Javier Zanetti a tutto tondo nella trasmissione “I signori del calcio” di Sky. Dalle origini ai giorni nostri, il capitano nerazzurro ha affrontato numerosi argomenti della sua vita: “Sono arrivato in Italia che ero uno sconosciuto e l’Inter mi ha dato la possibilità di fare quello che sapevo fare. Mi sono presentato a tifosi e giornalisti con le scarpe in un sacchetto della spesa, arrivai assieme a Rambert, doveva essere lui quello forte. Pensavo che sarei stato ceduto in preastito, invece mi sono fatto trovare pronto al momento giusto. Ho ripagato la fiducia che mi ha dato Ottavio Bianchi”. Il primo anno cruciale della carriera di Zanetti fu il 1998: “Potevamo vincere il campionato, ma vincere la Coppa Uefa è stato importante. La partita di Parigi è stata emozionante: ho avuto la possibilità di far gol, c’era mio padre in tribuna che piangeva. È stato il mio primo trofeo con l’Inter e ricordo quei giorni come uno dei più belli. Quello era il primo anno di Ronaldo, il migliore. Era devastante, faticavamo anche durante gli allenamenti a difendere su lui. Pensavo che la Coppa Uefa sarebbe stato l’inizio di un ciclo, invece sono successe tante cose, sono cresciute molte squadre, non si capiva bene cos’era l’Inter. Fu difficile trovare la tranquillità perché i tifosi non trovavano risposte da parte nostra. Io ho sempre creduto però che prima o poi il nostro momento sarebbe arrivato”.

Prima del momento nerazzurro, però, ci fu il famoso 5 maggio: “Non dovevamo arrivare a giocarci tutto nell’ultima partita, sono successi degli episodi che oggi sono più chiari. Sembrava che andasse tutto per il verso giusto, poi la Lazio fece un grande secondo tempo. Sono esperienze che ti fanno crescere, peccato aver deluso tanti tifosi, non ho mai visto l’Olimpico così colorato di nerazzurro. Io a casa ho pianto tantissimo ma mi sono dovuto rialzare da questa sconfitta e ho ripreso a lavorare”. Lo scandalo di Calciopoli però segnò irrimediabilmente il calcio italiano: “Finalmente si è chiarito tutto, ma il rammarico rimane forte. È stata una cosa positiva per tutto il calcio italiano, poi l’Inter ha cominciato a vincere sul campo. Il primo scudetto è stato stravinto, il secondo è stato vinto con merito. Quello assegnatoci a tavolino è stato in virtù di quanto accaduto in precedenza”. Oggi, purtroppo, manca una persona che avrebbe gioito più di tutti per i successi dell’Inter: “Facchetti ci manca tantissimo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, di ascoltarlo quando mi spiegava cos’è l’Inter. Era una grandissima persona, capace di dire le cose al momento giusto. Con lui è venuto a mancare un punto di riferimento per tutti noi”. Zanetti racconta quali sono stati i compagni di avventura più importanti nella sua avventura nerazzurra: “Ho ottimi rapporti con molti giocatori, ma Roberto Baggio, Zamorano e Cordoba sono tra i nomi più importanti della mia carriera. Tra gli allenatori, il miglior feeling è stato con Simoni, poi con Cuper”.

In tema di allenatori, lascia ancora perplessi quella famosa dichiarazione di Mancini dopo Inter-Liverpool: “Fu il momento sbagliato, dopo una sconfitta che ci aveva rattristato. C’erano ancora 11 partite da giocare in campionato, è stato bravo il gruppo a capire il momento. Abbiamo fatto una riunione e ci siamo detti che quel campionato avremmo dovuto vincerlo assolutamente e che sarebbe dipeso da noi. A Parma non ho mai temuto di perdere lo scudetto, nonostante la Roma vincesse dopo 10 minuti. Ma le partite durano 90 minuti e mi dicevo che prima o poi il gol vittoria sarebbe arrivato”. Indiscutibilmente Zanetti viene considerato una bandiera dell’Inter, ma anche della nazionale: “L’Inter è la mia casa, fin dall’inizio ho ricevuto affetto qui. Mi sento una bandiera e mi fa molto piacere, sono orgoglioso di vestire questa maglia. Non mi ci vedo con un’altra addosso”.

Sezione: News / Data: Ven 20 marzo 2009 alle 08:49 / Fonte: Sky
Autore: Fabio Costantino
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