta su SOMMER, 6 CAMBI per CHIVU
- 11:45 La Repubblica - San Siro, oggi il voto in giunta. Il Meazza sarà abbattuto quasi del tutto
- 11:30 Qui Ajax - Ballottaggio per sostituire Berghuis. Heitinga entra in una ristretta élite
- 11:16 Viviano: "Chivu? Un tecnico esperto tiene fuori Lautaro con la Juve. De Zerbi-Inter? Lo sento due volte al giorno e..."
- 11:02 Endt: "Un incubo i primi mesi all'Ajax di Chivu, poi arrivò la fascia e la responsabilità. Con Ibrahimovic per poco non venne alle mani..."
- 10:48 CdS - Sommer tra i pali, Bonny con Thuram: la probabile formazione
- 10:34 Heitinga: "Inter forte, avrei preferito non trovarla ora. Chivu? Ricordo che..."
- 10:20 Klaassen: "L'anno all'Inter è stato incredibile. Sono rimasto in contatto con..."
- 10:06 TS - Inter, calendario di Champions diviso a metà: serve partire forte. Quanti dubbi per Chivu
- 09:52 Bergomi: "Nuovo San Siro, giusto così: siamo rimasti troppo indietro. Ecco cosa manca allo stadio"
- 09:38 Mourinho torna in sella: è pronto a diventare il nuovo tecnico del Benfica
- 09:24 Chivu a Prime: "Sfida a un'italiana, so cosa pensano all'Ajax. Sommer? Non sarei coerente se..."
- 09:10 Dumfries a Prime: "Sconfitte con Juve e PSG? Sappiamo come superarle. Conta solo una cosa"
- 08:56 Stekelenburg: "Tante similitudini tra Ajax e Inter. Sommer? Non capisco..."