Tuttosport ha intervistato Luca Banchi, coach dell'EA7 che ha appena vinto il derby con Cantù e si appresta ad affrontare in Eurolega i turchi del Fenerbahçe.

Coach, i derby sono davvero partite diverse? 
"Dal punto di vista tecnico no. La difficoltà è far percepire ai nuovi, in particolare agli stranieri, la rivalità fra club e l'interesse dei tifosi. I giocatori devono capire che spesso le condizioni ambientali sono anomale e certi momenti chiave vanno gestiti come in una partita di playoff. Poi un derby vinto è un bonus valido nei momenti complicati". 

Chi di Inter e Milan vorrebbe nella sua Juve? 
"Tengo i nostri, non ci serve altro. Siamo un'ottima squadra, le milanesi magari sono più giovani, con potenzialità inespresse". 

Scelga un quintetto di interisti e milanisti da mandare sul parquet. 
"E' fondamentale l'asse play-centro. Il play è il ruolo più delicato, a entrambe manca un Pirlo. Scelgo Kovacic. Come centro Handanovic: dopo Udine l'avrei voluto alla Juve, ma c'era Buffon. Ranocchia è longilineo e coordinato, è l'ala. Poi due guardie: Menez, un estroso che crea per sé e gli altri, e Palacio. Ora la sua percentuale di realizzazione non rispecchia il suo valore, un po' come la mia EA7, ma è forte. E viene da Bahia Blanca (capitale argentina del basket, ndr)". 

Esonerati Allegri e Mazzarri, lei è rimasto l'ultimo allenatore livornese (di formazione) a Milano. 
"Mi toccherà la stessa sorte, spero il più tardi possibile... (ride, ndr) Milano è una piazza particolare. Fare sport qui non è come altrove. Capisco le difficoltà dei colleghi del calcio, là tutto è ingigantito". 

Le sono mai capitate contestazioni come quella a Mazzarri? 
"Sì, e due esoneri. Uno a Trieste, l'altro a Livorno, dopo un ciclo di 13 anni. Fa parte del nostro lavoro, ma può essere uno shock e dobbiamo stare attenti a non trasferire il trauma sulle persone a noi vicine. All'allenatore è chiesto molto, per restare ad alti livelli a lungo servono etica del lavoro e autodisciplina. Ci dà forza sapere di aver fatto il massimo. L'esperienza mi ha insegnato a essere più equilibrato, certe dinamiche esulano dal nostro controllo". 

Crede all'esonero per dare la scossa? 
"Il ruolo mi imporrebbe di dire che sono palliativi, hanno un effetto analgesico sui sintomi ma non curano il malanno. Però talvolta sono necessari per modificare le dinamiche di una squadra. Ad esempio può portare benefici la credibilità del sostituto. All'Inter non hanno cambiato tanto per fare. C'è una strategia: Mancini rappresenta la storia del club e ha un potere contrattuale tale da far capire ai giocatori che il futuro passa da lui. Le squadre recepiscono certe cose. A difesa di Mazzarri va detto che è arrivato con Moratti e gli effetti del cambio di proprietà non si sono fermati agli uffici, cambiando i piani del mercato". 

Cosa il calcio dovrebbe mutuare dal basket? 
"L'instant replay: gli interessi in ballo sono enormi e, almeno ai massimi livelli, c'è la tecnologia adatta a contenere errori e violenza delle proteste. Lo immagino per vedere se la palla entra in porta o esce dal campo, se il fallo è commesso in area o correggere l'ammonizione al giocatore sbagliato. Poi playoff e playout: rendono il campionato interessante fino all'ultimo. E fugano dubbi sul risultato di certe partite".

 

Sezione: News / Data: Gio 20 novembre 2014 alle 14:38 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print