Si è da poco conclusa, in modo amaro ma con grande orgoglio, la stagione più anomala del calcio moderno. Per l'Inter, come per altre squadre rimaste impegnate fino all'ultimo nelle competizioni europee, è durata praticamente un anno intero, alla luce dei 3 mesi di lockdown che hanno paralizzato il calcio italiano e non solo. Oggi, a bocce ferme e in attesa di sviluppi sul futuro dei protagonisti nerazzurri, è il momento di stilare le pagelle di chi ha partecipato a questa stagione portando la squadra al secondo posto in classifica, in semifinale di Tim Cup e a un passo dalla vittoria dell'Europa League.
HANDANOVIC 6,5 - Per la prima volta dopo anni di costante presenza in campo, ha dovuto assaporare l'amaro sapore dell'infermeria che lo ha costretto a rimanere out per diverse partite, in particolare contro Milan e Lazio. Ma questa non può essere una colpa. Nel complesso se l'Inter ha registrato la migliore difesa del campionato e ha affrontato l'Europa League subendo una sola rete fino alla finale, è anche merito suo oltre che della fase difensiva. A questo si aggiunge la capacità di impostare con i piedi, una delle armi tattiche dell'Inter attuale. Considerando qualche errore e troppa passività nei gol subiti, forse l'età inizia a pesare. Ma la sua presenza in campo incute ancora serenità al reparto.
PADELLI 5,5 - Non gli si può puntare certo il dito contro se all'improvviso l'infortunio al dito della mano di Handanovic lo ha 'costretto' a scendere in campo dopo 3 anni di assenza in campionato e sporadiche presenze in Tim Cup. Per sua stessa ammissione non era preparato a questa evenienza e soprattutto nel derby e a Roma contro la Lazio si è purtroppo visto.
BERNI SV - Espulso due volte senza mettere mai piede in campo. Non è da tutti...
DE VRIJ 8 - Tra tutti i difensori, il passaggio dalla difesa a quattro a quella a tre per lui è stata una manna dal cielo. Non che nel sistema precedente faticasse, certo, ma da perno centrale ha espresso al meglio tutte le sue indiscusse qualità. Togliendosi anche lo sfizio di segnare e servire assist da regista arretrato. Miglior difensore del campionato secondo la Lega Calcio, premio più che mai meritato.
SKRINIAR 5,5 - Per un De Vrij in ascesa, c'è uno slovacco in discesa verticale. Capita a tutti di non azzeccare la stagione, lui però ha palesato enormi limiti nell'adattamento al nuovo sistema difensivo e dopo una prima fase di stagione a muoversi tra centro sinistra e centro destra come un politico dei nostri giorni, alla fine si è dovuto arrendere alla decisione trachant di Antonio Conte, che gli ha preferito Diego Godin non appena lo Sceriffo è entrato in forma. Un pugno nello stomaco per Milan, che da punto di riferimento si è ritrovato relegato a riserva di lusso ma senza collocazione tattica.
BASTONI 7 - Deve ancora farne di chilometri sui campi di A ed europei per diventare un difensore di grande livello, eppure quasi dal nulla e grazie alla fiducia accordatagli da Conte il centrale ex Atalanta si è ritrovato a essere da operazione banalmente finanziaria a titolare dell'Inter. Inamovibile, dopo una prima fase di fisarmonica tra campo e panchina. Unico mancino del reparto, dote non da poco, ha mostrato un piede educatissimo in grado di lanciare anche a 40-50 metri e la personalità giusta per spostare il raggio d'azione fino alla trequarti avversaria. C'è da migliorare ancora in fase di marcatura, ma il percorso intrapreso è quello giusto.
GODIN 6,5 - Dopo aver sofferto la sindrome di Nemanja Vidic, costretto a un sistema difensivo diverso dopo anni di grandissima carriera e per molti destinato a fare le valigie al termine della stagione per evidente incompatibilità tattica, lo Sceriffo ha mostrato un'altra faccia dell'essere campione. Con pazienza, ingoiando anche bocconi amari (panchinato dal giovanissimo Bastoni), ha lavorato silenziosamente sul suo fisico e ha imparato le lezioni chieste dall'allenatore, che nel post-lockdown gli ha affidato le chiavi della retroguardia.
RANOCCHIA 6 - Non ha giocato abbastanza per meritarsi un giudizio più convinto, eppure all'inizio della stagione e qualche volta nella seconda parte ha confermato di essere una buona risorsa dalla panchina. Sempre positivo nella comunicazione, sempre sorridente e mai polemico, si è guadagnato la presenza in questa rosa.
D'AMBROSIO 6,5 - Non avesse perso un mese e passa per un infortunio subito in Nazionale, forse avrebbe avuto maggiori occasioni. Sempre considerato una riserva, per qualcuno sopravvalutato, ha dimostrato più di molti compagni totale attaccamento alla maglia e adesione al progetto di Conte, per il quale ha fatto sia il centrale (destra e sinistra) sia l'esterno largo, ruolo che lo ha visto sempre titolare nella campagna europea di agosto. In più, qualche gol dei suoi che hanno fatto la differenza. Gregario irrinunciabile.
YOUNG 6,5 - Gli è bastato poco tempo per meritarsi la fiducia dell'allenatore e dei tifosi. Lanciato praticamente subito sulla fascia sinistra a fare il titolare, ha mostrato come non si diventa capitani del Manchester United e nazionali inglesi per caso. Sempre sorridente, soldato da prima linea, si è anche tolto lo sfizio di andare a segno 5 volte aggiungendo 6 assist. Il tutto, venendo da un mondo molto diverso a cui ormai lui si era abituato. Rimettersi in gioco: lo hai fatto nel modo giusto.
BIRAGHI 6 - Numeri alla mano, ha anche fatto bene per essere un esterno (3 reti e 6 assist). Ma l'aver giocato più del previsto lo ha messo sotto i riflettori della critica oltre le aspettative, evidenziandone i difetti più dei pregi. Giocatore normale, con picchi di qualità ma dal rendimento costante. Meglio da alternativa che titolare.
CANDREVA 6 - Recuperato psicologicamente e fisicamente dalla cura Conte, con 7 gol e 9 assist non si può certo dire che non abbia fatto il suo. Eppure l'esterno romano, a lungo prima scelta per il ruolo, ha alternato gare esaltanti ad altre in cui faticava a stare in campo. E il fatto di essere letteralmente stato accantonato nella spedizione tedesca dal suo sponsor principale invita a porsi più di una domanda.
MOSES 5,5 - Arrivato a gennaio per riempire il vuoto lasciato da Valentino Lazaro, era chiaro che non sarebbe stato un titolare nello scacchiere nerazzurro nonostante Conte lo conoscesse bene. Quando chiamato in causa, tendenzialmente si è lasciato andare al caos tattico tra ottimi spunti in velocità e distrazioni difensive. La miglior prestazione a Genova contro il Genoa, poi solo sprazzi interessanti e più di una perplessità.
ASAMOAH SV - Stagione inspiegabile. Fino alla gara contro il Brescia era stato spesso titolare della fascia, poi dopo lo stop per il problema al ginocchio è letteralmente sparito dai radar, pur tornando ad allenarsi con il gruppo. Il suo caso meriterebbe un'analisi più approfondita, ma da parte dei servizi segreti.
BROZOVIC 6,5 - La sua importanza si è notata maggiormente proprio in occasione delle sue assenze. Anche quest'anno la manovra nerazzurra è dipesa dagli umori del croato, che al di là di qualche problemino extra campo ha confermato di essere un fulcro irrinunciabile anche durante la gestione Conte. Questa dipendenza però ha avuto, come sempre, parecchi lati oscuri: troppe volte il centrocampista classe '92 ha alternato momenti di grande ispirazione a prestazioni fin troppo naif, assodando il concetto che non sia proprio l'uomo giusto a cui affidare la costruzione del gioco. Eppure, guai a farne a meno...
SENSI 5,5 - Insufficienza non certo dovuta alle prestazioni, quelle fino a ottobre erano state esaltanti, al punto da scomodare paragoni con santoni del calcio come Iniesta e Xavi. Poi, quel maledetto infortunio contro la Juventus che ha dato il via a una serie di stop clinici impressionante, insegnando l'esistenza di determinati muscoli ai meno informati. In pratica, colui che avrebbe potuto guidare il centrocampo nerazzurro non si è più visto. Seguiranno aggiornamenti.
BARELLA 8 - Un po' di fatica legittima all'inizio, poi come un diesel ha iniziato a far girare il suo motore e a non fermarsi più, tranne quando il ginocchio ha fatto crack a Torino. Una delle note più liete di questa stagione, al punto da far ricredere chi considerava eccessivo l'investimento nei suoi confronti. Corsa continua, piedi educatissimi, personalità da vendere e un cuore grande così, non sarebbe assurdo vederlo indossare la fascia un giorno. Magari, nel mentre, cerchi di controllare la sua foga agonistica, perché un'ammonizione a partita è francamente troppo. Ad maiora, Nico.
BORJA VALERO 6 - Fuori da ogni forma di rotazione nella prima fase di stagione, appena ce n'è stato bisogno causa moria a centrocampo ha risposto presente con la solita professionalità, mettendo a disposizione della squadra l'indiscutibile esperienza e la qualità nel palleggio, senza tuttavia lesinare ampio chilometraggio in campo. Un esempio per tutti, il rinnovo sarebbe un premio per la serietà.
AGOUME SV - Pochi minuti in campo, quando chiamato in causa è stato molto attento alle consegne. Ha ancora molta strada da fare, la materia prima è ottima e ci si può lavorare per costruire un signor centrocampista. Vada altrove a fare esperienza, gli servirà.
VECINO 5 - Picchi elevati, come la prestazione nel derby di ritorno, ma anche tanta, troppa panchina e troppo tempo trascorso in infermeria, dove ha concluso la sua sfortunata stagione. Difficile rivederlo in maglia nerazzurra, a prescindere dal futuro di Conte che non lo ha mai amato particolarmente. Al punto che già lo scorso gennaio sembrava destinato a partire. Delle tre stagioni con l'Inter, questa è stata la più deludente.
GAGLIARDINI 5,5 - Titolare inamovibile nel post lockdown, inspiegabilmente alla luce di certe prestazioni al di sotto degli standard richiesti. Eppure per caratteristiche fisiche e qualità tattiche, Conte gli ha dato sempre fiducia, anche nelle partite che contano. La sensazione è che se ci fosse stata un'alternativa simile, difficilmente il centrocampista bergamasco avrebbe trovato tanto spazio. Limiti significativi che non vanno in conflitto con l'impegno profuso, ma che meritano particolare attenzione in vista del futuro. il tutto, al di là di errori macroscopici che verranno ricordati più delle cose buone fatte in campo.
ERIKSEN 6 - Un voto di stima, perché tutto l'entusiasmo che lo ha avvolto al suo arrivo lo scorso gennaio non si è tradotto in risposte sul campo. E guai a fargliene una colpa, perché a parte qualche giro a vuoto il danese non ha mai goduto di quella continuità che avrebbe potuto dimezzare i tempi di adattamento a un calcio diverso dalle abitudini e alle richieste dell'allenatore, che alla lunga ha preferito accomodarlo in panchina per non esporre la squadra a scompensi tattici. Scelta opinabile, ma che alla lunga, risultati alla mano, è stata corretta. Anche se resta l'enorme dubbio sul contributo che l'ex Tottenham avrebbe potuto fornire alla causa in termini di qualità quando se ne sentiva il bisogno.
LUKAKU 8 - Piedi quadrati, first touch, grasso, non segna alle grandi eccetera eccetera. Quante perplessità create ad arte lo hanno accompagnato nel calcio italiano. Eppure il belga non si è scomposto, ha lavorato duramente in allenamento per farsi trovare pronto, si è ritagliato un ruolo primario emotivamente nello spogliatoio e quando ha iniziato a segnare non si è fermato più. Complessivamente, 34 gol alla prima stagione nerazzurra, come Ronaldo alla fine degli anni '90. Certo, qualche limite si continua a vedere, ma pur sfiancato dall'assenza di un'alternativa in panchina non ha mai smesso di lottare per la causa, da autentico uomo squadra. E l'epilogo di Colonia non può cambiare questo giudizio. Il precedente numero 9 letteralmente cancellato dalla memoria degli interisti.
SANCHEZ 6,5 - Se considerassimo solo il post lockdown meriterebbe un voto altissimo, ma la sua stagione non può prescindere da una valutazione di quanto accaduto in precedenza. Prima l'avvio a tentoni, ancora in ritardo di condizione. Poi l'exploit di Genova, con l'espulsione che lo ha frenato. Quindi, a ottobre, l'infortunio in Nazionale che lo ha privato di 4 mesi di Inter, al punto da segnarne il destino lontano da Milano. Ma siccome un campione non dimentica mai come si fa, eccolo tornare con una rabbia agonistica da centinaia di watt, con cui ha acceso la manovra offensiva nerazzurra: gol e assist a profusione, al punto da panchinare Lautaro in certi frangenti. E se fosse stato in condizione, chissà come sarebbe andata la finale di Colonia. Conferma più che meritata per il cileno.
MARTINEZ 6,5 - Prima fase di stagione esaltante, dopo la rete a Barcellona è diventato immarcabile, soprattutto in Champions League. Con l'inizio del 2020, anche a causa delle tante, troppe voci di mercato, ha un po' perso il filo del discorso alternando prove di pura completezza offensiva ad altre di smarrimento. Ancora un po' acerbo, ma ha numeri da campione assoluto e all'estero se ne sono accorti. C'è ancora da lavorare, mantenendosi focalizzato sull'obiettivo grandi traguardi lo attendono.
ESPOSITO 6 - La gioia dell'esordio in Champions League e in campionato e quella del primo gol. A 17 anni non può certo lamentarsi di com'è andata la sua stagione, per quanto il rientro di Sanchez nelle rotazioni gli abbia tolto un po' di luce. Rinnovato il contratto e respinte le richieste, è il momento di andare a giocare altrove per fare esperienza.
ALL. CONTE 7,5 - Mettendo da parte le sue dichiarazioni che probabilmente ne hanno segnato il destino all'Inter, al netto di tutte le difficoltà contestuali che ne hanno accompagnato il suo arrivo, tutto si può dire tranne che l'allenatore salentino non abbia svolto un lavoro eccellente sulla rosa. I risultati non sono stati quelli attesi, per lui due secondi posti tra campionato ed Europa League non sono traguardi da celebrare. Eppure i passi avanti della squadra sono stati evidenti, pur tra numerose complicazioni dovute a infortuni, incomprensioni sul mercato e calendario non certo amico nel post lockdown. Numeri da record e una finale europea che mancava da 10 anni, come prima stagione ci sarebbe da essere soddisfatti in vista di un'ulteriore crescita. Ma il rischio che non ce ne sarà una seconda è molto elevato...
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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