A 63 anni, e dopo l'ultima non buona esperienza a Napoli, Walter Mazzarri è pronto a nuove sfide come confida lui stesso a Tuttosport. "Ho ricevuto varie proposte, anche da posti insoliti. Nessuna mi ha convinto: in questa fase, valuterò attentamente il progetto da scegliere. Deve stimolarmi e mettermi alla prova. Altrimenti, dopo 23 anni di carriera, preferisco restare dove sono". 

Ha degli obiettivi? 
"A questa età, no: ho raggiunto molti traguardi. Quello che cerco è la motivazione. Ho bisogno di un piano, di una causa da sposare: se accetto è perché sono convinto di poter raggiungere gli obiettivi del club. Altrimenti, meglio restare fermi. Ho capito che, se mi limito ad allenare e non do peso ai dettagli, posso avere difficoltà". 
 
Si tiene aggiornato? 
"Sì. Mentalmente mi sento giovane, a dispetto dell’età anagrafica: in quanto a idee e meccanismi del calcio moderno, sono sicuro di me. Se allenassi domani, saprei cosa fare". 
 
Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni? 
"Tutto deve cambiare affinché nulla cambi, si dice. Le persone sono cambiate. I giocatori, la mentalità, il modo di vivere il calcio - con l’arrivo degli agenti e del mercato - sono cambiati. C’è più attenzione alla preparazione fisica e atletica. Ma per vincere servono tecnica e calciatori ai posti giusti. Basta guardare gli ultimi campionati: senza i giocatori adatti, tutti faticano". 
 
Crede sempre nella difesa a tre? 
"Sì. Quella che ha usato l’Inter fino a qualche domenica fa, con i quinti che si buttano dentro, la faccio da anni. È il sistema che conosco meglio. Ma non ho problemi con altri schemi: i moduli li fanno i calciatori". 
 
Pensa che alcuni cliché abbiano influenzato la sua carriera? È visto come un allenatore difensivista. 
"Credo sia un errore, una sciocchezza. Guardiola ha studiato il mio Napoli, ha elogiato il mio sistema. Nella stagione dei 63 punti con il Torino, eravamo primi per recuperi palla nella metà campo avversaria. Non abbiamo chiuso lontano dalla Champions, e attaccavamo sempre con almeno cinque uomini, anche contro difese schierate a quattro". 
 
A Napoli riportò in auge il 3-5-2, ora lo usano tutti. 
"Quello che facevo con il mio Napoli, l’Inter lo ha riproposto con Inzaghi. Finché attacchi, difendi: è un principio in cui credo molto. L’ultima squadra che ho allenato dall’inizio alla fine, il Torino, ha sfiorato un miracolo. Anche col Napoli, a Riad, quando abbiamo battuto la Fiorentina, non abbiamo praticamente subito un tiro in porta e abbiamo segnato tre gol. E con l’Inter abbiamo giocato in dieci, ma nel primo tempo meritavamo di vincere e abbiamo perso ingiustamente. Possiamo andare più indietro nel tempo, alla Reggina: giocavo col 3-4-3, un calcio offensivo con due esterni e tre attaccanti. Non è un caso se Bianchi e Amoruso segnarono quasi venti gol a testa. Eravamo una squadra che piaceva e veniva studiata. E parliamo di vent’anni fa". 

Sezione: Rassegna / Data: Sab 12 luglio 2025 alle 09:45 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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