Giuseppe Baresi, grande uomo di calcio, è stato un campione dell’Inter degli anni ’80 e ha indossato la maglia nerazzurra per ben 15 anni. Con l’arrivo di Benitez, all’inizio di questa stagione, diventò assistente tecnico ma ora è tornato a ricoprire il ruolo avuto anche ai tempi di Mourinho, quello di vice-allenatore, al fianco di Leonardo. E’ un Baresi raggiante quello che si presenta ai microfoni di Inter Channel: si sottopone con onestà e simpatia alle numerosissime domande e curiosità dei tifosi nerazzurri, che non perdono occasione di complimentarsi e dimostrargli il loro affetto.
Le prime domande riguardano i traguardi di questa stagione: “Se potessi scegliere cosa vincere non so cosa direi. L’importante è continuare a vincere perché in questi ultimi anni siamo abituati bene. Anche quest’anno stiamo lottando su tre fronti e vediamo partita dopo partita. Se dovessi essere sincero, credo che in questa stagione comunque sceglierei il campionato perché è un obiettivo che stiamo rincorrendo e avrebbe un valore differente.” C’è tempo quindi anche per una battuta sul fratello Franco, bandiera milanista: “Direi che era più spavaldo qualche settimana fa. Ora si è un po’ calmato ma continua a ripetere che sono ancora 6 i punti di distacco e non 3. E’ molto fiducioso.”
Moltissime sono le domande sul settore giovanile, ambito che Baresi ha gestito per anni (dal 1997 al 2008 ha seguito Allievi e Primavera come responsabile)e gli viene chiesto come sia stato il passaggio dall’incarico in ufficio a quello sul campo: “Il cambio è stato assolutamente positivo e anche quando seguivo i giovani ero spesso in campo: li aiutavo e li seguivo moltissimo. Passare poi alla prima squadra è stato ancora più esaltante: ho lavorato con Mourinho, che è il numero uno tra gli allenatori, e ne ho tratto un grande arricchimento umano e professionale.”
Seguono poi le richieste di un’opinione su vari giovani dell’Inter, e Baresi fa qualche nome: “Destro è un giocatore importante, deve ancora crescere molto ma ha le qualità per trovare lo spazio per farlo. Mi ricordo di averlo preso dall’Ascoli a 14 anni, stessa età anche di Obi quando arrivò dal Parma. Sono giocatori che hanno vinto già nel settore giovanile e lungo gli anni quest’abitudine ti porta a essere pronto anche a vincere traguardi importanti. Obi ha avuto un calo l’anno scorso a causa di infortuni ma quest’anno ha iniziato bene e l’ha dimostrato negli spezzoni di partita che ha giocato. Sa ricoprire qualsiasi ruolo a centrocampo. Altri nomi sono sicuramente quelli di Natalino, Benedetti, Biraghi e Alibec: non è facile sbocciare in una grande squadra come l’Inter ma tra qualche anno sentiremo parlare di loro.”
Alla domanda se sia più difficile gestire la prima squadra o il settore giovanile, Beppe risponde così: “Le difficoltà sono identiche, perché bisogna gestire più che altro l’intero ambiente che comprende anche la ‘squadra invisibile’, quella dello staff tecnico e medico; insomma tutti coloro che lavorano per i giocatori.” Grazie alla sua esperienza con i giovani gli viene chiesto un metodo per poter far crescere i ragazzi, simile magari a quello spagnolo di avere squadre satelliti come vivai: “In Italia non penso sia possibile questa politica. E’ ovvio che avere una società in Lega Pro, per esempio, dove poter far crescere i propri giocatori sarebbe utile ma per ora in Italia l’unico metodo è la comproprietà. I ragazzi vengono mandati in club minori dove possono crescere e semmai essere riscattati quando fanno bene”.
C’è spazio per chiedere anche com’è cambiato il suo lavoro con Mourinho, Benitez e Leonardo: “Mourinho è un grande allenatore ma all’inizio è stato stressante essere il suo vice, soprattutto perché abbiamo caratteri molto differenti. Io mi sono adattato a lui, ci siamo conosciuti e tutto poi è andato per il meglio. Benitez è un buon allenatore ma non è riuscito a creare empatia con l’ambiente fin dall’inizio, anche se non è stato aiutato dai continui infortuni. Era disposto sempre ad ascoltare consigli ma era molto rigido nelle sue decisioni. Forse l’unico errore che ha fatto è stato quello di voler cancellare troppo i successi dell’anno precedente. Con Leonardo ci stiamo trovando molto bene: è una persona intelligente, ama il dialogo e mette a proprio agio i giocatori. Lascia spazio a tutti di esprimersi al meglio”.
Alla precisa domanda di cosa sia cambiato in queste ultime settimane, proprio con l’arrivo di Leo, puntualizza: “Prima di tutto è stato fondamentale il rientro di giocatori importanti che mancavano nel periodo un po’ difficile che abbiamo avuto, poi è arrivato un allenatore che si è messo subito a disposizione del gruppo: è una persona umile che ha rimesso la squadra a proprio agio nella gestione del lavoro, e ha fatto sentire importanti i giocatori. Si è creato un ambiente positivo e i risultati sono arrivati”. Infine le ultime dichiarazioni sul calciomercato e sulla possibile rimonta interista: “Noi ci crediamo, lavoriamo bene e stiamo rosicchiando punti alle squadre davanti. Per quanto riguarda il mercato penso che la squadra sia competitiva così: abbiamo vinto tutto l’anno scorso senza l’attaccante di peso che molti invocano e possiamo rivincere anche quest’anno. Kakà? Prenderei quello di tre anni fa”.
In conclusione, c’è spazio per una dichiarazione sul suo futuro: “Diventare allenatore dell’Inter rimane il grande sogno, ma sono già contento così. Mi sento utile per la squadra e voglio rimanere più anni possibili all’Inter e vincere ancora tanto. Nel futuro si vedrà, ma di certo non tornerò dietro alla scrivania”. Anche noi speriamo di vederlo ancora tanti anni sui campi di Appiano Gentile, perché ha dimostrato di essere anche un grande uomo di società, oltre che un grande campione indimenticabile del nostro passato.
Autore: Barbara Pirovano
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