Gianluca Cameruccio, sentito dai PM milanesi nell’indagine sui rapporti tra curva dell’Inter e ‘ndrangheta e che oggi vive sotto tutela, ha lavorato per quattro anni come Secuirty Manager per conto di F.C. Internazionale. E ai microfoni del sito Vigilanzaprivataonline.com, Cameruccio racconta quella che è stata la sua vicenda: "Da quasi un anno vivo sotto servizio di tutela: dubito che le istituzioni me l’abbiano assegnata per aver gestito la sicurezza in maniera puramente formale. Sottolineo anche che l’Inter, di cui peraltro non faccio più parte dallo scorso mese di luglio, è l’unico club, nel panorama italiano, ad avere voluto al suo interno una figura manageriale dedicata alla security con un’accountability così forte. Mi auguro quindi che l’ordinanza dei PM milanesi sia solo un primo passo per squarciare quel muro di lassismo verso le curve che ha contraddistinto l’operato di tutte le società calcistiche italiane negli ultimi vent’anni. Perché le regole ci sono, basti pensare al “Non gradimento” societario, che permette alle stesse società calcistiche di inibire in totale autonomia l’accesso ai tifosi violenti. Eppure se lo Stato non riesce ad imporre ai club dei cambiamenti, alla fine prevarranno sempre e solo logiche di marketing".

Cameruccio spiega inoltre come si genera il servizio di sicurezza: "Partiamo dal reclutamento e dalla formazione degli steward, che l'Inter, come la maggior parte delle società, gestisce a mezzo di servizi esternalizzati. Quando ero a capo della Corporate Security societaria in FC Internazionale Milano, per ridurre le criticità connesse all’esternalizzazione del servizio (elevato turnover, scarsa fidelizzazione, formazione teorica), aggiunsi nei giorni precedenti alle partite, un programma di formazione pratica comprensiva di tecniche di de-escalation, comunicazione ecc. Scelsi anche di allontanarmi geograficamente dal reclutamento sul territorio milanese per evitare condizionamenti ambientali ed ogni possibile ritorsione ai danni degli steward maggiormente esposti per gli incarichi di sicurezza che affidavo loro. Quanto ai costi, nelle partite internazionali gli steward sono a carico della squadra ospitante, salvo un piccola quota fornita dalla squadra ospite (individuabili con la casacca rosa UEFA) per la gestione e le attività di mediazione culturale delle tifoserie in trasferta". Suo compito era anche la sicurezza di calciatori stessi: "Il Security manager di una società calcistica deve provvedere alla tutela fisica di tutti gli asset del club. E il primo asset, assieme ai beni, alle strutture e alla monetizzazione, è la squadra stessa. I calciatori vanno quindi protetti in campo, durante le trasferte ma anche al di fuori dell’attività sportiva. Pensiamo all’incidenza sul morale, dunque sulle performance, di un atleta che, in aggiunta allo stress delle numerose partite e delle continue trasferte, debba anche preoccuparsi della tutela e dei rischi che egli stesso e la propria famiglia corrono per l’esposizione mediatica alla quale sono esposti a livello mondiale. Un altro compito del Security Manager è formare i giocatori sui comportamenti da osservare in materia di sicurezza e di gestione dei rapporti, rinnovando periodicamente la loro formazione e la loro sensibilizzazione in merito ai Regolamenti della FIGC, che sanciscono in maniera netta e chiara ciò che è permesso e ciò che è vietato fare". In conclusione, svela di non essere tifoso di una squadra in particolare ma che il suo cuore batte per la squadra della sua città, il Bologna. 

Sezione: News / Data: Lun 08 settembre 2025 alle 17:15
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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